Il racconto del Pellegrino

Creato il 18 febbraio 2016 da Libereditor

Fino all’età di ventisei anni, fu uomo dedito alle vanità del mondo e si dilettava soprattutto nell’esercizio delle armi con un grande e vano desiderio di acquistarsi onore. E così, trovandosi in una fortezza attaccata dai Francesi, ed essendo tutti dell’avviso di arrendersi, a condizione di aver salva la vita, perché vedevano chiaramente non esservi modo di difendersi, egli portò al governatore tante buone ragioni da persuaderlo a difendersi ancora, nonostante il parere contrario di tutti i cavalieri, i quali riprendevano animo per il suo coraggio e il suo ardore.

È il racconto della vita di sant’Ignazio di Loyola, il suo viaggio da “pellegrino” come lo definisce lui stesso nel raccontare la sua vita.
La prima tappa è nel paese di Manresa, vicino a Barcellona, dove vivrà un’intensa esperienza spirituale.
Il cammino da pellegrino lo porterà a Gerusalemme, dove gli proibiscono di fermarsi, come Ignazio avrebbe voluto.
Tornato a Barcellona, si dedicherà agli studi per poter aiutare meglio gli altri.
“Dedicava il suo tempo in parte allo scrivere, in parte all’orazione. E la sua più grande consolazione era di contemplare il cielo e le stelle, cosa che faceva molte volte e molto a lungo, perché così sentiva uno slancio molto grande a servire Nostro Signore. Pensava sovente al suo proposito, desiderando essere affatto sano per mettersi in cammino.”
In seguito sarà a Parigi, dove concluderà la propria formazione filosofico-teologica. Qui nascerà attorno a lui un gruppetto di una decina di studenti di diverse nazionalità (i cosiddetti “amici nel Signore”) animati dallo stesso ideale di aiutare gli altri.
Ignazio sarà ordinato sacerdote a Venezia nel 1537 e nello stesso anno si recherà a Roma.

Al Pelegrino toccò andare con Fabro et Laynez a Vicenza. Là trovorno una certa casa fuori della terra, che non haveva nè porte, nè fenestre, nella quale stavano dormendo sopra un poco di paglia che havevano portata. Dui di loro andavano sempre a cercare elemosina alla terra due volte il dì, et portavano tanto poco, che quasi non si potevano sostentare. Ordinariamente mangiavano un poco di pan cotto, quando l’havevano, il quale attendeva a cuocere quello che restava in casa. In questo modo passorno 40 dì, non attendendo ad altro che ad orationi.
Passati li 40 di venne Mro. Gioanne Coduri, et tutti quatro si deliberorono di incominciare a predicare; et andando tutti 4 in diverse piazze, il medesimo dì et la medesima hora cominciorno la sua predica, gridando prima forte, et chiamando la gente con la berretta. Con queste prediche si fece molto rumore nella città, et molte persone si mossero con devotione, et havevano le commodità corporali necessarie con più abundantia. In quel tempo che fu a Vicenza hebbe molte visioni spirituali, et molte quasi ordinarie consolationi; et per il contrario quando fu in Parigi; massime quando si incominciò a preparare per esser sacerdote in Venetia, et quando si preparava per dire la messa, per tutti quelli viaggi hebbe grandi visitationi sopranaturali, di quelle che soleva havere stando in Manressa.
Stando anche in Vicenza seppe che uno delli compagni, che stava a Bassano, stava ammalato a punto di morte, et lui si trovava etiam all’hora ammalato di febre. Nientedimeno si messe in viaggio; et caminava tanto forte, che Fabro, suo compagno, non lo poteva seguitare. Et in quello viaggio hebbe certitudine da Dio, et lo disse a Fabro, che il compagno non morirebbe di quella infirmità. Et arrivando a Bassano, lo ammalato si consolò molto, et sanò presto.
Poi tornorno tutti a Vicenza, et là sono stati alcuno tempo tutti dieci; e andavano alcuni a cercare elemosina per le ville intorno a Vicenza.
Poi, finito l’anno, et non si trovando passaggio, si deliberarono di andare a Roma; et anche il Pelegrino, perché l’altra volta che li compagni erano andati, quelli dui, delli quali lui dubitava, si erano mostrati molto benevoli. Andorono a Roma divisi in tre o quatro parti, et il Pelegrino con Fabro et Laynez; et in questo viaggio fu molto specialmente visitato da Iddio.
Haveva deliberato, dipoi che fosse sacerdote, di stare un anno senza dire messa, preparandosi et pregando la Madonna lo volesse mettere col suo Figliuolo. Et essendo un giorno, alcune miglia prima che arrivasse a Roma, in una chiesa, et facendo oratione, ha sentita tal mutatione nell’anima sua, et ha visto tanto chiaramente che Iddio Padre lo metteva con Cristo, suo Figliuolo, che non gli basterebbe l’animo di dubitare di questo, senonchè Iddio Padre lo metteva col suo Figliuolo.

Lungo questo ultimo tratto di cammino, Ignazio avrà un nuovo incontro forte con il Signore a La Storta, vicino Roma. E proprio a Roma gli “amici nel Signore” si metteranno a disposizione del Papa per essere inviati in missione ovunque. Nasce la Compagnia di Gesù, approvata da papa Paolo III nel 1540.

Sant’Ignazio di Loyola, Il racconto del Pellegrino. Autobiografia di sant’Ignazio di Loyola, a cura di Roberto Calasso, gli Adelphi, Adelphi 2015.


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