Il realismo della TV

Creato il 29 ottobre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

A partire dalla seconda metà degli anni ottanta e poi per tutto il decennio successivo e oltre, la produzione giornalistica televisiva si è trovata a discutere e a confrontarsi su un fatto ricorrente: il realismo del piccolo schermo.

Nuovi programmi, nuovi generi e nuove ideologie dell’informazione televisiva nati dalle nuove esigenze emergenti che hanno messo  in evidenza l’attitudine realistica del  teleschermo intesa come capacità di portare all’attenzione generale storie vere  a cavallo tra dimensione pubblica e privata di persone precedentemente escluse dalla visibilità catodica, di gente che improvvisamente balza dall’anonimato di spettatore al ruolo più o meno consapevolmente di attore protagonista.

Il richiamo ossessivo alla veridicità del racconto, il ricorso all’uso della gente comune, la spettacolarizzazione dei sentimenti, la richiesta di un atteggiamento implicitamente voyeuristico e curioso hanno attraversato in questi anni un certo modo di far televisione finendo per identificarsi con l’essenza stessa della televisione.  Fino ai giorni nostri dove spesso viene frainteso l’apparente potenzialità  del mezzo  con  l’etichetta di  “Tv verità”  per tutte le informazioni e i generi trasmessi.

La definizione di Tv verità è stata coniata per tutte le trasmissioni che hanno cercato di instaurare un rapporto più diretto possibile con la realtà abbattendo  i confini, per lasciare spazio all’irruzione  degli avvenimenti reali allo stato puro. Ed eccoci allora trasformati in attenti scrutatori,  a seguire  per giorni e giorni  l’avvicendarsi dei  fatti accanto ad una televisione che si pone  l’obiettivo di  trasmettere tutti i dettagli immediatamente registrabili, per  raccontare allo spettatore la “realtà con la realtà”,  occupandosi con spregiudicatezza delle reazioni, delle rabbie, dei sentimenti delle persone di casa nostra.

Aspre critiche legate alla possibile violazione della privacy o alla speculazione sul dolore degli ospiti in studio  o delle persone riprese dalle telecamere  non hanno interrotto la proliferazione del genere e oggi ci troviamo di fronte alla conferma di una società con  una spiccata globalizzazione di gusti e di tendenze televisive mosse dalla sete di presenza e rappresentazione televisiva di cui soffre la massa nella cultura contemporanea. Tutti vogliono comparire in TV, e tutti vogliono che la propria identità ed esistenza, la cui percezione può essere assai impoverita nella società post-moderna, siano confermate e valorizzate dalla televisione.

Le generazioni precedenti si  accontentavano di crescere guardando la televisione, oggi il pubblico del terzo millennio vuole crescere facendo la televisione e tutto questo è confermato anche dall’esponenziale crescita dell’uso di You Tube,  dei social network e dello spazio Tv.  La constatazione delle  combinazioni  in cui voyeurismo ed esibizionismo possono incontrarsi o non incontrarsi nella cultura televisiva contemporanea, è sempre più diffuso nel palinsesto della televisione, e si rivolge ad un pubblico desideroso di rompere le barriere, gli ostacoli, le interposizioni che caratterizzano il rapporto fra gli spettatori e la realtà.

In altri termini, al fine di sedurre gli spettatori, i media, e quindi anche la televisione, simulano una propria sparizione a vantaggio di una ripresa diretta, immediata e incondizionata della realtà.

Una realtà descritta come spontanea che  pretende di  rispecchiare fedelmente e senza tramiti, l’ansia di conoscere in che modo i nostri simili affrontano le loro crisi personali; la brama di giustizia e di rafforzamento delle norme sociali; la sensazione di potere che deriva dalla conoscenza relativa alla vita altrui; il piacere di partecipare al gioco delle passioni rappresentate;

E se il piacere dello spiare le vite degli altri, e del decidere della loro sorte con un colpo di telefono, non fosse che una pallida riproduzione del piacere di Dio di fronte allo spettacolo della vita umana, ove tutti si affannano in attesa che una voce tuoni la fatidica frase “sei stato eliminato”?