“Il quaderno di Maya” mi è piaciuto tantissimo. Davvero un bel po'. È una storia che fa ridere, fa arrabbiare, fa venire i brividi, fa emozionare. È una storia d'amore in fondo. Di un amore lungo una vita. Di un amore di pochi giorni. Di un amore sconfinato per chi non c'è più. Di un amore per se stessi, che rinasce. Non manca il riferimento alle violenze avvenute in Cile sotto la dittatura di Pinochet. Da brivido certe descrizioni.
Mi risulta complicato scrivere della mia vita, perché non distinguo tra i ricordi e ciò che è frutto della mia immaginazione; la pura verità può risultare tediosa e per questa ragione, senza rendermene conto, la modifico o la enfatizzo, anche se mi sono riproposta di correggere questo difetto e di mentire il meno possibile in futuro.
(La nonna) ritiene che i viaggi in aereo abbiano degli inconvenienti perché l'anima viaggia più lentamente del corpo e a volte si perde per strada; è questa la ragione per cui i piloti, come mio padre, non sono mai del tutto presenti: stanno aspettando l'anima che vaga tra le nuvole.
“Promettimi che ti vorrai sempre bene come te ne voglio io, Maya”.
“Che cosa ci sarà dall'altra parte, Popo? Pensi che ci sia vita dopo la morte?” “È una possibilità, ma non è dimostrato.” “Non è nemmeno dimostrata l'esistenza del tuo pianeta eppure tu ci credi” replicai e lui scoppiò a ridere compiaciuto. “Hai ragione, Maya. È assurdo credere solamente in ciò che si può dimostrare.”
Passa per tonto perché parla il minimo indispensabile, ma è molto sveglio: si è reso conto in fretta che a nessuno importa quello che dicono gli altri, e per questo non dice niente.
La felicità è saponosa, scivola via tra le dita e invece ai problemi ci si può attaccare, offrono un appiglio, sono ruvidi, duri.
Dove si nascondevano le ore? Mi scivolavano via come sabbia tra le dita, vivevo nel ritmo dell'attesa, ma non c'era niente da aspettare, solo un altro giorno identico a quello precedente, assopita davanti alla televisione con Freddy.
Mentre ero sotto terra, come un seme o un tubero, un'altra Maya Vidal spingeva per emergere; mi sono poi spuntati sottili filamenti in cerca dell'umidità, poi le radici come dita a caccia di cibo e alla fine un germoglio tenace e foglie in cerca di luce. In questo momento probabilmente sto fiorendo ed è per questo che posso riconoscere l'amore. Qui, nel Sud del mondo, la pioggia fa diventare tutto fertile.
Mi doleva tutto il corpo. Odiavo questo corpo di merda, odiavo questa vita di merda, odiavo essere priva di quella merdosa volontà di salvarmi, odiavo la mia anima di merda, il mio destino di merda.
Appena conobbi Daniel, cercai di fargli una buona impressione, di cancellare il mio passato e di cominciare di nuovo su una pagina bianca, di inventare una versione migliore di me stessa, ma nell'intimità dell'amore condiviso capii che ciò non era possibile, né opportuno. La persona che sono ora è il risultato delle mie esperienze precedenti, compresi gli errori più estremi. Confessarmi con lui è stata un'esperienza positiva; mi ha permesso di verificare che è vero ciò che sostiene Mike O'Kelly, che i demoni perdono il loro potere quando li tiriamo fuori dalle profondità in cui si nascondono e li guardiamo in faccia in piena luce, ma ora non so se ho fatto bene.
Come mi spiegava, veniamo al mondo con in mano certe carte e facciamo il nostro gioco; con carte simili c'è chi può sprofondare e chi riesce a superare se stesso. “È la legge della compensazione, Maya. Se il tuo destino è di nascere cieca, non sei obbligata a sederti sotto il metrò a suonare il flauto; puoi sviluppare l'olfatto e diventare sommelier.”
Se non si tratta di donare un organo o di ereditare una fortuna non conta nulla chi sia il mio antenato biologico, importa solo l'affetto, che fortunatamente ci lega.