Oggi niente rubrica “Libri della settimana” poiché non ho comprato né ricevuto alcun libro, ma vi parlerò, invece, di un acquisto della scorsa settimana che ho divorato in 3 giorni. Si tratta del Profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez (trad. di Enrica Budetta).
Julián è un ottantenne, un ex deportato a cui è stata strappata la giovinezza troppo presto e che ha sviluppato un odio profondo nei confronti dei suoi carnefici. Per tutta la vita ha dato la caccia insieme a Salvo, suo ex compagno di campo, ai nazisti che erano riusciti a farla franca dopo la guerra. Ormai non gli rimane più molto da vivere, così decide di dedicarsi per l’ultima volta a quei malvagi aguzzini che non mostrano il minimo pentimento, convinti come sono di aver fatto il bene del mondo a eliminare persone considerate inferiori.
In punto di morte, Salvo fa inviare una lettera a Julián per informarlo della singolare popolazione della piccola località dove sta per morire e nella quale ha vissuto gli ultimi anni, la stessa località in cui si trova Sandra in quel particolare momento della sua vita. Da qui, i destini di Julián e Sandra si intrecceranno per dare inizio a una storia appassionante ed emozionante.
La trama del libro è molto avvincente e fa sì che la lettura scorra veloce, lasciandoti divorare una pagina dietro l’altra. Sono riuscita a emozionarmi e questo è un fatto positivo, perché non mi era mai capitato leggendo un libro. Il profumo delle foglie di limone non è soltanto il resoconto di una caccia all’uomo, è un insieme di sensazioni, sentimenti, legami affettivi che diventano tanto più profondi quanto più si condivide con una persona gli stessi patimenti e pericoli. È una dolce e triste riflessione sulla vecchiaia, un amaro trattato sulla sofferenza che, come un numero tatuato sul braccio, non abbandona mai l’essere umano. Non c’è un lieto fine: come dice l’autrice i malvagi hanno spesso la meglio ma, in fondo, alla morte non potranno sfuggire neanche loro…
Quel numero era parte di me: la mia vita non era stata più la stessa dopo che me lo avevano tatuato.
Le storie non finiscono finché non abbiamo chiuso tutti i conti, finché non ci abbiamo messo un punto con la testa o con il cuore.
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