Nel Centenario della Prima Guerra Mondiale (1914-2014) torna il film che nel raccontare la Grande Guerra metteva in scena La grande illusione di un auspicabile “mai più”, nel dolente presagio dell’inevitabilità di un imminente secondo conflitto, ormai alle porte al tempo in cui la pellicola era in lavorazione. Un’esperienza, quella della Prima Guerra Mondiale, vissuta dallo stesso Renoir, ispiratosi infatti alla storia del capitano Armand Pinsard, che nel 1916 lo aveva salvato (allora il regista era pilota di ricognizione) dall’attacco di un caccia nemico e le cui evasioni dal carcere militare erano state documentate nel 1917 dal volume La guerre aérienne illustrée.
Jean Renoir (cinematografo.it)
Una dura prova quella affrontata da Renoir, tanto pregnante nei suoi ricordi fino a determinarne il dichiarato pacifismo: “Per lungo tempo si è rappresentato il pacifista come un uomo dai capelli lunghi, dai pantaloni sgualciti, il quale, appollaiato su una cassa di sapone, profetizzava senza tregua le calamità che sarebbero sopraggiunte e cadeva nell’angoscia alla vista di un’uniforme.
I personaggi della Grande illusione non appartengono a questa categoria. Essi sono l’esatta replica di quel che noi eravamo, noi, la Classe 1914.
Perché ero ufficiale durante la guerra e ho conservato un vivo ricordo dei miei compagni. Non eravamo animati da alcun odio contro i nostri avversari.
Erano dei buoni tedeschi come noi eravamo dei buoni francesi… Sono convinto di lavorare a un ideale di progresso umano presentando sullo schermo la verità non mascherata. Attraverso il ritratto di uomini che compiono il loro dovere, secondo le leggi della società, nel quadro delle istituzioni stabilite, credo di aver portato il mio umile contributo alla pace del mondo”.
Jean Gabin e Pierre Fresnay
L’attuale restauro nasce da una collaborazione tra Studio Canal e la Cinémathèque de Toulouse, ed è stato realizzato dal laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. La grande illusione venne presentato alla Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia nel 1937, dove Renoir vinse il Premio per il miglior complesso artistico, riconoscimento creato al momento, nell’evidente impossibilità di conferirgli la Coppa Mussolini.
Uscì quindi subito in Francia, subendo diversi tagli: in particolare vennero eliminati i riferimenti alle malattie veneree dei militari, mentre il film verrà vietato del tutto nella Francia occupata, così come nella Germania nazista.
In Italia Mussolini non lo volle, tanto da uscire solo nel 1947 (con tre passaggi di censura, l’ultimo dei quali firmato da Giulio Andreotti).
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, La grande illusione tornò in sala in Francia, ma il personaggio di Elsa, la contadina tedesca interpretata da Dita Parlo venne decisamente ridimensionato.
Erich von Stroheim e Fresnay
Nel 1958 la pellicola uscì nuovamente con un montaggio dello stesso Renoir il più possibile fedele all’opera primigenia, ma sarà solo dopo il ritrovamento del negativo originale che il film potrà essere rimontato esattamente come al tempo di realizzazione, visto che era infatti sparito da Parigi durante l’occupazione nazista e portato a Berlino, da dove venne prelevato dai sovietici che lo portarono a Mosca. Grazie ai buoni rapporti instaurati tra la Cineteca di Tolosa e quella di Mosca è stato possibile (Una grande illusione in piena Guerra Fredda…) riportare il negativo in Europa Occidentale (in cambio di un film della serie 007 dato invece a Mosca).
Un salvataggio, un restauro, un ritorno nelle sale cinematografiche cui si addicono, ora più che mai, le parole di Orson Welles: “Se dovessi scegliere un solo film da portare sulla mia Arca di Noè, da salvare per la posterità, sarebbe sicuramente La grande illusione”.
Erich von Stroheim
La grande illusione di Jean Renoir (Francia/1937, 114’) edizione restaurata versione originale francese con sottotitoli italiani- restaurato in 4K da Studiocanal e Cinémathèque de Toulouse al laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna. Soggetto e sceneggiatura: Jean Renoir, Charles Spaak. Fotografia: Christian Matras. Montaggio: Marguerite Renoir. Scenografia: Eugène Lourié. Musiche:Joseph Kosma. Suono: Joseph De Bretagne. Interpreti: Jean Gabin (tenente Maréchal), Dita Parlo (Elsa), Pierre Fresnay (capitano Boeldieu), Erich von Stroheim (capitano von Rauffenstein), Marcel Dalio (tenente Rosenthal), Julien Carette (Cartier).