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Il referendum che non si farà con le amministrative: la misura del Paese Reale

Creato il 03 marzo 2011 da Cristiana

Il referendum che non si farà con le amministrative: la misura del Paese RealeNon fare il referendum con le amministrative ha un risvolto ancora più negativo dello spreco di soldi pubblici: dimostra la considerazione che questo Governo ha degli italiani.

Li considera dei pigri che non andranno a votare ANCHE a giugno o comunque SOLO per un referendum sul legittimo impedimento.

Non sarebbe il caso di condurre questa battaglia come rivalsa popolare, come smacco al regime?

Mi dicono da più parti che qualcosa sta cambiando, lo leggono nei volti della gente, nei sit-in nelle manifestazioni. IO non ho questa impressione e non perché come dice qualcuno me lo dice il mio fruttivendolo (che anzi si fida ciecamente di Bersani, ma anche di me e quindi esce dai cliché giustamente denunciati da Luca Sofri qui), ma perché lo sento nella somma delle persone che in questi 17 anni lo hanno votato prima con entusiasmo, poi per inerzia, poi addirittura per dispetto a una sinistra che non si è mai fatta l’esame di coscienza o non si è mai dimostrata all’altezza. (vedere p.s. a fine post)

Ora…siamo davvero in grado di misurare il Paese Reale? Ecco: la partecipazione al referendum in una data in cui ci sarà SOLO il referendum, può essere la prova che la misura è colma, che la temperatura è arrivata al fine vita, che la pressione sta per far scoppiare i tubi e che davvero si è messo in moto un processo irreversibile.

LO può essere più di 10 milioni di firme raccolte in pochissimo tempo dal PD, più della manifestazione delle donne, più di quella per la libertà di stampa o quella bella e sprecata del Popolo Viola: dobbiamo usare lo strumento della democrazia. Ridarle dignità.

Resta inteso: non deve essere una cosa contro Berlusconi. Molti non lo capirebbero e si sentirebbero usati. Deve essere orgoglio nazionale: anche di andare a votare, per assurdo votando no. Riappropriamoci dello strumento della democrazia, del pensiero del Paese, qualunque esso sia.

Non conducendo una battaglia anti-berlusconi, ma dicendo: cara Italia partecipa. Torna a dire la tua, alzati, cammina. Parti. Dopo 150 anni, finalmente parti.

p.s. Ha ragione Luca Sofri quando dice che non possiamo ridurre il Paese Reale alle chiacchiere da bar né alla battuta del collega, ma per chi come me viaggia attraverso le dinamiche del Paese (per forza, non per voglia) ogni giorno ed entra ed esce da medie aziende, da officine, da negozianti, dai circoli del PD, da chi mi ha votato…la sera la summa degli impulsi complessi porta ad un’unica direzione: l’Italia è fregona, si indigna poco perché altrimenti dovrebbe indignarsi anche di se stessa e quindi assolvendo Berlusconi assolve se stessa, ma è romantica, cinica e vuole qualcuno che semplifichi. Ecco…non c’è un solo italiano che dice: se tutto fosse più semplice ci sarebbero meno tasse, io fregherei di meno, e via dicendo. Sembra banale ma non lo è. Un paese complesso è un paese in cui si deve sopravvivere e la sopravvivenza passa per la scorciatoia, non per la via maestra. Si sa.

Come definireste un imprenditore (il più grosso della sua regione, quasi) che confessa di essere stato un figlio di contadini che portava le uova al barone (ancora, sì, negli anni 60), che si definisce ex comunista ora socialista, che vota Berlusconi, che si dichiara assolutamente contro il PD e che i gay (solo i maschi precisa) gli fanno schifo, che in ogni caso possono fare ciò che vogliono, io lesbica forse, però, potrei anche crescere un figlio con la mia compagna? Ha ragione Luca Sofri: solo un italiano.

 


Filed under: BERLUSCONI, IMPOLITICO

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