IL PUZZLE POST.Botta e risposta Gnazio-Rosy: “Brutte le donne della sinistra”. “È bello lui”

Creato il 08 maggio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
E poi dice che uno se le cerca! Evidentemente colpito al cuore dalla bellezza stereotipata (poi spiegheremo perché) delle candidate del suo partito, Gnazio La Russa non perde occasione per riaffermare che le “donne della sinistra sono brutte”. Per un macho come il ministro della difesa pro-tempore, che chiama il figlio Geronimo proprio come gli americani Bin Laden, il lato estetico delle donne che tentano la strada della politica è un fattore essenziale e determinante per intraprenderla...la strada. Che poi per quelli di destra la suddetta strada sia proprio la “strada” raccontata da Federico Fellini è un altro discorso, e la prova provata che per loro le donne sono una cosa appena un po’ più dignitosa delle bambole gonfiabili che, di solito, non gemono per finta anzi, non guaiscono proprio. Fateci caso. Le donne che gravitano dalle parti del Partito dell’amore sono fatte dello stesso materiale delle bambole gonfiabili: sembrano tutte di plastica. Il fatto è che al Capo piacciono così e le ultime foto di Noemi Letizia alla ricerca del consenso perduto lo stanno a testimoniare, infatti somiglia terribilmente a Nicole Minetti. Berlusconi ama i derivati del petrolio e la purezza dei materiali sintetici. Soprattutto le labbra (una seduta di ipnosi regressiva forse ce ne spiegherebbe la ragione), rappresentano per lui il concetto stesso di voluttà: lo sublimano, lo esteriorizzano, lo rendono visibile e palpabile. Subito dopo vengono le tette, che se non riempiono almeno una quarta a Silvio non piacciono proprio e dulcis in fundo il culo tirato allo spasimo, ché se poco poco declina, l’”Imperatore” da di testa. Disegnato l’identikit dei requisiti estetici fondamentali per Berlusconi, le donne che vogliono tentare di fare la parlamentare, o meglio ancora la ministra, devono per forza di cose adeguarsi ai parametri silvieschi. Il risultato è che sembrano tutte sorelle e alcune perfino le gemelle monozigote di Veronica Lario che resta sempre l’ideale berlusconiano della bellezza (peccato per l’età e per il culo al tramonto altrimenti la ex lady Lario sarebbe ancora la first). Ma nel caso di Gnazio, ai gusti estetici mutuati dal Capo occorre aggiungere il suo essere un fascista non pentito, con tutto quello che comporta in termini di rapporti con il mondo femminile. Per chi ha promosso “Faccetta nera” a proprio inno di battaglia, la donna è poco più di una serva alla quale affidare il compito della riproduzione, della cura dei figli e della casa e, qualche volta, del godimento dell’uomo. L’idea fissa dei fascisti è che la donna serve solo a procurare piacere al maschio in camicia nera e fez in testa e, se non troppo puttana, a mettere al mondo figli da condannare per sempre con nomi improponibili che vanno da Romano a Italia fino a Geronimo e Attila, ritenendo Mario e Antonio frutto della perversa ideologia filo-operaista della sinistra. La donna del fascista non deve pensare, non deve parlare, non deve prendere decisioni, non deve avere una vita autonoma, non deve fare politica e deve riservare la sua socialità al te delle cinque con altre amiche dello stesso spessore e cultura. Deve leggere esclusivamente “Chi”, i romanzi di Liala e cibarsi delle soap-opera di Rete4, ascoltare i Tg di Minzolini ed Emilio Fede, piangere con “C’è posta per te”, tifare per il ragazzino sfigato di “Amici” e illudersi per un po’ che un tronista di “Uomini e donne” decida di infilarsi nella sua vita e farle provare finalmente l’ebbrezza di un orgasmo. La donna del fascista deve essere ignorante e non deve assolutamente sapere chi è Lukashenko, altrimenti il suo uomo la prenderebbe male. Con questa idea fissa della donna, e del ruolo di giovenca self-godeur che la natura e la Chiesa cattolica le hanno affidato, non ci si può sorprendere se poi gli apprezzamenti verso quelle che si impegnano nel sociale e in politica (e che militano quasi tutte a sinistra), rasentano le battute da caserma con tanto di bestemmione finale contestualizzato. Così, dopo il “più bella che intelligente” di Silvio a Rosy Bindi, è toccato a Gnazio rinverdire, in piena campagna elettorale meneghina, quello che gli uomini della destra pensano delle donne di sinistra: “Sono brutte”, ha detto Gnazio, come se Letizia Moratti fosse una strafiga della madonna. Lo ha fatto durante una cena elettorale a sostegno della mamma di Batman, dopo aver abbondantemente mangiato e ancora di più bevuto. Ma lo ha fatto soprattutto senza che ci fosse una sola ragione per lasciarsi andare al turpiloquio ideologico: “Dicono che Berlusconi fa eleggere solo le donne belle - ha affermato La Russa in tuta mimetica e con un Titan sottobraccio, prendendo la parola dal palco dell'hotel Quark al termine della cena -. Non è vero, ci sono alcune elette non belle anche da noi, ma certo non raggiungono l'apice della sinistra, di donne di cui non faccio il nome”. Se avesse anche aggiunto le parole “vergine” e “lesbica” i riferimenti sarebbero stati troppo scoperti, per cui lo strafatto...di vanagloria, ministro della difesa è riuscito per una volta a contenersi. Venuta a sapere dell’uscita fuori luogo e molto fascista di Gnazio al Quark, il presidente del Pd, che poi non è altri che Rosy Bindi, ha pensato di rispondere a stretto giro di posta al commento poco galante dell’ex delfino di Fini. E lo ha fatto mettendo da parte per un momento il suo proverbiale aplomb e la sua intrigante femminilità, dando la dimostrazione che pur essendo una nubile ha dell’estetica maschile un concetto molto alto: “È bello lui!”, ha detto la Bindi lasciando di stucco i suoi interlocutori. Colpito e affondato nel suo machismo più profondo, Gnazio si è trincerato dietro il silenzio affranto di chi si sente defraudato del ruolo di Top-Gun della marina degli Stati Uniti. È vero che ha pensato che la Bindi non è Kelly McGillis ma ha anche dovuto prendere atto che, altezza a parte, nulla lo accomuna a Tom Cruise. Amareggiato, Gnazio ha picchiato Geronimo chiamandolo Bin.

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