Se passasse sarebbe una rivoluzione per il calcio italiano. È una proposta di legge trasversale firmata da 42 deputati (oggi alle 14.30 la presentazione alla Camera), che mette le tifoserie al centro del sistema, creando meccanismi di partecipazione nella vita delle società sportive professionistiche,in primis pallonare.
IN PRIMO PIANO Il testo, guarda caso, vede tra i primi firmatari Angelo Attaguile, ex presidente del Catania, e Giancarlo Giorgetti, che qualche anno fa andò in ritiro col Varese come portiere. A ispirarlo è stata l’associazione Salviamo il calcio , presieduta da Salvatore Grillo: «L’iniziativa coinvolge tutti i gruppi parlamentari tranne il Movimento 5 Stelle, che tuttavia si è detto d’accordo. È arrivato il momento che il calcio italiano, nato attorno alle grandi famiglie, responsabilizzi i tifosi e favorisca un legame forte tra squadra e comunità».Come? Il procedimento è ambizioso: una modifica della legge 91 del 1981, quella sul professionismo, nella parte relativa alla proprietà e all’organizzazione delle società.
ESTERO Guardando alle esperienze dell’azionariato popolare in Spagna e della regola del 50%+1 in Germania, la proposta di legge vieta a uno stesso soggetto di detenere più del 30% delle azioni del club. Insomma, basta con i soci unici o di riferimento, largo alle proprietà diffuse. Una rivoluzione per l’Italia, se si pensi che le governance, dalla A alla Lega Pro, sono quasi tutte impostate sulla figura dell’uomo forte. Ma non è finita qui. I firmatari propongono di modificare gli statuti delle società in modo da creare dei comitati di tifosi, formati da un massimo di 1000 persone elette dagli abbonati della squadra e, in parte, nominate dal cda tra le personalità che si sono distinte per attaccamento ai colori sociali. «Questo organismo – spiega Grillo – avrebbe accesso a tutte le carte della società ed esprimerebbe parere obbligatorio ma non vincolante. Inoltre il suo presidente parteciperebbe di diritto ai consigli di amministrazione del club». Sarebbe la fine del capitalismo calcistico all’italiana. Un disegno ardito, ai limiti dell’utopia. Ma il fatto che il tema sia approdato in Parlamento qualcosa vorrà pur dire.
(Gazzetta dello Sport – M.Iaria @marcoiaria1)
Nota personale: Indubbiamente il fatto che si inizi anche solo a valutare un'idea di riorganizzazione delle strutture societarie dei club di calcio è positiva e può dare una qualche speranza nel prossimo futuro. In questo caso però, ed è una considerazione basata su queste indiscrezioni, l'idea del comitato non mi convince minimamente 1 - la limitazione a 1000 non consente la rappresentatività del tifo, esistono strutture affini in Europa, come citato nell'articolo di Iaria, che operano con numeri di gran lunga superiori e più inclusivi. 2 la necessaria adesione all'abbonamento annuale come condizione di elezione priva il comitato di inclusività trasversale di tutti i tifosi, se uno non ha soldi per farlo è automaticamente escluso. 3 - i soggetti nominati dal cda non possono garantire indipendenza, e fa sorgere dubbi sull'efficacia del ruolo di controllo che dovrebbe avere. 4 - esistono già i Supporters Trust che superano questi difetti e sono indipendenti, no profit, inclusivi e democratici e aperti a tutti... Qualcuno glielo dica che esiste già una soluzione...