Il ricatto ( 2013 )

Creato il 25 marzo 2014 da Bradipo
Tom Selznick , grandissima promessa pianistica della musica classica , ritorna sulle scene dopo ben 5 anni di assenza volontaria dovuta alla figura barbina rimediata durante un esibizione mentre suonava un brano difficilissimo, La cinquette, composta dal suo maestro e mentore deceduto da poco.
In una serata organizzata dalla moglie, famosa attrice e cantante e da altri suoi amici Tom si esibisce al pianoforte davanti a una platea gremita.
C'è però qualcosa che non va: sul suo spartito ci sono strani messaggi scritti a piè di pagina e scopre di essere sotto tiro da parte di un cecchino che lo vuole obbligare a suonare La cinquette senza il minimo errore.
Altrimenti sarà un uomo morto e anche la moglie sarà morta.
Il concerto diventa una lotta disperata per la sopravvivenza.
Come prendere questo trascurabilissimo thrilleruccio spagnolo, girato in inglese e con attori americani?
Ci si può apprestare alla visione senza nulla pretendere, convinti di passare un'oretta e mezza a neuroni spenti, oppure ci si può arrabbiare per la pochezza dello spettacolo offerto.
Il film di Eugenio Mira cerca di rielaborare spunti venuti dal cinema del passato, soprattutto Hitchcock che viene citato addirittura scena per scena ( l'ultima parte de L'uomo che sapeva troppo, quella del concerto, scena dei piatti compresa), ma non si prende nemmeno la briga di rielaborare la lezione, inarrivabile del maestro.
Le sue sono citazioni grossolane, talmente ingenue che verrebbe voglia di urlargli un PERCHE? grosso come un grattacielo ( perchè chiami il protagonista Selznick come il produttore / mentore di zio Alfred?), l'omaggio rispettoso sfocia nella riproposizione fine a se stessa di stilemi di un passato glorioso.
Se la lettura superficiale di questo filmetto è veramente sconfortante, non va meglio se si cerca di studiarlo meglio tra le righe. Si parla di paura in palcoscenico, cioè di ansia da prestazione, del rapporto tra il performer e il suo pubblico ma anche dell'ignoranza di quest'ultimo ( che non si accorgerà mai dell'errore sull'ultima nota de La Cinquette).
L'errore che metaforicamente uccide l'artista , qui diventa rischio concreto di finire impallinato da parte di un killer misterioso.
E a questo proposito , quando vedo questi film, vien fuori il mio temperamento da ragioniere contabile: ora io non pretendo che dal punto di vista logico funzioni tutto e fili tutto liscio  ma perchè questo misterioso killer che ha organizzato tutto da tre anni , come dice lui in una battuta, ce l'ha tanto con Tom?
Mi son perso qualcosa?
E perchè nel finale ad alta quota , altra cosa vista , rivista e stravista, Tom cade sul pavimento e non si fa praticamente nulla ( dice che si è rotto una gamba ma cammina troppo bene per essersela fratturata) mentre l'altro che cade sul pianoforte, quindi un supporto maggiormente deformabile,  si fa malissimo ?
Perchè quando Tom è nell'ambulanza col suo lenzuolo di carta argentata addosso, gli passano davanti solo tre barelle con defunti e non quattro come dovrebbero essere ( e se il quarto è ferito dove l'hanno lasciato?) ma soprattutto mi spiegate il senso dell'ultima scena?
Potrei essere stato poco attento ma qualcosa sicuramente mi è sfuggito.
Se così non fosse allora quell'ultima scena si può spiegare come un goffo tentativo di tenere aperta la porta a un possibile seguito.
Il ricatto vorrebbe essere un thriller mozzafiato che si carica di evidenti intenti metaforici, ma i suoi tentativi di teorizzare la suspense falliscono miseramente.
Eugenio Mira, prima compositore che regista coniuga in questo filmetto le sue due passioni, la musica e il cinema ma gli va male.
Se la sua regia spazia da uno stile all'altro portando lo spettatore sulle montagne russe è la sceneggiatura che con tutte le sue voragini è la zavorra di un film che vuole essere una sfida: si può girare un thriller che per la maggior parte si svolge davanti a un pianoforte? Un po' come In linea con l'assassino di Schumacher si svolgeva quasi tutto dentro una cabina telefonica o anche Buried il thriller di Rodrigo Cortes che aggiornava il tema della claustrofobia ambientando un intero film in una bara.
E non è un caso che il suddetto Cortes sia tra i produttori de Il ricatto.
Elijah Wood si impegna tanto , ma dopo la trilogia de Il Signore degli Anelli, ha azzeccato poco o nulla della sua carriera, eccetto per il brillante Maniac di un paio di anni fa, mentre Cusack oramai ha fatto l'abbonamento a parti da villain psicotico e umidiccio.
Ma qui compare veramente poco ed è pertanto ingiudicabile a meno che non si veda in versione originale.
Vedere questo film proiettato nelle nostre sale ( poche in verità ) fa montare  ancora di più la rabbia.
Con tanto bel cinema in giro perchè andiamo a pescare robetta trascurabile come questa?
 ( VOTO : 4 / 10 ) 

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