Questo argomento sarà oggetto di un prossimo post, nel frattempo voglio celebrare questo scudetto con una ricostruzione e qualche valutazione su quanto si è verificato in questo campionato.
Volendo seguire una linea logica, non si può che raccontare questi snodi cruciali in ordine cronologico.
La posa della prima pietra sulla quale è stato edificato il 18° scudetto è individuabile nell'acquisto dell'ultima ora di uno "specialista" come Zlatan Ibrahimovic, con, in aggiunta, il sostanzioso contorno di Robinho. Lo svedese ha trascinato la squadra fino a gennaio risolvendo parecchie situazioni difficili, il brasiliano ha offerto un contributo costante, anche se non eccelso, per tutto l'arco della stagione. A dire il vero il primo impatto dei due non è stato troppo incoraggiante. Infatti, dopo lo scoppiettante esordio in campionato con il Lecce con una formazione identica a quelle della stagione precedente, i risultati ottenuti dopo l'inserimento dei due nuovi innesti sono tutt'altro che confortanti. La sconfitta di Cesena e i pareggi con Catania e Lazio sembrano preludere ad un nuovo campionato sofferto e privo di soddisfazioni. Tra la sconfitta di Cesena e il pareggio interno con il Catania c'è l'esordio vittorioso in Champions con l'Auxerre (che ci permette di scoprire Boateng), e dopo il pari di Roma con la Lazio arriva la vittoria interna sul Genoa che, chiudendo l'esperimento 4-3-3, comincia a fare terra bruciata intorno a Ronaldinho.
Il secondo snodo cruciale della stagione rossonera ha luogo ad Amsterdam. Allegri, poco soddisfatto dell'assetto tattico adottato fino ad allora, decide di riproporre il trequartista, e poco male se il 4-3-1-2 fatica ad offrire una collocazione gradita al Gaucho. In questa fase alle spalle delle punte si alternano Seedorf e il Dinho, il quale prova a vestire i nuovi panni con esiti alterni. L'olandese o gioca trequartista o fa coppia a centrocampo con Pirlo. In campionato arrivano le vittorie di Parma, sul Chievo e a Napoli, e la sconfitta interna con la Juventus. In Champions, dopo il pareggio con l'Ajax, il calendario propone il doppio confronto con il Real che ci prende a pallate a Madrid ma che pareggia a San Siro all'ultimo secondo per una mancata copertura di Seedorf entrato da appena cinque minuti.
E' proprio dopo Milan-Real Madrid che si compie il terzo passo dell'evoluzione rossonera di questa stagione: l'avvento dei tre mediani. In realtà l'aspetto determinante non è il numero dei mediani ma il tipo di giocatore da piazzare davanti alla difesa. Nel 2-2 interno con il Real, Allegri schiera ancora Pirlo playmaker, ma quattro giorni dopo, a Bari, a dare copertura alla difesa l'allenatore decide di schierare Ambrosini (con Gattuso e Flamini ai lati). Con lo stesso assetto (Ambrosini in mezzo e Flamini, Gattuso e Boateng a rotazione, con Seedorf trequartista) arrivano le vittorie sul Palermo, nel derby, sulla Fiorentina, con l'Auxerre e il pari strettissimo di Genova con la Samp. Ai primi di dicembre, nel 3-0 al Brescia, torna Pirlo in cabina di regia e si vede per la prima volta Boateng trequartista dall'inizio. Quattro giorni dopo, in casa contro l'Ajax, si vedrà per l'ultima volta Pirlo davanti alla difesa e calerà definitivamente il sipario sull'esperienza rossonera di Ronaldinho, ormai finito ai margini della squadra, all'ultima gara giocata dal primo minuto. Da quel momento in poi, a parte alcune apparizioni di Seedorf e Thiago Silva a causa dell'emergenza infortuni a centrocampo, il ruolo di frangiflutti davanti alla difesa lo assume con continuità il neoacquisto di gennaio Mark Van Bommel.
E' proprio il mercato di gennaio che rappresenta il quarto snodo di questa stagione. Se si sono rivelati importanti gli arrivi di Van Bommel (giocatore con le giuste caratteristiche per dare solidità difensiva alla squadra) e, anche se in misura minore, di Cassano, è stata altrettanto importante la "dismissione" di Ronaldinho, dismissione che è valsa una buona fetta di scudetto e della quale non ringrazierò mai abbastanza il nostro allenatore.
Il mese di gennaio vede un Milan in difficoltà sul piano atletico (queste minipreparazioni invernali mi convincono sempre meno) e in piena emergenza a centrocampo, ma si riescono a limitare i danni grazie alle prestazioni dei giovani Strasser (autore del gol vittoria a Cagliari) e Merkel, e grazie alle ultime energie psicofisiche di Ibrahimovic prima del black-out prolungato di questi ultimi tre mesi e mezzo. E' ancora lo svedese, infatti, protagonista in campionato nella rimonta sull'Udinese, è lui che ci porta in vantaggio a Lecce, è lui che mette al sicuro il risultato con Cesena e Catania.
Stampa e critica ne sono convinti, il Milan è ibradipendente, e il calo di rendimento dello svedese "inaugurato" il primo febbraio nella gara interna contro la Lazio sembra dare loro ragione. Il doppio palo colpito da Ibra contro i capitolini diventa una sorta di simbolo di questa presunta ibradipendenza, con lo svedese in ombra non si va oltre lo 0-0 con la Lazio e l'1-1 con il Genoa, la Leomuntada incombe sostenuta e strombazzata per ogni dove. Ma proprio quando anche il tifoso rossonero comincia a credere seriamente che il Milan sia veramente solo Ibra, arriva la smentita sotto forma delle vittorie sul Parma (4-0), Chievo (2-1) Napoli (3-0) e Juventus (con la ciofeca di Gattuso) tutte ottenute con un Ibrahimovic semplice comprimario.
A quel punto sembra fatta, il colpo del ko è pronto a partire. L'Inter compie un mezzo passo falso a Brescia il giorno prima di Milan-Bari, c'è la possibilità di andare a +7, e la settimana successiva ci aspetta un Palermo in rottura prolungata. La prospettiva di affrontare i cugini con almeno sette punti vantaggio sembra cosa fatta, ma non bisogna mai abbassare la guardia e ridurre il livello di attenzione. Infatti si fa un punto in due partite e ci si presenta al derby decisivo con soli due punti di vantaggio. Il rischio sorpasso è reale, e in quel caso l'inerzia psicologica e la condizione mentale moltiplicherebbero le energie fisiche dei rimontanti togliendole ai rimontati in maniera probabilmente decisiva. Per questo va dato merito ad Allegri per come ha ricaricato e rasserenato la squadra nelle due settimane di attesa. L'esito del derby lo ricordiamo bene. Siamo ripartiti da quel 3-0 e non abbiamo più sbagliato un colpo, soffrendo ma portando a casa i tre punti a Firenze, strapazzando la Samp, e ancora soffrendo nelle vittorie di misura ottenute contro Brescia e Bologna fino a guadagnare il punto decisivo a Roma sabato scorso.
Per concludere mi sembra giusto citare alcuni protagonisti. Quando si vince qualcosa di importante si tende a mettere tutti sullo stesso piano, e dopo aver ringraziato indistintamente tutte le componenti del Milan, un ringraziamento particolare lo voglio riservare ad Allegri per le capacità di gestione di un gruppo difficile come quello rossonero, per avere apportato modifiche sostanziali senza incaponirsi su teoremi precostituiti, per averci liberato dal Dinho, per aver fatto delle scelte "pericolose", e per quello che farà da qui al 30 giugno per convincere Galliani ad "alleggerire" il peso dello spogliatoio (e il peso del monte ingaggi).
Voglio citare Abbiati e ringraziarlo per aver giocato la migliore stagione della sua carriera. E' bello avere un portiere che detta legge nella propria area rasserenando tutta la difesa, che para il parabile e qualche volta anche l'imparabile.
Voglio citare Abate per la crescita esponenziale mostrata in questa stagione nella fase difensiva e per l'intraprendenza e la qualità crescente delle sue sgroppate in avanti. A 24 anni ci sono ulteriori margini di miglioramento, ma quello che fino all'estate scorsa era solo un vago progetto di terzino è diventato una realtà.
Voglio citare il vero simbolo del Milan di quest'anno, quel mostro di bravura che risponde al nome di Thiago Silva. E' stata impressionante la costanza di rendimento ad altissimo livello, mai un calo di tensione in tutta la stagione, mai qualcosa da rimproverargli in campo o fuori dal campo. Era difficile pensare che potesse migliorare l'ottima annata precedente, ma il progresso è stato netto e tangibile. Se in passato la "faccia" del Milan è stata quella di Baresi e di Maldini, oggi la faccia del Milan è degnamente rappresentata da Thiago Silva.
Voglio citare Nesta che sembrava dover concludere la carriera due anni fa, che è rinato lo scorso anno al netto dello stop che lo ha fermato nell'ultima parte di stagione e che ha dato il solito grande contributo quest'anno ritrovando, tutto sommato, una buona efficienza fisica.
Voglio citare Boateng per la ventata di aria nuova trasmessa ad un centrocampo prigioniero da alcuni anni dei ritmi lenti e cadenzati dei palleggiatori, per averci fatto riscoprire il gioco senza palla e gli inserimenti negli spazi, per la voglia e la passione con le quali si sacrifica per la squadra, ma anche per aver smentito chi lo aveva presentato come una testa calda dimostrando professionalità e il giusto grado di agonismo.
Vorrei citare anche Gattuso, Pato, Ibrahimovic, Robinho e Van Bommel che per un motivo o per l'altro sono stati determinanti in alcuni periodi della stagione ma latitanti in altri ... per cui mi riservo di citarli il prossimo anno ...