E diciamo pure che siamo quasi esclusivamente in ambito fantascientifico.
Robina sfiziosa, insomma.
Questo è Il raggio b(l)utico #2: e voi non avete scampo.
Che tipo è uno dei film più allucinanti degli ultimi dieci anni. L’avevo visto a Natale, da solo, l’ho rivisto con Deborah (che non l’aveva visto) qualche giorno fa.
La storia è semplicissima. Seth Rogen (che interpreta se stesso) invita a casa l’amico Jay Baruchel. La sera sono invitati ad una festa a casa di James Franco, dov’è presente una buona parte del jet set di Hollywood.
Tutt’a un tratto, l’Apocalisse.
I buoni ascendono in paradiso, i cattivi vengono risucchiati tra le fiamme dell’Inferno. E i pochi che rimangono in vita devono cavarsela come possono…
Dire che il film è spassoso è riduttivo. Soprattutto, al di là di quella che può essere “l’ovvia” comicità (d’altronde il film è di Seth Rogen), è fatto benissimo anche per ciò che concerne il lato splatter, il lato “horror” e il lato “fantastico”. Gli effetti speciali sono ottimi, e un paio di volte vi ritroverete a saltare letteralmente dalla sedia.
Non potete assolutamente perderlo.
Un film d’animazione che abbiamo visto in 3, talmente di nicchia che non ha nemmeno una pagina wikipedia dedicata. Eppure, nonostante tutto, è probabilmente uno dei migliori film d’animazione visti quest’anno, e uno di quelli che ha scalato rapidamente le gerarchie piazzandosi nei piani bassi della mia personale Top 10 dei film animati.
Il suo punto di forza?
La semplicità.
L’estrema semplicità. Una semplicità realizzata col massimo della cura (e dell’amore), che eleva il prodotto a un piccolo gioiello. Justin e i cavalieri valorosi segue canonicamente la più classica delle situazioni del viaggio dell’Eroe di Propp.
In un reame dal quale i cavalieri sono stati dichiarati fuorilegge, e la giurisprudenza domina, Justin, nipote del più grande cavaliere di tutti i tempi (e figlio dell’avvocato che ha messo la cavalleria fuorilegge) vuole seguire le gesta del nonno. Andrà all’avventura, alla ricerca della spada scomparsa del suo avo, verrà addestrato da una setta segreta di cavalieri e stregoni, e…
E poi niente, recuperatelo.
Tornerete a ringraziarmi, ne sono sicuro.
C’è Tommaso Missile (o Tommaso Crociera, o Tommaso Missile da Crociera – fate voi), che viene spedito sul campo di battaglia per uccidere gli alieni. E muore.
Poi resuscita. Rivive lo stesso giorno.
E muore.
Poi resuscita. Rivive lo stesso giorno.
E muore.
Poi resuscita. Rivive lo stesso giorno.
E muore.
Poi resuscita. Riviv(vabbè avete capito).
Insomma, prendete il film con Bill Murray (o il bel remake con Antonio Albanese), piazzateci gli alieni al posto delle marmotte, e il film è fatto.
Tratto dalla light novel giappica “All you need is Kill”, Edge of Tomorrow è un bel giocattolone. Non ci avrei puntato nemmeno due centesimi, invece si è rivelato uno dei blockbuster più divertenti (se non proprio il più divertente) dell’anno. C’è ritmo, c’è azione, c’è suspance, ci sono belle scene, c’è Emilie Blunt e ci sono anche momenti comici. Il guaio è che, come Oblivion (guardacaso sempre con Tommaso Missile), si sputtana nei 30 secondi finali.
Purtroppamente.
Ma tolti quelli, sono sicuro, vi divertirete tantissimo.
Se devo scrivere tre righe con l’occhio del nerd, dico che il film è un bel film.
Se le devo scrivere con l’occhio critico, dico che il film, dal punto di vista logico, fa acqua da tutte le parti; ma soprattutto, che si è sprecata una grande occasione. Dico che è imbarazzante non aver sfruttato la splendida idea dei campi di concentramento dei Mutanti, e che, a parte la scena di Quicksilver, gli effetti speciali sembrano essere usciti da un film “medio” degli anni ’80.
Allora facciamo che la verità sta nel mezzo: come dicono a scuola le maestre, è intelligente, ma non si applica.
La storia la conoscete: le Sentinelle hanno ridotto il mondo a un cumulo di macerie, umani e X-Men hanno perso la guerra, e l’unica soluzione plausibile è mandare Wolverine indietro nel tempo affinchè impedisca l’avallo del progetto Sentinella.
E comunque le Sentinelle del film so' bruttine
Domandavano ieri sulla mia fanpage: “Ma perché Wolverine nell’ultimo film non ha più l’adamantio, mentre in Giorni di un futuro passato sì?”
La risposta è semplice: perché tecnicamente, Days of future past non dovrebbe far parte dell’universo canonico degli X-Men. È un’ucronia, un what if. Che non tiene conto della storyline a cui abbiamo assistito (in tutti i film degli X-Men le sentinelle non c’erano, no?).
E infatti l’idea di fondo, e anche tutto il film, funzionerebbe alla grande. Il Wolverine dell’universo con le sentinelle (che ribadisco, è un universo alternativo) torna indietro nel tempo e mette le cose a posto. Reboottando (soprattutto cinematograficamente) tutto l’universo X-Men. Quando tutto finisce (a taralluccio e vino) non sappiamo in che periodo del presente si risvegli, ma Jean Grey e Ciclope sono vivi. Quindi tutte le cose successe da X-Men 2 in poi non sono ancora accadute (o non accadranno mai più).
Wolverine basito: F4
La puttanata temporale (che fa collassare tutto il film) sta in una scena. Il giovane Xavier sonda la mente di Wolverine…che ha la memoria del Wolverine cinematografico di X-Men 2 e X-Men 3.
WTF??!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?
Un Wolverine alternativo, di un universo alternativo (quello con le Sentinelle) che ha i ricordi del Wolverine “canonico” dell’universo senza Sentinelle?
BUAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Al di là di questo il film è gradevole. Cioè, se siete nerdoni vi piacerà sicuramente. Se non siete nerdoni e avete visto gli altri film sugli X-Men, vi piacerà sicuramente (nonostante i WTF?).
Ma ditemi voi, se avete visto ‘sti filmocci, che ne pensate.