Nella speranza che il governo Monti non ceda al ricatto del voto della destra, Gad Lerner lancia la provocazione: “E’ possibile che ci sia un accordo fra Monti e Berlusconi perché non si tocchi la governance del servizio pubblico? – Il governo non farà nulla, perché è sotto ricatto?”
In effetti il braccio di ferro politico dovrebbe scatenare la reazione dell’opposizione ma si sa l’Italia è un paese diverso e tra conflitto di interessi e potere da tempo si è stipulato un accordo. Rai e giustizia sono strumenti con cui opera il potere, in un momento di difficoltà economica nazionale vendere la Rai per fare cassa avrebbe senso ma, in realtà è solo una lotta di potere che l’attuale governo dovrà affrontare facendo scelte durature molto importanti e coraggiose. L’annuncio del ministro Passera che informa sulla mancanza di tempo per riformare la Rai (come aveva promesso Monti nel gennaio scorso), quindi il cda verrà rinnovato secondo le procedure della legge Gasparri, cioè attraverso designazioni politico-partitiche, fa supporre, che l’attuale governo non abbia la forza decisionale sul controllo della Rai.
Va bene che in Italia televisione e politica sono considerati da anni una cosa sola. Ma è mai possibile che scoppi la rivolta del PDL solo perché il governo Monti vuole intervenire sulla RAI, alla scadenza del suo consiglio d’amministrazione? E’ chiaramente uno scontro tra avversari che vogliono il potere, i partiti politici devono ancora interiorizzare il fallimento precedente e adesso dopo il belusconismo non ce la fanno a risolvere i gravi problemi italiani.
La Rai è stata ed è tutt’ora una grande istituzione culturale del paese, ha istruito, divertito, è stata pluralista, ha avuto responsabilità importanti, solo ultimamente è degenerata. Deve restare pubblica anche se autonomia e indipendenza dai partiti politici per ora non sono ipotizzabile, attendiamo una riforma. Un’ occasione che il governo tecnico non dovrebbe farsi sfuggire.