Chi conosce Gibran non ha bisogno di molte spiegazioni. Per chi non lo conosce posso dire che non si tratta di un racconto, di una storia, di una biografia. Le sue sono pillole di saggezza, più o meno strutturate in racconti, che in questo libro prendono la forma di risposte a domande che la gente di Orfalese - città nella quale il Profeta ha trascorso anni di solitudine - gli pone su molteplici aspetti della vita di ogni giorno. Risponde sulla morte, sul matrimonio, sull'amore, sul tempo, sul conversare... Riflessioni intense, profonde e capaci di lasciare il segno. Per lo meno su di me. Quella di Gibran è una saggezza che in molti hanno bollato come "semplicistica". A ben guardare, quella de Il Profeta è una saggezza che non deriva da una particolare estrazione religiosa: contiene non saggezza cristiana, né buddista, né mussulmana, né induista. Non si rifà ad una qualche grande religione o filosofia. Raccoglie, invece, molto di quanto sta alla comune radice di tutte queste religioni e di altre ancora. Quella di Gibran è una voce che si rivolge direttamente all'io profondo degli uomini ed in questo libro lo fa in modo spesso così semplice e diretto da essere disarmante, quanto vero e profondo.
Questo è il primo libro con cui partecipo alla gara di lettura Monthy keyword reading challenge
Nel titolo ho trovato la parola "SEGRETO" che è una delle parole chiave indicate e, a ben guardare, in copertina compare l'albero di una nave ed anche "ALBERO" è una parola chiave.