IL RIVOLUZIONARIO
Il Rivoluzionario
Ed: Frassinelli. Nelle librerie dal gennaio 2013.
L’autore riporta con dovizia dell’analisi storica, le vicissitudini di Oscar Montuschi, ex partigiano e dirigente della sezione bolognese del PCI. Una narrazione che tiene incollato il lettore pagina dopo pagina ripercorrendo gli avvenimenti storici che animarono gli anni del dopoguerra senza la possibilità di riemergere precocemente dall’appassionante racconto.
Sullo sfondo di un’Italia in ricostruzione si compone il ritratto di questo nostrano rivoluzionario, e di una schiera di «compagni», divisi fra chi era calato dai monti con la Resistenza e chi il marxismo l’aveva studiato sui libri, ma tutti uniti in quello che oggi è poco più che una reliquia della vecchia passione politica: l’ideale proletario.
Fra comunisti catechizzati e preti partigiani si esaurirà infine l’utopia rivoluzionaria del “più grande partito comunista dell’occidente”, stretto in una morsa fra chi lo vuole sanguinario e distruttore e chi, dalla base, lo vede fin troppo moderato, sempre e comunque represso con la violenza proprio nella sua dimora: le piazze.
In questo panorama resiste l’anomalia bolognese e dell’Emilia, piccola Cuba d’Europa, «l’orzaiolo nell’occhio di Truman» come la definisce Varesi, dove affiorano, man mano che si svolge la trama, i nomi dei tanti che hanno reso grande la storia della città, da Lercaro a Dozza, in un commovente “amarcord” della buona politica, che ci richiama, dal secolo scorso, alla ormai disperata responsabilità civile e individuale di ogni cittadino, non solo di ogni rivoluzionario.
Un romanzo estremamente moderno, per tutti coloro che ancora, senza avervi partecipato attivamente, si affidano ciecamente al processo democratico e alla sua capacità di affermarsi con equità e giustizia e per tutti coloro che invece manderebbero a mare l’Italia e la sua storia politica, dove «non è mai cambiato niente». Ai primi insegnerà a vedere oltre le illusorie appartenenze dell’ordine e del benessere individuali, agli altri il valore di un ideale e di una lotta sociale che parta dal reale, dal concreto e dalla rinuncia alla quotidiana ignavia che ci ha guidati troppo spesso.