Il riscatto delle università telematiche

Creato il 27 ottobre 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Negli ultimi anni la diffusione delle università telematiche ha subito un’impennata considerevole, sia in Italia che nel resto d’Europa.

Popolarità in crescita nonostante i dubbi.

La popolarità delle università telematiche cresce assieme ai dubbi che gli scettici continuano ad avere riguardo l’efficacia delle modalità d’insegnamento e la qualità dell’apprendimento di ogni singolo studente. Critiche che, nella maggior parte dei casi, vengono perpetrate senza alcun fondamento, sulla scorta di un pregiudizio che accompagna i Mooc – Massive Open Online Courses – sin dagli albori.

Recentemente però, grazie al lavoro svolto da un gruppo di ricerca appartenente al “Massachusetts Institute of Technology“, è stato dimostrato che i corsi online funzionano esattamente come le lezioni tradizionali, ed in alcuni casi anche meglio. Insomma, il mito dell’insegnamento di “serie B” viene sfatato una volta per tutte. Un passo avanti importante per tutte le università telematiche presenti sul territorio, che finalmente possono liberarsi di un fastidioso fardello. In Italia sono presenti numerosi atenei online che garantiscono una eccellente qualità d’insegnamento. Roma è la città presso cui hanno sede la maggior parte dei campus universitari telematici, seguita a ruota dalle principali città italiane.

Ma se la bontà dell’insegnamento può essere equiparata agli atenei tradizionali, lo stesso non si può dire delle statistiche relative al tasso di riuscita nel corso prescelto. Infatti studiare online richiede una ferrea auto-disciplina, elemento non di poco conto se si vuole raggiungere il traguardo prefissato entro i tempi prestabiliti.

Tasso di abbandono atenei online.

Purtroppo il tasso di abbandono degli iscritti presso le università telematiche è ancora elevatissimo, e a conti fatti, solamente il 10% degli studenti riesce a portare a compimento il proprio percorso di studi. Sebbene il New York Times abbia dichiarato il 2012 come “l’anno dei Mooc“, visti i risultati raggiunti dalla messa online del corso sull’intelligenza artificiale indetto dall’Università di Stanford – con ben 160.000 iscritti nel giro di pochi giorni – i tempi non sembrano essere ancora maturi per una definitiva consacrazione.

Traguardi destinati alla crescita.
Ad ogni modo i risultati acquisiti dal Mit rappresentano un traguardo di tutto rispetto, come trapela dalle parole di Juan Carlos de Martin – co-direttore del Nexa Center for Internet & Society, oltre che docente presso il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino – che ha dichiarato: “Lo studio ci dice che gli studenti di un corso di fisica di base del Mit hanno imparato approssimativamente lo stesso a prescindere dal fatto che fossero in aula o davanti a uno schermo a seguire un corso sullo stesso argomento“. Tuttavia, lo stesso Juan Carols de Martin ha aggiunto che “l’efficacia dei Mooc dipende dall’autodisciplina degli studenti, una caratteristica che è fortemente legata allo status sociale“, mettendo in evidenza come il rischio degli atenei online sia quello di favorire inconsapevolmente gli studenti appartenenti ai ceti più elevati della società.



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