Sul Corriere della Sera Michele Ainis parla del "rispetto delle regole", a proposito della vicenda del voto palese sulla decadenza di Berlusconi. "Noi italiani - scrive - scambiamo le regole per tegole. Sicché, quando ci cascano addosso, le schiviamo. E un minuto dopo corriamo a fabbricare un’altra tegola (pardon, regola), cercandovi riparo. È già successo mille volte, sta forse per succedere di nuovo". Ainis non manca di osservare che "sotto quest’ennesima baruffa sulle regole" c'è solo "un calcolo politico" e sottolinea che la questione della trasparenza è assolutamente condivisibile. "Intanto - spiega - per una ragione di merito, perché non è affatto vero che la segretezza convenga solo ai ladri. Non a caso la Costituzione proclama il nostro voto d’elettori 'libero e segreto'. Questi due attributi si tengono a vicenda: il voto è libero unicamente se resta segreto. Alla fine della giostra la questione sta allora nel metodo, prima ancora che nel merito. Possiamo calibrare come più ci aggrada il rapporto fra scrutini segreti e palesi. Possiamo anche sbarazzarci della prerogativa che rende i parlamentari giudici di se medesimi, trasferendola per esempio alla Consulta. Ciò che invece non possiamo fare è di scrivere un’altra regola ad personam o meglio contra personam. Per rispetto delle regole, se non della persona".