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Il Riformista al round finale: venerdì la liquidazione della società editrice

Da Kobayashi @K0bayashi

Brutte notizie per Il Riformista, il quotidiano diretto da Emanuele Macaluso e gestito dalla cooperativa editrice “Edizioni riformiste”. L’intenzione dell’attuale proprietà sembrerebbe infatti proprio quella di dare lo stop definitivo alle pubblicazioni, soprattutto alla luce della situazione non certo rosea delle casse societarie: secondo Italia Oggi, che ha effettuato una stima rielaborando dati aziendali, la testata viaggierebbe a un ritmo di perdite insostenibile pari a circa 2mila euro al giorno.

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Troppo, decisamente troppo per un quotidiano che al contrario in edicola ha da tempo mostrato evidenti lacune a imporsi a livello nazionale: assolutamente troppo basse le vendite, assestate a quota 3mila euro tra edicola e abbonamenti (in associazione alla rivista ufficiale dell’associazione politica Le Ragioni del Socialismo, edita dallo stesso Macaluso), e di conseguenza in caduta libera gli introiti pubblicitari, mentre l’andamento ondivago dei contributi statali al settore dell’editoria – nonostante il rifinanziamento del fondo pubblico per complessivi 120 milioni di euro – non consente di effettuare alcuna programmazione stabile per il futuro.

Per tutti questi motivi non ci si aspetta nulla di buono dalla convocazione dell’assemblea dei soci di venerdì 16 marzo che, all’ordine del giorno, prevede la messa in liquidazione della società. ”Il tutto senza aver dato comunicazione di questo né aver aperto un confronto con le organizzazioni sindacali con le quali, non più tardi di 3 mesi fa, l’azienda aveva chiuso un accordo per un contratto di solidarietà”, ha denunciato in una nota l’Associazione stampa romana.

Per Asr la chiusura del Riformista è ”un atto sconcertante: si fanno gli accordi, poi si cambia idea e si stracciano senza battere ciglio. Nel caso del Riformista tutto ciò avviene in un contesto in movimento, senza che siano ancora chiari i termini e le quantità del finanziamento pubblico, rischiando così di buttare a mare un’esperienza editoriale e un’intera redazione”.


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