Qualcuno dice che era tutto programmato, ma io non lo credo. Chi è entrato e uscito con in mano un cucciolo era talmente incredulo e felice al contempo, da non preoccuparsi delle conseguenze e mostrarsi con il volto sorridente a fotocamere e videocamere. Alcuni sono stati arrestati, hanno passato la notte in carcere e ora dovranno subire un processo.
C’è stato molto clamore a seguito di questi fatti. Non è la prima volta che qualcuno libera animali da un allevamento, ma non capita spesso che questo accada alla luce del giorno, sotto gli occhi di tutti. Ne hanno parlato quotidiani (1 – 2 ), telegiornali e talk show nazionali e internazionali. Si sono spese parole non solo sui fatti, ma anche sul significato di quanto accaduto (1 – 2).
L’8 Maggio è stato eletto a “Giornata mondiale contro la vivisezione“, con manifestazioni e proteste organizzate in tutto il mondo. Il 9 maggio, presso la XIV Commissione del Senato, saranno presentati gli emendamenti al testo dell’articolo 14 per il recepimento della Direttiva Europea sulla sperimentazione animale.
Può darsi.
Di sicuro non ci sarebbe stata tutta quella gente ma, che ci crediate o no, ad alcune persone importa allo stesso modo del destino di un cane, del destino di un topo e del destino di un umano.
Ehi, Einstein! Che ne dici di lavorare a una cura per l’insensibilità nei confronti delle altre specie?
Cos’è la vivisezione nemmeno ce lo immaginiamo.
Non possiamo immaginarlo perché abbiamo una coscienza.
Non possiamo immaginarlo perché quando eravamo piccoli i nostri genitori ci hanno insegnato il rispetto per gli altri.
Non possiamo immaginarlo perché chi è riuscito a immaginarsela sa a cosa porterebbe mostrarcela per quello che è veramente. I “comuni mortali” non possono visitare i laboratori di vivisezione. I giornalisti non possono entrare.
Si crocifigge un cane per studiare la durata dell’agonia di Cristo. Si squarta una cagna gravida per osservare l’istinto materno sotto il dolore intenso. Una équipe di cosiddetti scienziati paralizza un branco di gatti, sega via la volta cranica e stuzzica il cervello mentre le bestiole non anestetizzate sono costrette a inalare varie concentrazioni di anidride carbonica, e alla fine si ha la riprova di quanto già si sapeva da anni: che esiste una correlazione tra la concentrazione dell’anidride carbonica nel sangue e gli squilibri nervosi. Altri ricercatori immergono in acqua bollente 15.000 animali diversi, poi somministrano a metà di essi un estratto epatico di cui sono note da tempo le proprietà terapeutiche in caso di shock. Com’era da aspettarsi, gli animali trattati col farmaco agonizzano più a lungo degli altri.
Si costringono dei cani a bere soltanto alcool puro per oltre un anno, per ottenere “la prova scientifica” che l’abuso di alcool è nocivo. Migliaia di topi, conigli e cani, per lo più tracheotomizzati, vengono costretti a fumare sigarette per mesi e anni, e naturalmente molti muoiono: ma gli sperimentatori subito avvertono che non è possibile alcuna trasmissione di dati validi all’uomo. Vari cani beagles, noti per la loro indole mite e affettuosa, vengono tormentati da una coppia di scienziati finché, impazziti di dolore, cominciano ad aggredirsi a vicenda. I due scienziati volevano «studiare la delinquenza minorile».
Un noto fisiologo introduce soluzioni di pietra infernale nella mascella dei gatti per ottenere necrosi suppurative, li lascia in questo stato per mesi e mesi, dopodiché annuncia che essi non possono masticare se non tra atroci spasimi. Un altro luminare scopre nientemeno che versando acqua bollente su di un gatto «questo diventava molto irrequieto ed emetteva miagolii».
da “Imperatrice Nuda” di Hans Ruesch
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“Faccia attenzione con questo deodorante. I test sugli animali hanno provato che se ne mette molto in un occhio e non lo cura, soffrirà e morirà.”
Chi è del “settore” difende la sperimentazione animale sostenendo che, al momento, è l’unico metodo che abbiamo per proseguire nella ricerca medica e che non esistono alternative altrettanto valide. Chi dice questo:
- evita di sottolineare il fatto che la vivisezione non è utilizzata solo per la ricerca medica, ma anche in campo cosmetico. E l’inutilità di questo tipo di “ricerca” credo (spero) sia palese;
- fa leva sulla nostra tendenza a considerare gli esseri umani superiori a tutti gli altri animali, mettendoci di fronte a un aut aut: “chi è più importante, tuo figlio o un topo?”
- evita accuratamente di accennare a quali enormi interessi economici ci siano dietro la vivisezione e l’industria farmaceutica.
L’antivivisezionismo ha due basi: scientifica ed etica.
L’antivivisezionismo scientifico basa le sue motivazioni su dati scientifici, appunto, e risponde così al punto 2 di cui sopra: la questione non è se è più importante un topo o un essere umano, ma che i topi (e qualsiasi altro animale non umano) e gli esseri umani sono talmente diversi da non poter basare una terapia destinata agli umani sui risultati di una ricerca effettuata su altri animali. Quindi, proprio perché riteniamo importante “nostro figlio” dovremmo preoccuparci di quanto sia inutile e, anzi, il più delle volte dannoso, dargli un farmaco precedentemente testato sui topi.
L’antivivisezionismo etico basa invece le sue motivazioni sulla non-eticità della sperimentazione animale: non è importante se la vivisezione sia o meno funzionale dal punto di vista scientifico, in quanto non è accettabile dal punto di vista etico ed è quindi un obbligo morale fare ricerca per trovare valide alternative. Ma qui il discorso si fa più ampio e riguarda le basi dell’antispecismo.
Per quanto riguarda il punto 3, la vivisezione è un business. E’ il tipo di “ricerca” che ottiene il maggior numero di sussidi finanziari. Il ricercatore chiede, l’ente (pubblico o privato) dà.
La verità è che non si riuscirebbe a spendere i miliardi che il governo americano mette a disposizione della “ricerca medica” nel proprio paese e vari paesi esteri, tra cui l’Italia, senza inventare sempre nuovi esperimenti vivisezionisti per spenderli, oltre che ripetere quelli di sempre. Prima c’è il danaro, dopo occorre trovare il modo di spenderlo. Così sono state studiate le temperature anali dei cani da slitta dell’Alaska, il sistema nervoso delle seppie cilene e le arcate dentali degli aborigeni australiani.
Ecco gli incrementi delle spese per la “ricerca” da parte del governo statunitense: 1 miliardo di dollari nel 1949, 8 miliardi nel 1960, 15 miliardi nel 1970…
È facile capire perché i vivisettori europei guardino agli Stati Uniti con la medesima emozione con cui i musulmani guardano alla Mecca. Ed ecco come è stata spesa parte di questi miliardi, danaro dei contribuenti:
- un milione di dollari per studiare l’amore materno e filiale delle scimmie (sottraendo i neonati alle madri);
- un milione di dollari per studiare il richiamo sessuale della zanzara;
- 30.000 dollari per obbligare un mucchio di ratti a diventare alcolizzati, col pretesto di voler trovare una cura per l’alcolismo umano, sebbene questo abbia sempre ragioni psichiche, mentre i ratti sono astemi di natura;
- 148.000 dollari per scoprire come mai i polli producono penne;
- 500.000 dollari per studiare la vita amorosa della pulce;
- 525.000 dollari per [...] provocare il vomito in cani e gatti con vari metodi (centrifughe, farmaci, stimolazioni elettriche del cervello ecc.) allo scopo di scoprire le differenze del meccanismo del vomito tra le due specie;
- 92 milioni di dollari per il fallimento più clamoroso di tutti, allorché la scimmietta “Bonny” venne lanciata in orbita terrestre con 150 elettrodi e sensori conficcati nel cervello e in altre parti del suo sensibilissimo corpicino, per un viaggio previsto di 30 giorni ma interrotto dopo una settimana, perché la viaggiatrice stava male: morì non appena riportata a terra.[...]C’è chi pensa che si potrebbero spendere simili somme in modo molto più intelligente e umanitario [...].
da “Imperatrice Nuda” di Hans Ruesch
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A questo punto le obiezioni sono sempre le stesse: “sei un’ipocrita se fai uso di medicinali” o “vorrei vedere se tu o una persona a te cara fossi/e malata e avessi/e bisogno di una cura sperimentale”.
Alla prima obiezione posso rispondere che la cosiddetta “medicina ufficiale” non è l’unica medicina esistente e che, comunque, meno medicine si prendono, meglio è, perché spesso i danni collaterali sono peggiori dei vantaggi, anche se riscontrabili solo a lungo termine e quindi difficilmente percettibili. Cerco sempre di farne a meno e di prevenire, piuttosto che prendere pillole a danno ormai fatto.
Alla seconda obiezione non ho una risposta. Non posso sapere come reagirei in una situazione di emergenza, ma quello che so è che se queste immagini ci disturbano, tanto giusto non dev’essere.
Fondamentale, come sempre, è informarsi. Leggere libri, articoli e pagine web. E’ importante evitare di contribuire al finanziamento della vivisezione e, anche se ci sembra che da soli possiamo fare poco, pensate a cosa hanno fatto e stanno facendo gli attivisti che hanno manifestato contro Green Hill…
Ecco un elenco, breve ma esaustivo, di cosa possiamo fare nella vita di tutti i giorni:
- Non fare donazioni alle associazioni per la ricerca che finanziano anche esperimenti su animali, come AIRC, AISM, ANLAIDS, Telethon, Comitato 30 ore per la vita e molte altre
- Non dare il 5 per mille delle tasse a queste stesse associazioni o anche alle università: TUTTE le facoltà ad indirizzo biomedico praticano la vivisezione
- Scegliere solo cosmetici e prodotti per la pulizia personale e della casa che non alimentano la vivisezione: www.consumoconsapevole.org/cosmetici_cruelty_free/lista_cruelty-free.html
- Usare meno farmaci possibile e, quando proprio necessario, scegliere quelli generici
- Adottare animali salvati dai laboratori
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Per approfondire:
www.novivisezione.org – Informazioni contro la vivisezione in Italia e in Europa.
www.icare-italia.org – Centro Internazionale per le Alternative nella Ricerca e nella Didattica
www.limav.org – Medici Internazionali LIMAV (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione)
Hans Ruesch, “Imperatrice Nuda”: Leggi online – Acquista (non ci guadagno nulla!!)
Pietro Croce, “Vivisezione o scienza”