Antonio Antonelli abita a Roma.
Laureato in economia e commercio. Già dirigente ministeriale, si dedica a una vena narrativa amatoriale, (ri)scoperta dopo la pensione, riversata in racconti.
Con il racconto “Appunto!” ha partecipato al concorso letterario 2011 di Villa Petriolo “Wine on the road”.
Racconto “Appunto!” di Antonio Antonelli
Di Ferdinanda presiedeva con autoritaria condiscendenza un ente preposto alla promozione economica della provincia.
Sui sessanta anni, alto, imponente,conscio del suo ruolo di notabile di lungo corso, sussiegoso q.b.,sobria eleganza , si recava in sede ogni giorno. Preso il caffè,letti i giornali, si dedicava alla sua prediletta attività di “mediazione”:attutire, smussare, smorzare, tradotto : inerzia assoluta.
Spirito d' iniziativa in uno stato letargico dal quale non si intravedeva risveglio.
Una mattina,morso da improvviso fervore, convocò l'impiegato Lusetti, e gli assegnò un incarico.
Il territorio – osservò - era a vocazione vinicola, il suo rosso rubino,corposo ,pieno, a “tutto gusto” era rinomato per sposarsi in modo eccellente a pietanze robuste, strutturate, cucinate da pezzature nobili di bovini e ovini, e anche selvaggina ,che nei paraggi non scarseggiava.
L'idea era realizzare un opuscolo che illustrasse itinerari diciamo così di enologia domestica ,ma intendiamoci, una cosa agile, di facile consultazione, non ingombrante neppure nel formato, un elenco di spunti per persone e famigliole normali,a cui piace un buon bicchiere ai pasti , non certo degustatori di professione,che una domenica possono abbinare una bottiglia di discreta qualità a prezzo abbordabile a una gita fuori città , niente a che vedere con le guide paludate che quasi incutono il timore dei testi scolastici.
A Lusetti si presentava l'occasione attesa da una vita, e subito si mise all'opera, con l'alacrità e l'impegno che in ufficio non sempre e non da tutti gli venivano accreditati.
Per prima cosa impostò al computer un “Appunto per il Signor Presidente”, recante come oggetto : “Microproduttori di vino della provincia – Materiale preparatorio per un opuscolo “ .
Poi cominciò ad arare il territorio in lungo e in largo, per casolari, poderi, fazzoletti di vigne , scovando quante più poteva cantine , allocate in sottoscala,sgabuzzini, capanni, tettoie, anfratti scavati nel tufo, spesso adibiti promiscuamente, a seconda della capienza, a deposito di attrezzi agricoli, stalla, e ,per l' appunto , cantina, con le bottiglie ben allineate in rustiche rastrelliere costruite alla buona o su mensole incastrate nelle pareti.
Insomma, la cantina canonica qui diventava il sito a portata di mano che il produttore reputava adatto per temperatura e umidità alla conservazione del vino.
Seguiva una visita, su appuntamento , con l'intera “platea di rilevamento”.E una seconda, senza preavviso,presso alcuni produttori scelti a campione,per evitare raggiri, sincerarsi sulla costanza del livello di qualità e verificare che in prima battuta non gli avessero proposto “il vino della domenica”, superiore a quello abitualmente trattato. ( Di queste visite a rimbalzo si era subito sparsa la voce, guadagnando a Lusetti il plauso, esplicito, delle associazioni dei consumatori , e quello, più sussurrato ,ma altrettanto convinto, dei produttori più seri).
E man mano il suo appunto lievitava, ad ogni sopralluogo cresceva di un nominativo, un indirizzo, e dati sul vino assaggiato: la base era quella per cui la zona era nota tra gli enologi,ma le sfumature erano molteplici, Lusetti poneva domande, si confrontava con i produttori , e loro non si sottraevano, non si risparmiavano nei dettagli, ricostruivano con gran trasporto tutta la filiera,- ciascuno la “propria” filiera - del vino, rimarcandone le particolarità che lo differenziavano dagli altri.
Speciale cura prestò alle descrizioni .
Gli accadeva spesso di leggere la rubrica dei vini , su giornali a larga diffusione (non su riviste specializzate! ) e si estasiava dinanzi allo sfoggio di aggettivi che percorrevano un'intera tastiera di sensazioni, palatali , certo, ma anche cromatiche e olfattive, accostamenti suggestivi e arditi, richiami esotici, reminiscenze di profumi frammisti a marezzature speziate.
Non contestava competenza e professionalità di chi aveva compilato la scheda.
Ma si chiedeva , primo, se quei vini fossero alla portata del portafogli di un medio consumatore,
secondo, quanto delle relative descrizioni fosse funzionale: grande appagamento estetico, piacere della lettura , parole lavorate con il bulino, ma utilità pratica , fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori, francamente scarsa .
Lui prosciugò l' aggettivazione all' essenziale: - “fermo, frizzante, giovane, maturo, abboccato”- giusto quel che poteva servire a ordinarie tavole di pasti quotidiani.
Alla fine era meritatamente soddisfatto del lavoro svolto: ci aveva rimesso del suo – macchina,benzina e tempo libero, ben oltre orario e rimborsi d'ufficio – ma l' appunto per il presidente era completo,pettinava la gran parte dei vigneti familiari della provincia, l'opuscolo che ne sarebbe scaturito avrebbe fornito visibilità a molti piccoli produttori,e a lui, Lusetti, avrebbe probabilmente dischiuso le porte di una carriera mai travolgente, ma da tempo del tutto bloccata.
La grossa casa vinicola si pose di traverso : aveva investito imponenti capitali in zona, interi versanti di colline erano striati dei suoi filari, una costosa pubblicità del marchio orlava le strade locali di cartelloni ben intervallati.
D' accordo, anche i microproduttori avevano diritto di campare - “Non siamo certo disattenti al sociale !” - ma via, dedicare loro un opuscolo ad hoc , curato dall' ente, appariva una credenziale guadagnata senza colpo ferire,un vero regalo! Non ne temevano la concorrenza – “il nostro è un vino di gran pregio,affermato anche sui mercati esteri“ - , ma non si sa mai , da cosa può nascere sempre cosa, e allora meglio agire per tempo ! Si era distratto Di Ferdinanda , lui sempre così attento a ogni minimo stormir di fronde ? Comunque l'opuscolo era ancora in lavorazione, nulla più che un appunto d'ufficio,un mero atto interno, che fin quando non fosse pervenuto a dignità di stampa (e divulgazione) , si era in tempo a insabbiare, “ a soffocare la creatura nella culla”.
Detto fatto, Di Ferdinanda -lodata resipiscenza della sua improvvida iniziativa – soffocò a cascata appunto,opuscolo,aspettative dei vignaioli e aspirazioni di Lusetti, e incalzato dalle sue rimostranze sbottò : “Lusè, m'hai scocciato, il tuo appunto sai dove te lo ficchi ? “,indicandogli con ruvido piglio la porta dell'ufficio. Il pater bonario che albergava nel presidente sapeva rivelare all'occorrenza tratti di aspra propensione alla trivialità.
Arrivarono le elezioni, e come da molti pronosticato Di Ferdinanda fu candidato, e in città ,d'incanto,iniziò a circolare un volantino.
Una sorta di tirassegno: cerchi concentrici si sovrapponevano alla figura di un uomo, ripreso di spalle, a braghe calate, e il centro, con il massimo del punteggio, coincideva esattamente col sedere. Il volto dell'uomo, girato di tre quarti, richiamava molto la fisionomia di un personaggio noto , Di Ferdinanda per caso ? Si ,lui , ma solo per caso.
Bastava fissare il volantino a un muro o una tavola, munirsi di freccette e poi mirare al centro “strategico”del bersaglio , quello che assicurava la vittoria.
Certo,la trovata appariva grossolana, irriverente, forse volgare, ma il tempestivo divieto dell'autorità, vigorosamente sollecitata dall'interessato, causò una diffusione “sotterranea” del volantino,che conobbe una straordinaria tiratura. E poi la grafica era accattivante, e l'immagine,seduttiva, catturante, invogliava irresistibilmente a proseguire il tirassegno , meglio, a trasferirlo, dai bar e dai biliardi,dove pure(con debite cautele) furoreggiava, alla cabina elettorale.
Contribuì non poco alla solenne trombatura di Di Ferdinanda, che qualche giorno dopo la sconfitta si vide recapitare una busta anonima.
Conteneva una copia del volantino, vietato per modo di dire. Aggiunta nel disegno una freccetta in movimento verso il “cuore” dell'obiettivo. Sul margine inferiore, una scritta in perentorio stampatello : “Appunto! “ .