Ma se del «Monnezza», il suo personaggio più conosciuto, si sa tutto (o quasi), dell’uomo dietro alla maschera si sapeva ben poco (almeno, per chi non si era abbeverato delle poche ma corpose interviste rilasciate da Milian sui magazine specializzati in questi ultimi anni). Nelle pagine del nuovo, lussuoso volume il grande attore cubano racconta - per la prima volta ad un pubblico mainstream - la propria infanzia, il trauma di un bambino che assiste al suicidio del padre, la giovinezza da playboy nella Cuba bene, la scoperta del cinema, la fuga negli Usa, l'Actor Studio e la difficile vita da «uomo da marciapiede» a New York, l’arrivo in Italia e tutto quell’incontrollabile flusso di eventi che ha portato un giovane attore senza radici a lasciar naufragare il suo sogno hollywoodiano per trovare l'America nel Belpaese.Messa da parte la goduria estrema per il prodotto, dopo la rapida lettura delle quasi trecento pagine s'intuisce facilmente quale possa essere stato il problema nella stesura definitiva di questa biografia, a lungo annunciata e rimandata di continuo: ebbene lo straordinario attore redige il proprio autoritratto ostinandosi a dialogare con la sua più famosa creatura (che essendo un borgataro, parla quindi in romanesco stretto) e se lo scambio all'inizio risulta simpatico alla lunga mette il lettore in una condizione di sgradevole forzatura che non giova alla caratura del racconto.
Monnezza amore mio - Tomas Milian (Ed. Rizzoli)