Il pubblico silenzioso di un blog

Da Anima Di Carta
Oggi è mio ospite Dario, autore del blog Ma... in che senso?, che in questo guest post si interroga su una questione che tutti i blogger prima o poi si pongono: come arrivare a comunicare davvero con chi legge i nostri articoli.

Com’erano i vostri primi tempi da blogger? Sì, provate a tornare un po’ indietro, oppure semplicemente guardate al vostro presente se, come me, siete ancora agli inizi nel mondo del blogging. Perché avete iniziato? Con quali propositi? Certo, quando si decide di aprire un blog lo si fa in primo luogo per una necessità personale di scrivere, scrivere su ciò che si conosce, su ciò che appassiona, scrivere dei propri pensieri o magari di particolari aspetti della nostra vita personale. Ma se si sente il bisogno di fare tutto ciò su un foglio che diventerà accessibile a tutti, è perché evidentemente è questa un’altra cosa che vogliamo: non ci basta scrivere, lo facciamo anche per essere letti. E cosa potrebbe essere peggiore per chiunque del vedere non solo le proprie creazioni ignorate, ma magari fruite dal pubblico senza però lasciare apparentemente nient’altro se non indifferenza?
Ecco, mi piacerebbe sfruttare l’occasione di questo post per parlare un po’ con voi dello strettissimo legame che esiste fra la soddisfazione personale e il livello di interazione che si riesce ad ottenere in uno spazio come un blog. E inizio proponendovi di riflettere preliminarmente su come la necessità di raggiungere certi obiettivi influenzi le nostre scelte editoriali, e a volte diventi tanto determinante da segnare la fine delle nostre esperienze da web-writer, perché scoraggiati dalla mancanza di quel riscontro in termini di visite e commenti che vorremmo riuscire a guadagnare.
Ho detto che desidero parlare con voi; ma, essendo io solo con me stesso nel momento in cui scrivo, ovvero nel momento in cui questa discussione si appresta ad iniziare, sarò necessariamente io il primo ad esporre il mio pensiero. E lo faccio portando prepotentemente l’attenzione su uno solo degli aspetti sopracitati: il coinvolgimento di un pubblico che si dimostri attivo all’interno del blog. Detto in termini più diretti: come riuscire ad ottenere commenti?
La prima osservazione che mi viene in mente, e che credo molti di voi condivideranno con me (prepotente, ma per quanto posso diplomatico, per così dire) è che il commento è frutto dell’interesse che l’argomento trattato suscita nel lettore. A questo punto, scopriamo praticamente l’acqua calda dicendo che il fattore determinante diventa la scelta di ciò su cui scrivere; decisione che si estenderà all’intera sfera di interesse del blog; e non dimentichiamo poi che il tutto verrà sottoposto ad un labor limae fatto di caratteri scritti e riscritti, se non di intere frasi costate preziosi minuti e cancellate poi perché non adatte al pubblico, alle sue esigenze.
Sì; ma così non va bene. Questo vuol dire che chi volesse tenere un blog su un tema o con uno stile che non riscontri il gusto dei blog-reader, beh questo ipotetico qualcuno non avrebbe praticamente speranza di spuntarla, o quasi. Ma è davvero così che stanno le cose?
Secondo me bisogna tenere presenti altre considerazioni. Innanzitutto, per una volta puntiamo il dito contro questi lettori di blog, questi utenti nella cui cerchia rientriamo noi stessi blogger, perché è navigando fra gli articoli di diversi autori che abbiamo conosciuto questo mondo e abbiamo deciso di entrare a farne parte. Benissimo, senza nemmeno volerlo ho toccato il punto fondamentale: entrare a farne parte. Entrare a far parte del progetto che sta dietro un blog, provare a rispondere agli impulsi che l’autore del post appena letto ci ha mandato: questo è l’atteggiamento con cui si dovrebbe imparare ad usufruire di un blog. Un atteggiamento critico, di assimilazione consapevole, di partecipazione attiva, di condivisione. Se io decido di dedicarmi al blogging non lo faccio di certo per pubblicare bolle dopo essermi attribuito un’illegittima infallibilità papale, per volerla dire in termini più contorti che aulici. Ovvero, tornando ad un linguaggio da gente con tutte le rotelle a posto, nel momento in cui metto dei contenuti a disposizione dei lettori intendo non solo esporre i miei punti di vista, le premesse dalle quali sono derivati e le argomentazioni che li motivano, ma anche e soprattutto intendo creare una discussione con tutti, fra tutti e che sia un bene per tutti (scusate la ripetizione, ma rende bene ciò che intendo). Obiettivamente, per quanto oggi si viva in una società che prova a negarlo con tutta se stessa, siamo pur sempre esseri umani. E caspita, a buon intenditor, poche parole!
Sì, mi sto rivolgendo praticamente ad un genere di blog che non è quello che tratta gli utilissimi “how to do”, i quali per loro natura sono spazi con una garanzia di successo quasi certa, a fronte di accorgimenti puramente tecnici. Parlo di quei blogger che scrivono proponendo riflessioni direttamente alla dimensione intima e personale del lettore, quegli autori che pubblicano effettivamente per “irrompere” nei reami del pensiero altrui ed esplorarne le terre, alla ricerca di continue confutazioni, sfidando se stessi per trovare motivi che rafforzino ciò cui sono giunti o che li portino ad abiurare. Non so se voi avete mai provato una sensazione del genere, forse è un po’ estrema. Ma credo siate d’accordo con me quando dico che se scrivete lo fate perché si crei un confronto intorno a quel determinato argomento, non solo per il semplice piacere di dire come la pensiate a tutti. La qual cosa sarebbe probabilmente anche un pochino insensata; ma non sono qui per giudicare nessuno.
Mmm... quindi? Eh, la matassa della questione non si è assolutamente sbrogliata, anzi! Vogliamo provare ad arrivare ad una conclusione? Ebbene, la conclusione potrebbe suonare così: forse il nostro concetto di blogging andrebbe non dico cambiato, ma almeno completato, in un certo senso. Perché alla fine è la mancanza di una completezza di pensiero a riguardo che ci porta a farci tanti interrogativi senza riuscire a dare delle belle risposte per così dire “risolutive” (e dico così a partire dalla consapevolezza che quello che ho voluto proporvi è decisamente lungi dall’essere un vero problema che ammetta delle vere risposte). Evitando di perdere ancora il filo del discorso, la revisione dell’idea di blogging è cosa che andrebbe fatta indistintamente e dall’autore e dal lettore.
No no, una piccola distinzione voglio farla: o tu, tu che spulci fra i post altrui, sii pronto a rispondere non tanto all’autore, ma a te stesso!
Che ne pensate? Spero che vi andrà di mettere un po’ d’ordine con la vostra esperienza alla gran confusione che ho dimostrato con questo post, o di condividere in generale le vostre opinioni a riguardo. Ho parlato io, adesso tocca a voi, come è giusto che sia.
Buone letture...
Dario
L'AUTORE DI QUESTO GUEST POST FormicaPigra, al secolo semplicemente Dario. Al momento mi trovo ad essere un universitario ancora piuttosto giovane, che non riesce a ripudiare il piacere che gli viene dallo scrivere, sia anche per riempire intere pagine di discorsi più intrecciati che sensati. Ho deciso quindi di iniziare una nuova esperienza di blogging, non la prima, che sto provando ad organizzare in modo migliore rispetto alle precedenti. L’idea iniziale era quella di recensire le letture che mi capita di terminare; ma mi sono poi reso conto di quanto possa risultare più interessante e produttivo integrare le recensioni con post che coinvolgano in modo più esplicito l’eventuale lettore, il quale probabilmente non riesce a cogliere l’invito alla riflessione che quelle stesse recensioni vogliono porgere, ovviamente non per sua mancanza ma perché è il genere in sé ad essere avvolto da una incomprensibile aurea di distacco.
Il mio blog: http://mainchesenso.blogspot.it/
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