– L’assassino porta delle scarpe Reebok, misura quarantacinque. Veste di scuro e ha i denti cariati. È alto, magro, di tipo meticcio, puzza spesso di sudore ed ha i capelli assai lunghi.
Potevo lavarmi, cambiare gli abiti e tagliarmi i capelli, ma di certo non rifarmi i denti né ingrassare o rendermi più piccolo, e poi, come cazzo sapeva che portavo delle Reebok misura quarantacinque? Avevo sicuramente sottovalutato il lavoro della scientifica, dovevo stare molto più attento a ciò che facevo e soprattutto a non lasciare più in vita le mie vittime, perché di certo erano state loro a fornire tutti quegli elementi alla polizia. Il mio sesto senso mi suggerì di lasciare la città per qualche tempo, così presi la direzione di San Francisco, una metropoli veramente sgradevole, tutta salite e discese, mi sembrava di essere arrivato in un Luna Park.
La nota positiva, però, consisteva nel fatto che lì la gente non era ossessionata dalle mie gesta e potevo tranquillamente camminare per strada, convinto che nessuno mi avrebbe riconosciuto. La sera stessa del mio arrivo affittai una stanza nel quartiere spagnolo, per poi percorrere diversi chilometri alla ricerca di una villetta che facesse per me. La trovai: era abitata da due cinesi, i signori Pan. Quando mi dissero il loro nome, scoppiai a ridere:
– Non dirmi che tuo padre ti ha chiamato Peter? – chiesi all’uomo. Non ci crederai ma era proprio così, il cinese si chiamava Peter Pan! Certi genitori sono proprio degli stronzi, non riflettono al fatto che il figlio dovrà poi addossarsi tutta la pesantezza di un nome così! Pensavo a quante prese in giro avesse dovuto subire a scuola e mi fece quasi pena, il cinese.
– Se mi dici che il tuo nome è Wendy m’incacchio, perché significherebbe che state prendendomi per il culo – dissi alla donna, che mi rispose di chiamarsi Alberta.
– Senti Alberta, sei veramente bruttina e non ho nessuna voglia di scoparti, dimmi solo dove nascondi i gioielli e me ne andrò lasciandovi in vita, promessa di Capitan Uncino.
Agii e parlai da vero gentleman ma, ancora una volta, invece d’apprezzare il mio umorismo e la mia magnanimità, quei due mangiatori di riso cominciarono a urlare: “Aiuto, al ladro!”. Cosa mai potevo fare di diverso se non sparare loro nella testa, un colpo ciascuno, e cominciare a frugare tutta casa trovando pochi dollari e qualche gioiello di poco valore. Peter Pan morì sul colpo mentre Wendy se la cavò, rimanendo però paralizzata e forse vide in diretta la frase divertente che scrissi con il suo rossetto sulla parete: Satana non è cinese, firmato Alex il coltello. Il fatto che ci siano molte più vedove che vedovi al mondo non mi stupisce più, perché le donne, oltre che essere delle grandi puttane, hanno anche la pelle dura.
Il profeta di Satana - Autobiografia raccontata da Ricardo Ramirez, il cyber criminale che terrorizzò l’America degli anni ‘80 di Silvio Fazio
Collana Eretica
104 pagine
ISBN: 978-88-6222-130-6