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Non c’è dubbio che la Francia si trova in una tenaglia. Non può escludere l’esercito del Mali dalle operazioni poiché il suo intervento sarebbe immediatamente qualificato come aggressione a una nazione sovrana. Non può lasciare il campo perché l’esercito del Mali, a più riprese sconfitto sia dai Tuareg dei MNLA che dagli islamisti ,ha sete di vendetta sulla popolazione, nonostante a suo tempo questa abbia subito, e non chiesto, l’arrivo degli jihadisti.
Occorre ricordare che la popolazione, in maggioranza Mandinga, di pelle nera del sud Mali ha sempre visto di malocchio sia la componente araba che quella Tuareg, di pelle bianca, che costituisce la maggioranza del nord, la regione povera e trascurata dell’Azawad.
Al seguito delle truppe regolari arriva la milizia Ganda Koy, una formazione razzista regolarmente armata dal governo negli anni addietro, nemica tradizionale dei Tuareg.
Sia Amnesty che Repoter senza frontiere hanno già denunciato crimini contro la popolazione, vedere fonti in Northern MALI: the abuses of the army on the population are not new
Non è chiaro come potrà uscirne a testa alta la Francia, tanto più che l’arrivo delle truppe dei paesi vicini, sotto l’ombrello della missione affidata dall’Onu, porterà in Mali contingenti restii a collaborare sotto un comando unitario. Al momento, il capo dell’esercito congiunto dei pae4si dell’Africa Occidentale è Alassane Quattara, l’uomo insediato da Sarkozy alla presidenza della Costa d’Avorio, dopo la cattura e l’invio alla Corte Penale Internazionale di Laurent Ggabgo. L’esordio della presidenza di Ouattara è stato segnato da uccisione e torture sulla popolazione civile, rivalsa contro veri o presunti sostenitori del suo predecessore.
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Per l’origine della ribellione Tuareg dell’Azawad veder
INDIPENDENZA, sogno e lotta dei TUAREG del Mali-