Brian Moore (il suo Curriculum vitae non necessita di essere riassunto) scrive sul Telegraph: "L'errore più comune riguardo allo sport d'élite è che la mancanza di cuore o patriottismo di una squadra è la causa del suo fallimento. Raramente è così. Se volete una prova date un'occhiata ad entrambe le semifinali di Heineken Cup del week-end". E poi: "La riluttanza giustificabile nel prendere i giocatori del Top 14 francese per il tour dei Lions dipende dal fatto che essi non si uniranno al resto del gruppo fino alla metà della seconda settimana e ciò limita il tempo che hanno per assimilare e ambientarsi. Tuttavia, Wilkinson non bisogno di provare che può giocare per i Lions".
Altra tesi a favore della chiamata di Wilko: che con il tempo ha dimostrato che per quanto non possa essere al 100%, non è mai sceso sotto un certo standard minimo di prestazione "e lo stesso non può essere detto degli sfidanti", ovvero Farrell, Dan Biggar e Jonathan Sexton, citati nelle righe precedenti. "Se devi giocare una partita dove l'accumulare punti è basato sulla potenza e la corsa per linee dirette di gente atletica e grande, c'è un miglior Numero 10 a disposizione di Gatland?".
Mick Cleary è di opinione opposte, dalle stesse colonne di Moore. E ricorda che la finale del campionato francese si disputa il 1° giugno, lo stesso giorno in cui i Lions apriranno ufficialmente il loro tour affrontando i Barbarians a Hong Kong. Il Tolone ha le carte per giocarsela o, mal che vada, di disputare la semifinale. E riesuma un altro punto fermo nella discussione che interessa il rugby inglese al momento delle convocazioni: "I giocatori sono andati in Francia per far proseguire le proprie carriere. Conoscevano i rischi. Anche Wilkinson, quando si è ritirato dagli impegni con l'Inghilterra dopo la Rugby World Cup 2011".
In più per Cleary c'è il contesto mediatico, perché un personaggio come Jonny si porta dietro l'interesse e la pressione - poi Down Under hanno sempre quel drop nella finale di Sydney 2003 da digerire. "Non è l'incarnazione dell'ego, ma ha bisogno di tempo e spazio per soddisfare il suo stato mentale di perfezionista. Gatland ne è cosciente", è l'opinione del commentatore sportivo che tira in ballo quindi il selezionatore neozelandese e la fermezza e l'autonomia di pensiero mostrate nelle scelte dello staff finora operate - come l'aver preferito Andy Farrell alla fedele spalla Shaun Edwards. Dunque, partendo dal presupposto che secondo Cleary Gatland è deciso a scegliere solo due aperture, meglio rinunciare a Wilkinson per non giocare al ribasso con Farrell o Sexton che invece guadagnerebbero in impatto ed energia dalla competizione a due.
Un pensiero o l'altro, del Re si parla ancora molto. E' tornato a Twickenham, Legittimo, ma è come se non se ne fosse mai andato.