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Il referendum lituano mette in evidenza un problema dell’Unione Europea allargata

Creato il 10 marzo 2014 da Conflittiestrategie

[Traduzione di C&S da: Lithuania's Land Referendum Highlights a Broader EU Problem | Stratfor]

Riassunto

Solo una settimana dopo che un referendum contro l’immigrazione in Svizzera ha portato a tensioni con l’Unione europea, un altro paese potrebbe affrontare una situazione simile. In Lituania un gruppo di agricoltori, sindacati e partiti politici ha raccolto un numero sufficiente di firme per organizzare un referendum contro la rimozione del divieto di vendere terreni agli stranieri. Dal momento che la Lituania ha concordato con l’Unione Europea l’abolizione di tali restrizioni entro metà anno, il loro mantenimento porrebbe Vilnius in violazione delle leggi europee. Il referendum è un simbolo del fragile equilibrio tra sovranità e sovranazionalità che regge l’Unione Europea e del crescente divario tra i cittadini europei e la burocrazia nazionale e sovranazionale. Mentre il governo lituano può prendere misure per scongiurare una grave frattura con l’Unione Europea nel breve termine, questi episodi diventeranno più frequenti in tutto il continente nei prossimi anni.

Analisi

Quando la Lituania ha aderito all’Unione Europea nel 2004, le fu permesso di vietare temporaneamente la vendita di terreni agli stranieri. Era previsto che Vilnius eliminasse tali restrizioni nel maggio 2014 (il termine originale era il 2011, ma a Vilnius fu concessa una proroga). L’avvicinarsi della scadenza di queste restrizioni ha indotto una reazione da parte di diverse forza locali – compresi partiti politici come l’Unione Nazionalista Lituana e l’Unione dei Contadini e Verdi Lituani nonché produttori agricoli locali. Questi gruppi ritengono che l’abolizione del divieto attuale potrebbe portare i prezzi dei terreni fuori della portata per la maggior parte dei lituani e vuole che il divieto venga reso permanente. Il 17 febbraio le autorità lituane hanno dichiarato che gli attivisti avevano raccolto firme sufficienti (300.000) per indire un referendum, che dovrà tenersi tra maggio e luglio e ha bisogno di un quorum del 50 per cento per risultare vincolante.

Il significato del referendum

Questo episodio è simbolico per diverse ragioni. In primo luogo, riguarda il possesso della terra, il simbolo ultimo della sovranità. La questione della proprietà terriera è un tema molto sentito in diversi paesi; l’acquisto di proprietà da parte di stranieri è guardato con sospetto e diffidenza. La maggior parte dei paesi che hanno aderito all’Unione Europea tra il 2004 e il 2007 sono stati autorizzati ad applicare divieti temporanei e hanno faticato ad adeguarsi a nuove regole alla loro scadenza. La questione ha generato polemiche in Romania, Ungheria e Bulgaria, che hanno tutte minacciato di rendere i divieti permanenti. Alla fine questi paesi hanno deciso sì di revocare i divieti ma mantenendo pesanti vincoli burocratici per rendere difficile agli stranieri l’acquisto di terre.

La questione è particolarmente delicata in Lituania, una piccola nazione di appena 3 milioni di persone la cui storia è stata caratterizzata dalla costante minaccia di invasione da parte dei suoi potenti vicini. I sondaggi mostrano che circa due terzi dei lituani si oppongono alla vendita di terreni agli stranieri. Questi ultimi sono già autorizzati ad acquistare terreni a determinate condizioni – devono essere residenti nel paese e dimostrare di gestire attività agricole – e gli investitori stranieri possono acquistare terre per il tramite di società lituane, ma la prospettiva di un’apertura più ampia sta rendendo nervosi alcuni lituani.

Gli eventi in Lituania stanno anche evidenziando il fragile equilibrio dell’Unione Europea tra sovranità nazionale e di integrazione sovranazionale. L’Unione Europea è stata costruita in modo tale che alcuni aspetti della sovranità nazionale sono stati affidati a istituzioni sovranazionali, mentre altri sono rimasti sotto il controllo nazionale. Due fattori minacciano questo fragile equilibrio. In primo luogo, la crisi europea sta costringendo i paesi membri a riconsiderare le proprie posizioni nel blocco continentale. Qualche volta ciò accade a livello di governo, come nel Regno Unito e in Ungheria, i paesi più fortemente critici verso l’integrazione europea. Ma la maggior parte delle volte questo processo si svolge al livello degli elettori, come dimostra la crescente popolarità dei partiti nazionalisti in tutto il continente. Il secondo fattore è la conseguenza naturale del processo di integrazione: più profondo esso diventa, più è difficile per le nazioni rinunciare a nuovi livelli di sovranità sui quali esse diventano progressivamente più sensibili.

Infine, il referendum lituano è un esempio delle crescenti tensioni tra i governi e le loro costituzioni. I principali partiti politici della Lituania, sia al governo che all’opposizione, rifiutano il referendum perché metterebbe a repentaglio la posizione del paese nell’Unione Europea; Bruxelles imporrebbe probabilmente delle sanzioni se un divieto permanente venisse approvato. Il governo svizzero ha fatto un ragionamento simile, cercando di convincere gli elettori a respingere il referendum sulle quote di immigrazione, che avrebbe compromesso gli accordi di Berna con Bruxelles in diverse aree. Tuttavia, Svizzera e Lituania stanno faticando a convincere un numero crescente di elettori che vedono l’Unione Europea come una minaccia alla sovranità e all’identità nazionale.

Democrazia: dilemma dell’Unione Europea

Questa situazione è quantomeno paradossale. I governi nazionali e le istituzioni sovranazionali sono preoccupati per la loro legittimità, così molti sforzi vengono fatti per rafforzare la partecipazione popolare ai processi decisionali nazionali e sovranazionali. La maggior parte degli Stati membri dell’UE permette ai cittadini, a determinate condizioni, di organizzare referendum, e spesso scelte cruciali che coinvolgono l’Unione Europea sono oggetto di referendum. Inoltre è stato progressivamente valorizzato il ruolo del Parlamento Europeo, l’unica istituzione internazionale i cui membri sono eletti democraticamente.

Tuttavia, la democrazia ha spesso dimostrato di essere pericolosa per il progetto europeo. Nel 2005 referendum tenuti in Francia e nei Paesi Bassi hanno infranto la Costituzione Europea. In Danimarca i referendum hanno costretto il paese fuori della zona euro nei primi anni 90. Un referendum negativo in Irlanda ha quasi bloccato il Trattato di Nizza nel 2001. L’applicazione del principio democratico non sta granché premiando nemmeno lo stesso Parlamento UE, dato che le elezioni di quest’anno saranno contraddistinte dalla crescita di partiti nazionalisti che vogliono congelare o addirittura invertire il processo di integrazione europea.

I politici europei hanno quindi raggiunto una posizione scomoda: la mancanza di democraticità dell’Unione Europea sta danneggiando il blocco continentale, ma lo stanno danneggiando anche i tentativi di renderla più democratica. Questo dilemma diventa particolarmente rilevante in tempi di crisi economica, quando il populismo è in aumento e partiti politici fanno della critica a diversi elementi di integrazione nell’UE (dalla libera circolazione delle persone al libero mercato) un’arma per attirare gli elettori scontenti.

Si può scorgere questo fenomeno non solo nelle frequenti votazioni popolari contro il processo di integrazione, ma anche nella difesa delle sovranità nazionali da parte delle singole istituzioni statali. La decennale battaglia tra la Corte Costituzionale Tedesca e la Corte di Giustizia Europea per decidere se la legislazione dell’UE sia superiore alla Costituzione tedesca ne è l’esempio più lampante (come mostra la recente contestazione da parte della Corte Costituzionale tedesca del programma di acquisto di bond della Banca Centrale Europea). Come con i referendum nazionali, l’intensificarsi del processo di integrazione renderà questo dibattito ancora più frequente – e virulento – in futuro, con l’alzarsi della posta in gioco.

Nel breve periodo, il governo lituano ha qualche spazio di manovra. Vilnius probabilmente cercherà di placare gli agricoltori introducendo alcuni limiti alla vendita di terreni agli stranieri, come altri paesi hanno fatto negli ultimi mesi. Tuttavia, a questo punto non è chiaro se ciò sarà sufficiente per annullare il referendum o addirittura per convincere i cittadini a sostenere il governo nel caso il referendum venisse confermato. La Corte Costituzionale lituana ha recentemente espresso preoccupazioni circa la legittimità del divieto di vendita di terreni agli stranieri, così i giudici lituani potrebbero anche contestare il referendum. Tuttavia, anche se la Lituania riuscirà a scongiurare questa specifica crisi, si tratterà solo di un sollievo temporaneo per i responsabili politici dell’UE, perché referendum simili potrebbero tenersi in futuro in qualunque altro


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