Il racconto rifiutato

Da Whitemary
Il suo corpo tremava e chiedeva conforto. La tristezza era giunta all’improvviso: aveva perforato il suo cuore e si era distesa accanto a lei. Non avrebbe mai voluto piangere così. Era tutto sbagliato. Era tutto inevitabile. Avrebbe voluto urlare e strapparsi gli occhi, il naso le si era chiuso per i singhiozzi e faceva fatica a respirare. Una vita insieme durata fino a quel giorno. Una vita insieme che non sarebbe potuta durare oltre quel giorno. La prima volta che l’aveva incontrato si era tuffata nel suo sorriso, aveva assaporato il suo profumo e raccolto le sue parole. Ora era il vuoto. Il suo torace non avrebbe mai più ospitato tanto amore. Sentiva la sua vitalità scivolare via, scappare dalle sue membra, lasciare le sue ossa. Non provò nemmeno a fermarla. Provò a intonare la canzone che lui le aveva scritto, ma le parole le si bloccarono in gola. Cercò di riprendere la melodia nella sua testa, ma le note stridevano contro la ruvidità dell’evidenza. Lui non c’era più. I versi di quella canzone apparivano spenti, le parole avevano smarrito il loro significato, l’occasione per cui era nata, apparteneva a un passato di cui lei era l’unica testimone. Ripensò alle loro mani intrecciate, ai baci morbidi e pieni, agli sguardi e al tutto che nei loro sguardi viveva. Non sapeva come sarebbe riuscita ad affrontare le ore senza di lui, come avrebbe potuto toccare qualcun altro, come il suo corpo avrebbe aderito a una nuova presenza nella sua vita. Lui solo le aveva permesso di rinascere come un intero: nessuna espressione d’amore le avrebbe mai più restituito tanta pienezza. Si erano innamorati in fretta e la semplicità aveva incorniciato i loro primi giorni insieme. Poi, era stato un crescendo e un crescere insieme. Ora, un abisso solitario. Si aggrappava al calore di lui che ancora percepiva, ma lentamente, si stava perdendo nel circo della sofferenza. Un pianto che non era il suo, la raggiunse. Si alzò. Per lei doveva essere forte.
B.