Il pulpito
Creato il 06 luglio 2011 da Jitsumu
Ricordo perfettamente come fosse oggi la sensazione di felicità che provai quando, dopo aver creato e modellato il mio primo blog, ci pubblicai il primo fatidico post. Era il prologo di un romanzetto adolescenziale scritto oltre una decina d'anni prima e che, dopo che lo avevo proposto a varie case editrici ricevendo risposte positive solo da quelle che ti chiedono di sganciare soldi, tenevo ormai gelosamente conservato come si fa con i ricordi più cari, senza più accostarlo nella mia immaginazione di ragazzo ad alcuna velleità di fama e di gloria. In fondo col tempo si diventa anche più critici verso sè stessi e il racconto in questione è davvero poca cosa.Ricordo quella frenesia gioiosa pensando che, a partire dall'istante in cui fu postato sul blog, chiunque sull'intero pianeta avrebbe potuto leggere quella mia creatura. Per quanto poco appetibile intellettualmente anche lei però avrebbe avuto il suo spazio, la sua vetrina per farsi conoscere. Era stupefacente pensare che grazie alla rete e alla blogosfera si potesse avere la possibilità di esprimere sè stessi di fronte a tutto il mondo senza bisogno dell'intercessione di nessuno. Chi vuole dire dice; chi vuole ascoltare ascolta.La frenesia poi si trasformava in eccitazione ogni volta che, attraverso il counter inserito sul blog, vedevo qualcuno di Fiesole o di Rovigo, di Cosenza o di Trapani leggere quel prologo. E alcuni restavano connessi alla pagina anche decine di minuti, facendomi sperare che la lettura non li lasciasse indifferenti.Il sogno di pubblicare il mio romanzo si era realizzato, e poco importa se non ci avrei ricavato denaro; si scrive per il narcisismo di essere ascoltati senza interruzioni e non per l'avidità di trarne un profitto economico. Da quel momento il romanzo aveva raggiunto il suo scopo: farsi conoscere dal mondo. Ed erano bastati pochi click.Oggi il potere politico ed economico sta mettendo le mani sulla sensazione di felicità che provai, e che ogni giorno migliaia di persone provano continuamente. Sta mettendo le mani addosso alla libertà e la facilità con la quale ciascuno di noi può esprimere il suo pensiero sulla rete. E lo sta facendo perchè dare a tutti le stesse possibilità è pericoloso per chi è abituato a manipolare le coscienze.Quando si ascolta qualcuno, pare che questo qualcuno debba stare necessariamente su un pulpito. Guardando costui lì in alto dobbiamo evidentemente credere mentre ci arringa che se ci sovrasta un motivo ci sarà pure. E questo qualcuno dal pulpito può dire ciò che vuole, è stato messo lì apposta. Non servirebbe a niente che qualcuno dal basso provasse a smentirlo. Non ne avrebbe l'autorevolezza stando lì in basso con tutti gli altri. C'è chi decide chi deve salirci, sul pulpito. In fondo c'è spazio a mala pena per una persona sola.Tutti i media non sono stati e non sono altro che riproposizioni del pulpito, dal quale il predicatore ammoniva le folle adoranti di menti acritiche, ignoranti e timorose. La Rete invece è una chiesa senza panche composta di soli pulpiti, in uno sfolgorio architettonico mai visto prima. E molti pulpiti vogliono dire nessun pulpito.E' questo che non vogliono permettere.
By Jitsu Mu
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