“Lascia perdere. Parla d’altro! Non puoi farcela!”. Sono le cose che mi sono detta quando ho saputo di questa storia. Per un po’ sono stata lì, immobile, a decidere sul da farsi. Troppo cruda e troppo triste per essere raccontata.
Jen si ammala di tumore al seno soltanto 5 mesi dopo il loro matrimonio. Il progetto fotografico è diventato un libro, scaricabile in versione digitale, dal titolo “The Battle we Didn’t choose. My wife’s fight with breast cancer” ( “La battaglia che non abbiamo scelto. La lotta di mia moglie con il cancro al seno”).
I proventi andranno ad un’associazione no-profit, fondata da Merendino in onore di Jen, per aiutare economicamente tutte le donne affette dalla medesima malattia, che devono sostenere le cure, “The love you Share”. (“L’amore che condividi”).
Merendino ha voluto documentare tutto, anche gli aspetti più duri della malattia della moglie, dalla caduta dei capelli, effetto
Immagini inquietanti ed impietose che richiedono una buona dose di coraggio anche solo da parte di chi le guarda. Si materializza davanti ai nostri occhi il calvario vissuto dalla coppia, ci si immedesima in situazioni che purtroppo sono comuni. La morte ha colpito accanto ad ognuno di noi e noi l’abbiamo “odorata”, abbiamo compreso.
Sapevamo già, quando entrando in “quella stanza”,(e tutti ne abbiamo avuta una), ci stampavamo sulla faccia il più doloroso dei sorrisi. In seguito ci siamo ritrovati a chiederci chi mai abbia potuto darci tanta forza! Forse non lo abbiamo mai assimilato. Ed eccola lì la morte, chiara di fronte a noi, in quegli scatti di una donna che ha perso la sua battaglia. Ha perso la vita a 40 anni.
“Jen mi ha insegnato ad amare, a sentire, a dare, a credere negli altri e in me stesso. Non sono mai stato così felice come in quel periodo”, scrive Angelo nel sito dedicato al progetto. Nella sezione “Our story”, (“La nostra storia”), Merendino racconta l’avventura con la sua donna, partendo dagli inizi. “La prima volta che l’ho vista ho capito. Ho capito che lei era l’unica. Sapevo, come mio padre dopo il primo incontro con mia madre, che l’avevo trovata”.
Come trovare il coraggio di scattare certe foto? Sarà la domanda che si è sentito più volte rivolgere. Ce lo spiega lui stesso: “Appena fu diagnosticato il tumore, Jen iniziò subito i trattamenti. Qualche mese dopo abbiamo iniziato a notare come le nostre famiglie e i nostri amici non capissero quanto seria fosse diventata la sua malattia e abbiamo sentito il loro supporto venire meno. La nostra vita era diventata un insieme di appuntamenti dal medico, di trattamenti e di “effetti collaterali”. Non ci aspettavamo risposte, avevamo solo bisogno della loro presenza. Fu allora che iniziammo a fotografare la nostra vita quotidiana. La nostra speranza era che tutti vedessero cosa affrontavamo ogni giorno e che capissero meglio il cambiamento nella nostra vita”.
La sua speranza è che la storia di Jen possa mostrare alle persone che, anche se non si ha sempre la risposta giusta, l’importante è esserci. Non scappare via. Il messaggio che Merendino vuole lanciare è molto semplice. “Fare una mammografia. So che è spaventoso, ma è l’unico modo per prendersi cura del proprio corpo”.
Scappare via. È proprio quello che vorrei fare. Correre lontano e nascondermi, come tutte le persone che sanno immedesimarsi in questa storia. Come tutte le donne che amano. Ce l’ho fatta. L’ho raccontata. Una storia triste che inneggia alla speranza, ma soltanto per altra gente. Perché l’ultima foto di Angelo ritrae una lapide grigia, di marmo. Poche essenziali parole: “Jennifer, 06/12/1971 – 22/12/2011. Moglie, figlia, sorella, amica devota ed indimenticata”.
Questo accadeva due anni fa.
Written by Cristina Biolcati