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Il Punto sull'Italia - La Nazionale di Belfast era un esperimento, si salva solo qualche individualità...

Creato il 09 ottobre 2010 da Antoniogiusto
Borriello salta di testa in area avversaria durante Irlanda del Nord-Italia (Getty Images)
Un esperimento, ecco cos'è stata la trasferta nordirlandese. Il Windsor Park ha accolto una Nazionale in via di definizione, al quarto centravanti in altrettante partite sin qui disputate con Prandelli seduto in panchina. L'occhialuto risultato finale, uno 0-0 figlio di una noia sporadicamente interrotta da qualche gol inspiegabilmente sbagliato, soddisfa il commissario tecnico: «Su un campo difficile, abbiamo provato a vincere. La squadra ha manovrato bene lottando fino alla fine».

COSA VA - Le uniche note positive della notte di Belfast sono - a mio parere - rappresentate da qualche individualità. Il fosforo di Pirlo e la genialità di Cassano, seppur a sprazzi, illuminano appena una partita di cui Mauri è protagonista inaspettato: il digiuno d'azzurro l'ha reso assai tonico, a differenza di molti suoi compagni.
COSA NON VA - Che i calciatori debbano ancora far conoscenza lo si evince dai numerosi impacci, evidenti sin dai primi minuti di gioco. La circolazione della sfera è poco fluida: si finisce così per ricercare ossessivamente Pirlo, ben presto arginato dai mastini vestiti in maglietta verde. La staticità offensiva obbliga poi il regista del Milan ad un lancio lungo che finisce col diventare sistematico: i compagni, immobili, assistono così agli infruttuosi corpo a corpo tra Borriello ed Hughes, con il secondo pressoché sempre vittorioso. Il contributo offerto dalla fasce, poi, è minimo, con Criscito ancorato alla propria metà campo e quasi mai propositivo sulla corsia di Cassano, mentre Pepe annaspa sulla destra facendo più danni che altro (vedasi in proposito l'abominevole colpo di tacco eseguito nella ripresa).

TOP&FLOP - Borriello, che pure lotta, non la vede mai o quasi. E quando ciò accade, c'è Taylor a negargli - e negarci - la gioia del gol. Cassano dispensa giocate di classe, ma se chi dovrebbe concretizzarle è Pepe (dirottato sulla fascia perché quando faceva il centravanti non segnava mai) allora possiamo sin d'ora dare addio alle speranze di vincere. Di Mauri ho già detto, mentre De Rossi soffre parecchio il ruolo d'interno destro.

CONSIGLI PER IL MISTER - Cassano non va «ronaldinhizzato». Il cristallino talento del fantasista barese non può autoconfinarsi sull'esterno. Gigi Delneri ha sudato sette camicie perché Totò stazionasse pià vicino alla porta, ed i fatti gli hanno dato ragione: sta a Prandelli mantenerlo sulla retta via. Il reparto difensivo, poi, necessita di amalgama: Bonucci e Chiellini condividono lo spogliatoio juventino - oltre ad essere la coppia centrale della difesa più battuta della Serie A - ma con Viviano s'intendono poco. E Zambrotta mi auguro sia lì solo per raggiunge l'agognata quota cento in azzurro, perché se proprio si vuol puntare su qualcuno che fa panchina a Milano, allora c'è Santon che scalpita. Pepe, infine, può avere un briciolo di senso quando c'è da coprirsi, però l'Italia era giunta a Belfast con l'obiettivo di vincere, ed il terzino avversario era Jonny Evans (in realtà difensore centrale) mica Roberto Carlos.
IL FUTURO - Il futuro è già passato, almeno per quanto concerne la formazione: la squadra vista in campo negli ultimi cinque minuti, con Rossi, Pazzini e Marchisio in campo sarà certamente più simile a quella che si opporrà alla Serbia martedì prossimo a Genova. I nostri avversari, tra le cui fila spiccano i nomi di Stanković e Krasić, scenderanno in campo con il coltello fra i denti per riscattare l'inaspettata sconfitta interna patita contro l'Estonia.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com

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