“…colma di libri e solo di libri, piena la cantina e la soffitta non è bastata, la mia cucina è piena, la dispensa e il gabinetto pure, solo i passaggi per le finestre e i fornelli sono liberi, in gabinetto c’è solo quello spazio sufficiente per potermi sedere, sopra il vaso del water all’altezza di un metro e cinquanta già ci sono le travi e le tavole e sopra fino al soffitto si ergono libri, cinque quintali di libri, basta un unico movimento imprudente nel sedersi, basta un imprudente gesto in alto e io urto la trave portante e mi vola addosso mezza tonnellata di libri e mi stritola coi calzoni abbassati”
Così scrive Bouhmil Hrabal in Una solitudine troppo rumorosa ( Einaudi 2014), testo scoperto nel volume Sulle strade del silenzio di Giorgio Boatti.
Leggere è una delle mie predominanti passioni; raccogliere libri, attingervi per conoscenza e riflessione, per svago e diletto. Leggere è una maledizione perché, come dice bene Hrabal, i libri si annidano in ogni angolo della casa, superata la soglia definita della libreria. I libri che ho in casa sono tutti letti, non compero per fame di editoria; compro, prendo in prestito, per pura passione di lettura.
Amo la carta, il silenzio del libro, l’estraniarmi in altri mondi; amo i caratteri di stampa, le copertine, il tatto della pagina.
Io, se potessi, vivrei qui.
Biblioteca Malatestiana di Cesena
Questa mattina, leggendo questo post qui, ho avuto modo di riflettere su cosa sia per me la scrittura.
Parto dal presupposto che non tutti coloro che scrivono sono da considerarsi scrittori, come non tutti coloro che scrivono poesia sono da considerarsi poeti. Anzi, a dire il vero, solo pochi possono fregiarsi di tale titolo.
Troppo spesso si crede che gettare sulla carta il proprio impulso e cuore, sia scrittura e poesia. Se tocca il cuore del lettore è poesia, altrimenti no.
Affermazione per me molto errata: lo scrittore è un artigiano che lavora, cesella, modella seguendo sì, un’indole, ma anche regole. Il lavoro della scrittura prevede tempi lunghi di correzioni, di riletture, di piccoli aggiustamenti, parole modellate nel tentativo di renderle perfette.
Lo scrittore deve essere capace di scrivere di ogni argomento, qualora richiesto, mettendo in ogni dove la stessa passione e dedizione; lo scrittore, il poeta, non è un visionario, ma un regista della compiutezza.
Io, quando leggo, ricerco lo stile, l’armonia, non intendo la leggerezza, ma la comprensione. Un libro o una poesia devono guidarmi, non devo essere io costretta a seguire loro.
Occorre, è vero, anche il cuore, ma con moderazione; di autobiografie e di io ne sono piene le librerie, ricche come sappiamo, solo di invenduti.
“salva un albero, rileggi quello che hai scritto e cestina!”
Chiara