Il punto in movimento

Da Flavialtomonte

Essere un buon attore significa aver sviluppato in sé la capacità di percepire, apprezzare ed esprimere uno spettro di emozioni, dalle più basse alle più elevate. Un attore deve sviluppare la sua conoscenza, e in seguito la sua capacità di comprensione, fino al punto in cui la sua mente entra in gioco nella maniera più vigile, per apprezzare il valore di ciò che sta facendo.
L’attore deve smetterla di “ammiccare” di “giocare sugli effetti”, deve abbandonare l’idea di essere sulla scena come fosse in vetrina; deve sostituivi un’altra nozione, quella di essere il servitore di un’immagine che sarà sempre più grande di lui. L’attore che consideri il proprio ruolo inferiore a se stesso, darà un pessimo spettacolo; al contrario, egli deve comprendere che il personaggio, qualsiasi ruolo egli reciti, sarà più forte di lui:
- se interpreta un geloso, la gelosia di costui andrà oltre la sua, anche se nella vita egli fosse una persona gelosa, deve sapere che ora sta recitando la parte di qalcuno la cui gelosia va oltre la sua;
- se interpreta il ruolo di un violento, deve riconoscere che questa violenza ha una carica più esplosiva della sua;
- se recita il ruolo di un uomo sensibile e riflessivo, deve riconoscere che la finezza dei sentimenti di quell’uomo va oltre la sua capacità quotidina di essere sensibile e intelligente con sua moglie o con i suoi amici.
Che egli abbia un ruolo in una commedia o in una tragedia, deve aprirsi a una gamma di sentimenti che siano più ampi e più intensi di quelli che trova in se stesso, nel suo privato.
Non è utile, dunque, che l’attore dica: “È così che lo sento!” Egli deve mettersi al servizio della personificazione di un’immagine umana che è più grande di quanto egli crede di sapere a essa deve offrire le proprie facoltà, sviluppate e allenate.
Un musicista deve esercitare le proprie mani, orecchie e cervello ogni giorno così come un danzatore deve allenare il proprio corpo. L’attore, però, deve mettere in gioco una parte ancora più grande di sé ed è proprio questa che rende, o meglio che dovrebbe rendere, il recitare l’arte suprema. Niente può essere lasciato fuori. L’attore supremo imita l’uomo supremo e deve avere, quindi, a propria disposizione tutte quelle facoltà che possono appartenere all’essere umano. È chiaro che ciò è impossibile, ma se la sfida viene riconosciuta, l’ispirazione e l’energia non potranno mancare.