Qualche mese fa prestai ad un'amica l'albo a fumetti intitolato Il respiro e il sogno di Berardi & Milazzo, pubblicato nel 1991 dagli Editori del Grifo all'interno della collana La nuova Mongolfiera. La mia amica ama i fumetti ma non conosceva Ken Parker: decisi quindi di farglielo conoscere attraverso una storia a colori che è la summa dei temi affrontati nelle avventure di Lungo Fucile e, nello stesso tempo, è anche uno degli apici stilistici raggiunti dalla coppia di autori. La reazione della nuova lettrice kenparkeriana fu entusiasta: non si sarebbe mai aspettata di leggere con tale interesse una storia, anzi quattro brevi racconti, a fumetti in cui non compare nemmeno un baloon. Questa è infatti la peculiarità de Il respiro e il sogno. Ken è immerso nella natura, durante le quattro diverse stagioni dell'anno, e interagisce con animali e indiani crow di cui non conosce la lingua. Quattro storie mute, perché le parole non servono. E laddove farebbero comodo, interviene il linguaggio dei segni a consentire la comunicazione tra Ken e gli indiani.
Il tema ecologista, uno dei più importanti di tutta la saga, è dominante: la natura viene rappresentata ora con toni poetici ora anche nelle sue manifestazioni più violente.Il rapporto di Ken con gli animali è protagonista assoluto in due racconti. Nel primo, Cuccioli, ambientato in un gelido e innevato bosco invernale, troviamo Lungo Fucile cacciatore di una cerbiatta che prima ferisce e poi, pentito, soccorre accudendo anche i suoi cuccioli. Qui sembra che Ken saldi il suo debito nei confronti del mondo animale. Il suo prodigarsi amorevole fa tornare alla mente infatti le cure che lui ricevette, nella condizione di infermo e disperso nella foresta innevata, dalla cagnetta Lily, in quell'indimenticabile episodio della serie Cepim in cui troviamo il primo speciale rapporto di Ken con un animale. La spietata legge della natura, che prevede cacciatori e prede, colpisce nel drammatico finale la cerbiatta ristabilita dalla ferite e i suoi cuccioli, quando un malridotto indiano uccide tutta la famiglia di cervi per poter sfamare la sua. Ken dimostra tutta la sua umanità: prima, colto dalla rabbia, reagisce imbracciando il fucile con un'espressione inferocita, per poi placarsi subito, non appena si rende conto dello stato di grave indigenza in cui versano i vagabondi indiani. Una mano alzata a mo' di saluto e si chiude un incontro intenso fra due esseri umani durato pochi istanti, in cui hanno giocato solo sguardi e gesti. Senza parole.Anche nel terzo racconto, Soleado, ambientato in un arido e torrido paesaggio semidesertico, Ken si spende aiutando un animale in difficoltà. In questo caso l'oggetto delle attenzioni è una cavalla selvaggia pronta a partorire. Piene di dolcezza e di ironia sono le scene in cui il Nostro si prende cura della mamma e del piccolo. Fino all'attacco improvviso di un superbo stallone. La riconoscenza della cavalla nei confronti di Ken si manifesta nel suo rapido intervento a bloccare il fatale impeto del maschio. I tre quadrupedi si allontanano insieme e l'episodio si chiude circolarmente con la stessa sequenza di vignette: la mano di Ken che ripara lo sguardo dagli accecanti raggi del sole.
Nel secondo racconto, La luna delle magnolie in fiore, il risveglio primaverile della natura e dei sensi amorosi sono i temi protagonisti. Si tratta dell'episodio più allegro, anche se non mancano momenti drammatici. Ironia e dolcezza segnano l'incontro di Ken con una coppia di indiani crow, fratello e sorella. Se con l'uomo Ken ingaggia una divertente competizione sulle rispettive capacità di cacciatore (realizzato attraverso il linguaggio dei segni), con la ragazza è tutto un gioco di sguardi e sorrisi fino al dono finale di un fiore. Non manca l'intervento degli animali: drammatico quello di un puma che azzanna a morte il cavallo dei due fratelli (finendo comunque ammazzato da Ken), divertente quello della coppia di castori in fase di corteggiamento che fa da contrappunto ai timidi e, alla fine, vani approcci di Ken verso la ragazza indiana.Se una dolce malinconia accompagna le vignette finali de La luna delle magnolie in fiore, un profonda amarezza pervade il quarto racconto, Pallide ombre, l'episodio più articolato e complesso. Ken si trova ancora a caccia, ma questa volta la canna del suo lungo fucile bagnato da un'incessante pioggia autunnale è puntato su un bisonte solitario. Una serie di flash-back segna il cammino di avvicinamento di Ken verso l'animale. In questi ricordi il Nostro rievoca momenti della sua infanzia spensierata in compagnia di suo padre, dei suoi giochi all'aperto, dell'incipiente sentimento di rispetto nei confronti della natura e degli animali, rappresentati dagli enormi branchi di bisonti che un tempo popolavano le grandi pianure, del suo rapporto di amicizia con un indiano suo coetaneo (Due pance, che poi rincontreremo più avanti nello speciale Ai tempi del Pony Express) durante l'adolescenza e della rivalità fra i due per questioni amorose. Colpiscono allo stomaco i due flashback finali. Il primo vede Ken e Due pance assistere di nascosto allo scempio di un branco di bisonti perpetrato per puro divertimento da parte di un gruppo di bianchi viaggiatori di un treno. Nel secondo, Ken ormai scout dell'esercito, scorta insieme a dei soldati un gruppo malconcio di donne e bambini indiani attraverso un maleodorante tappeto di carcasse di bisonti. Lo sterminio degli animali come mesto presagio del genocidio degli indiani appare prepotente in questo racconto. Spiccano anche alcuni tratti caratteristici di Ken, quali il valore dell'amicizia che va al di là del colore della pelle: seme di quel sentimento di uguaglianza fra gli uomini che accompagnerà sempre Ken nella sua vita.
Per stemperare l'amarezza, il volume si chiude con Quack, omaggio a Paperino, la comica finale, ovvero tre tavole mute di un simpaticissimo duello impossibile fra Ken e Paperino, nate per celebrare il personaggio disneyano nell'anniversario della sua creazione.Questi quattro racconti, più la comica finale, sono rappresentativi di Ken Parker anche per lo stile e per i disegni. Il linguaggio cinematografico che aveva abolito le didascalie dopo alcuni albi della serie Cepim, qui elimina anche le parole. E allora sono i primi piani e l'espressività che solo Milazzo sa dare ai volti dei protagonisti, uomini ed animali, a recitare, a comunicare sentimenti ed emozioni. Poche tavole per raccontare tanto: e allora il ritmo della narrazione e la concitazione dell'azione sono ottenuti anche con il ricco alternarsi dei piani e dei campi. Gli acquerelli danno poi un tocco di verità e di vita alla pagina.