Il Ribelle: Raccontare l’Alba di un Nuovo Mondo

Creato il 18 dicembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Mondadori nella collana Oscar bestsellers ha rieditato il ciclo Il romanzo di Roma dedicato all’epopea dell’antica Roma, attraverso il quale affidandosi a vari autori, si propone di focalizzare l’attenzione sui grandi eventi e sui personaggi che permisero di creare il più grande ed evoluto impero degli ultimi 2000 anni. Il tentativo assai meritorio, mi pare quello di battere una strada, forse seguita con troppa poca convinzione in passato, che vada maggiormente incontro ai gusti del lettore moderno, abituato ad avere a che fare con la multimedialità, coinvolgendolo più intimamente. L’idea di fondo è infatti proprio quella di mettere da parte i fini didascalici tipici di una lettura nozionistica ed asettica della storia, avvalendosi di una forma di narrazione, il romanzo, che si focalizzi prima sull’uomo, visto a tutto tondo, che sulle sue imprese, perché, non dimentichiamolo mai, la storia con la S maiuscola, alla fine, è pur sempre una storia di Uomini. Il primo libro di questa nuova collezione è Il ribelle di Emma Pomilio, che si avvale della prestigiosa prefazione di Valerio Massimo Manfredi, il più noto ed importante degli scrittori storici italiani, che è anche il curatore dell’intera serie che si propone di esportare nel mondo il mito di Roma. La Pomilio, nata ad Avezzano nel 1955, figlia del noto scrittore Mario Pomilio, laureata in lettere antiche, è una grande esperta di storia romana e ha condotto studi specifici sull’istituto della famiglia nel mondo romano, con particolare attenzione alla schiavitù. Tra i suoi romanzi storici citiamo Dominus, La notte di Roma, Il ribelle, Il sangue dei fratelli. Con Il ribelle si indaga sugli albori di Roma, cioè proprio sui contrastati avvenimenti che portarono alla fondazione della città eterna. Il comandante della cavalleria di Tarquinia, il nobile etrusco Velthur, dopo essere stato costretto ad uccidere la moglie e l’ultimo dei suoi amanti, è obbligato a fuggire dalla sua patria e a lasciare dietro le sue spalle affetti, onore ed anche il suo nome: d’ora in poi sarà semplicemente Larth. Arrivato nei pressi del guado sul Tevere, un sogno divino lo convincerà a seguire i banditi che si nascondono sull’Aventino. Inizialmente il contrasto tra il nobile e raffinato etrusco ed i rozzi ed incivili banditi sembra quasi paradossale, ma, con il tempo, Larth scorge in essi fierezza, coraggio, onore e valore, ma soprattutto conoscerà Romolo che, a differenza del fratello Remo, prepotente e sanguinario, raccoglie in sé intelligenza, fascino e virtù che ne potrebbero fare un grande re.

Il romanzo si legge tutto d’un fiato, i ricordi scolastici che faticosamente fanno capolino nella mente del lettore, sfumati e quasi irreali, lasciano ben presto il posto ad un racconto vivo ed emozionante, ricco di pàthos ed avventura, che lo trasformano quasi in uno di quei film d’azione che tanto ci avvincono. Le figure dei protagonisti sono psicologicamente ben approfondite, ma senza esprimere un giudizio preconcetto che guidi già il lettore in una ben definita direzione, lasciando invece a chi legge la libertà di farsi un’idea dell’uomo, fatto di vizi e virtù, dietro le figure dei vari Numitore, Amulio, Faustolo, ma soprattutto di Romolo e Remo. Il mito, la storia e l’invenzione finiscono dunque per fondersi in un unicum che tiene unita la narrazione, la rende viva ed attuale e ci permette di re-imparare cose ormai perse tra i nostri più lontani ricordi. Larth finisce per rappresentare quasi l’uomo d’oggi, il lettore, che in una sorta di viaggio nel tempo, si ritrova catapultato in un’epoca, profondamente diversa dalla nostra, permeata di valori che sono sì gli stessi, ma rivestiti d’un abito profondamente diverso. La ricostruzione degli ambienti e dei personaggi, frutto di studi documentati ed approfonditi, assicura quella veridicità storica che permette ai personaggi di muoversi “naturalmente” in un mondo che ci si materializza di fronte fin dalle prime pagine e che ci terrà prigionieri fino alla parola fine. Le razzie, le battaglie, gli amori, diventano i necessari passaggi attraverso cui si compirà quell’evento che darà i natali non solo al mito di Roma, ma all’intera civiltà occidentale, usando naturalmente tutto quanto ci è stato raccontato dal mito: dalla visione augurale degli uccelli che farà preferire da parte degli Dei Romolo a Remo, all’uccisione di Remo stesso; dai riti di fondazione della città al ratto delle sabine; fino alla battaglia finale che permetterà a Roma Quadrata di sopravvivere ed eternarsi.


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