Il racconto “Punteggio: diciannove ventesimi” di Bruno Bianco per LA GAIA MENSA

Da Silviamaestrelli

Buona domenica col racconto di Bruno Bianco “Punteggio: diciannove ventesimi” per “La gaia mensa”, quarto concorso letterario di Villa Petriolo.
Bruno Bianco, di Montegrosso d’Asti (AT), è un ingegnere libero professionista. Alcuni suoi successi del 2009:
• 1° classificato V edizione Concorso “Rosazza Letteratura” 2009 Sezione Prosa – Rosazza (BI)
• 2° classificato III edizione Concorso di Narrativa “Tifeo Web Narrativa Online” 2009 – Catania
• 2° classificato IV edizione Concorso di Poesia “Coniugi Maria e Vincenzo Boccaccio” 2009 – Grillano/Ovada (AL)
• 1° classificato I edizione Concorso di Poesia “La chitarra fa piangere i sogni” 2009 – Gubbio

Racconto “Punteggio: diciannove ventesimi” di Bruno Bianco

Paolo gliel’ aveva detto subito.
-Mio caro Luca ho una brutta notizia; domani sera Alberto e Chiara vengono al ristorante. Lui ha prenotato una cena a base di tartufo; dall’ antipasto alla fine. Vini da scegliere sul momento, ma non si scapperà da barolo, barbaresco e brunello di montalcino; totale, non meno di centocinquantamila lire a testa, alla faccia della fame nel mondo.-
Paolo faceva il cameriere alla “Ruota d’ oro”, il ristorante più rinomato e caro della zona. Il noto critico gastronomico Mastelli, terrore dei ristoratori, nell’ultima visita di qualche mese prima aveva concluso una recensione da favola con la frase “Cucina indimenticabile, servizio grandioso; peccato per una lampadina bruciata in bagno. Punteggio: diciannove ventesimi”. Insomma, a parte quella lampadina, Alberto aveva giocato la carta giusta; con i soldi del paparino miliardario avrebbe attaccato Chiara nel suo tallone d’ Achille, la gola.
Chiara era un’appassionata di gastronomia, sempre alla ricerca di ristoranti diversi, entusiasta nell’assaggio di nuovi piatti, nello scoprire sapori particolari e azzeccati abbinamenti dei vini. Ma Luca non aveva il paparino che sponsorizzava e comunque se anche l’avesse avuto, dopo la “Ruota d’ oro “ qualunque altro locale sarebbe stato perdente nel confronto; allora aveva tirato fuori il telefonino e aveva fatto quel numero che stava in cima alla rubrica del cellulare.
-Ciao Chiara, sono Luca. Se non hai niente di meglio da fare ti va di venire venerdì sera a cena da me? Ho in mente un piatto un po’ particolare e mi sarebbe piaciuto avere il tuo parere.-
Aveva accettato e adesso tra qualche ora sarebbe stata lì. Paolo era stato efficientissimo, gli aveva riferito per filo e per segno com’era andata la serata al ristorante. Erano arrivati con la BMW del paparino e lei era la più bella del locale, con quella solita eleganza portata con la disinvoltura di chi sembra che si sia messa i primi due stracci trovati nell’ armadio; come da programma, tartufo bianco d’Alba e grandi vini avevano reso unico un menù che di per sé era già un qualcosa di eccezionale.
Però Luca era convinto che dopo la cena tra i due non ci fosse stato un seguito.
-Stasera viene da me e vuole essere mia ospite ancora da donna libera. Poi si vedrà.-
Aveva iniziato al mattino. Era andato al mercato e al banco dell’ acciugaio aveva preso tre etti di acciughe che erano una favola.
-Un cardo per favore; il migliore che c’è.-
Aveva preso il massimo dei massimi, un cardo gobbo di Nizza Monferrato; e poi tre peperoni, uno rosso, uno giallo e uno verde, un sedano enorme, due finocchi grandi come il pugno di un gigante, un cavolo e una barbabietola già arrostita al forno. Aveva appoggiato le borse sul sedile dietro della Panda, ma la spesa non era finita, mancava ancora l’ ingrediente più importante.
-Nonno, ho bisogno di aglio. Sì, ho detto aglio, quello che mi vuoi sempre dare tutte le volte che mi vedi. Stavolta lo prendo.-
Mancava ancora un ultimo elemento; con la Panda entrò nel piazzale della cantina sociale “Terra e territorio”. Aveva deciso di non badare a spese; due bottiglie di Barbera d’ Asti superiore “Riserva Vigne Vecchie”, un anno di invecchiamento, 14 gradi. “A noi del Monferrato quelli del barolo ci fanno un baffo”, aveva pensato mentre risaliva sulla Panda.
Scaricò tutto nel suo bilocale e iniziò dalla pulitura delle acciughe; alla fine tutte le acciughe pulite, tagliate e sminuzzate riposavano in un piatto. Poi prese l’aglio che aveva sbucciato e iniziò a farlo bollire. Quindi scolò l’aglio e lo depositò nel pentolino di coccio insieme alle acciughe sminuzzate e a due bicchieroni di olio extravergine; abbassò la fiamma al minimo e con la forchetta iniziò a schiacciare aglio e acciughe. Vedeva il tutto amalgamarsi, crescere in densità, diventare un intingolo chiaro annegato nel suo bagno d’ olio; tutto era pronto per un pranzo indimenticabile.
Il campanello suonò e Luca si strofinò le mani unte sul grembiule; il tempo di sfilarselo, darsi un’ultima occhiata allo specchio e in un momento spalancò la porta.
-Non ci credo; hai fatto la bagna cauda !-
-Bagna cauda, madame. Per servirla.-
Luca aveva fatto un inchino per invitarla a entrare; era davvero uno schianto, con quei jeans chiari e la camicetta bianca dai primi due bottoni slacciati. Chiara era entrata nel soggiorno-cucina senza perdere quell’espressione di sorridente stupore; fissava sul tavolo le due ciotole con le candele accese sotto, tutte quelle verdure tagliate a pezzi fini, il vassoio al centro con le fette di pane e di fianco un’altra pagnotta ancora intera vicino alla bottiglia di vino.
Luca era tornato dalla cucina con la grande pentola di coccio che fumava; all’interno, la bagna cauda aspettava ansiosa il suo momento, friggendo nella sua immersione d’ olio bollente. Luca mise al centro la pentola e servì due abbondanti porzioni nelle ciotole scaldate dalla fiamma delle candele; Chiara iniziò con un pezzo di cardo immerso in quell’intingolo bollente, mentre lui faceva la imitava con un pezzo di peperone giallo. Chiara passava dal cardo al sedano, al peperone, al cavolo e in mezzo prendeva una fetta di pane e se la portava alla bocca; e non parlava nemmeno più, mentre con la bocca piena faceva gesti con il capo e le mani per dire che in quel momento non poteva esserci al mondo niente di meglio che una bagna cauda così. Ogni volta che il ciotolino era vuoto, prendevano dalla pentola e riempivano di nuovo; come con quella barbera di quattordici gradi che dava appagamento anche solo a guardarla nel bicchiere. Erano andati avanti senza mai concedersi un attimo di pausa; quando ormai nella pentola era rimasto solo più un velo di bagna cauda, iniziarono a intingere le verdure direttamente lì dentro, giocando a imboccarsi l’uno con la forchetta dell’ altro, scambiandosi i bicchieri dove si versavano il vino della seconda bottiglia, visto che la prima riposava ormai vuota in un angolo della tavola. Alla fine con il pane si misero a fare “scarpetta”; strisciavano il fondo e poi i bordi e poi ancora il fondo finché la pentola non era rimasta perfettamente asciutta, come pulita per bene con una spugna da stoviglie.
-Leggerezza per leggerezza, come dolce ho preparato la panna cotta con Moscato d’ Asti.-
Lui alla panna cotta e al moscato avrebbe rinunciato volentieri, tanto si sentiva sazio, brillo, euforico e innamorato, ma non poteva far saltare il dessert a Chiara; lei lo guardò senza rispondergli e Luca capì che in quel momento Chiara si sentiva come lui, sazia, brilla, euforica e innamorata. E quella sera, la panna cotta, nessuno dei due la mangiò.
Luca si svegliò di colpo. Si girò alla sua sinistra e vide che Chiara non era vicino a lui; poi sentì dei rumori nel bagno e si tranquillizzò. Guardò l’orologio sul comodino che segnava le sette meno un quarto. Si stirò senza scendere dal letto, ancora assonnato e intorpidito; Chiara uscì dal bagno e lo vide che la fissava.
-Lo sai che hai una lampadina bruciata in bagno?-
No, la lampadina bruciata no! Tanti sforzi, tanto impegno e tutto rovinato da una lampadina.
Allora Luca diede un bacio a Chiara che intanto era ritornata di fianco a lui
-Sono già quasi le sette; il tempo vola.-
Sì, il tempo vola davvero e sono passati più di cinque anni, anzi quasi dieci. A Luca piace svegliarsi al mattino, vedere che Chiara non è al suo fianco e poi sentir dei rumori di lei che gira per casa, che va a vedere come sta il loro Matteo che non ha nemmeno un anno, ma a loro due sembra che ci sia da una vita. Gli piace guardarla che esce dal bagno, bella e sorridente come allora e lei lo sa che gli piace tanto e quella frase gliela ripete sovente “Lo sai che hai una lampadina bruciata in bagno?”.
Allora Luca l’aspetta nel letto, le da un bacio appassionato e non perde occasione per darsi quel giudizio che ritiene di avere sempre meritato: “Cucina indimenticabile, servizio grandioso; peccato per una lampadina bruciata in bagno. Punteggio: diciannove ventesimi”.

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