E così è stato per Lanvin.
Forse mi sbaglio, ma prima di queste due collaborazioni non si parlava tanto dei due marchi. Guardiamo a Lanvin per HM: la più antica casa di moda francese, dopo un periodo fosco, aveva, grazie ad Alber Elbaz, recuperato un certo clamore, che però era ben nascosto e riservato agli addetti ai lavori. Per carità, nel caso di Lanvin io ero un neofita del mondo della moda, ma sembra che HM abbia coronato la risalita della maison e ne abbia aperto le porte al grande pubblico. Mentre per quanto riguarda Versace dovremo aspettare qualche tempo per dirlo, però troviamo delle costanti in tutti e due i casi:
L'azienda esce da un forte declino, nel caso di Lanvin anche di immagine, nel caso di Versace soprattutto finanziario. Comincia a farsi strada e arriva HM a proporre una collaborazione. E' un po' come spargere in terra i semi: ci si fa (ri)conoscere al grande pubblico con i propri pezzi più iconici -Ruffles o greche che siano- gettando le fondamenta per un ritorno sulle scene (Versace ad esempio ha annunciato che ricomincerà a sfilare a Parigi con l'haute couture). Lanvin, poco dopo la collezione per HM, ha fatto sapere che avrebbe aperto un negozio a Milano.
Vi pongo una domanda. Sarebbe stata la stessa cosa se l'avesse aperto senza la precedente collaborazione col colosso svedese? O avrebbe fatto meno scalpore? O la gente passando davanti ai lavori in corso, a via della Spiga, non avrebbe detto "Ehi, quello che ha firmato la collezione di HM!", ma "Apre un nuovo negozio, chissà chi sarà 'sto Lanvin!".
Staremo a vedere come andrà con Versace. Io credo che firmare una "capsule" con HM aiuti molto. L'importante, piccolo pensiero un po' elitarista, è che il brand non diventi eccessivamente commerciale, perchè poi arrivano le burine. E finora Lanvin è forse l'unica griffe le cui borse non ho mai visto addosso a una signora volgare. Solo riccone - di quelle che puzzano di ricchezza secolare che scarseggiano a Roma ma di cui Milano è piena- piene di buon, sobrio gusto.