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Il romanzo di Costantinopoli, scheda di Francesco Marilungo

Creato il 24 settembre 2011 da Istanbulavrupa

Il romanzo di Costantinopoli, scheda di Francesco Marilungo(la recensione originale, con i corsivi ed enfasi varie, è stata pubblicata su Lankelot qualche mese fa)

Le città possono assumere delle fisionomie quasi umane. Sembrano quasi muoversi nello spazio oltre che nel tempo. Cambiano caratteri, vocazioni, volti. Alcune di loro possiedono un temperamento e una storia tali da richiamare la maturazione e la personalità delle persone: come fossero le protagoniste di un bildungsroman. Perni attorno a cui le geografie cambiano, si ridefiniscono e concretizzano le ere culturali, spirituali, psicologiche dell'uomo. Fra le città che si affacciano su quello stagno di civiltà che è il Mediterraneo -calderone in cui, come ingredienti magici, si sono mescolate nazioni, filosofie, dottrine, scienze- forse Bisanzio-Costantinopoli-Istanbul è quella che ha più il profilo da protagonista, per aver fatto proprie tutte le maggiori culture che si sono affacciate sul bacino: quella di Roma, di cui è seconda e quasi figlia; quella di Atene, trasmessa per eredità romana e per continuità etnica; quella cristiana, pervenuta dall'altopiano di Gerusalemme e dalle dispute fra le varie eresie; quella turca, arrivata dalle steppe lontane dell'Asia centrale e fattasi carico delle alchimie e delle mistiche arabe. Oggi è la metropoli più popolata d'Europa. Dopo anni di nazionalismo etnocentrico turco, rilanciata da un governo che fa della religione e non dell'etnia il fulcro del suo agire, si riscopre crocevia di razze, culture e mondi. Incurante e fatalista, in bilico su una faglia che schiacciandola all'Europa minaccia di spazzarla via con la scopa di un terremoto, l'odierna Costantinopoli ha ancora qualcosa da scrivere sul quaderno delle epoche. Esprime un messaggio di diaologo e di face to face fra i due credi e le due culture in cui, ideologicamente, si vuol spaccare il mondo.

Chiunque voglia addentrarsi nel labirinto di Costantinopoli deve munirsi di una guida. Una guida che sappia dare le coordinate di viaggio nel tempo, oltre che nello spazio. Di più. Una guida che sappia dare le coordinate psicologiche, atmosferiche, poetiche. Una guida che registri quasi tutte le sensazioni possibili; che suggerisca molteplici sguardi, letture plurime, emozioni personali e comuni. Chiunque voglia percorrere le vie di tempo e di spazio che disegnano la cartina di Costantinopoli deve farlo nel luogo della letteratura, del racconto e della parola: deve munirsi insomma del Romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d'Oriente (Einaudi, pp.958, euro 28):le penne di centocinquanta scrittori che hanno conosciuto la città in varie epoche, raccolte, selezionate e antologizzate con incredibile sapienza da Silvia Ronchey e dal suo collaboratore Tommaso Braccini.

Il cuore di questo libro ha una matrice bizantinistica, una messa a fuoco da occidente. Grande attenzione è posta sulle labili tracce di quegli undici secoli in cui Costantinopoli fu la capitale sfarzosa e splendente dell'Impero bizantino, prosecuzione di quello romano: "La nostalgia per Roma e la volontà di continuare Roma sono tratti fondamentali della mentalità bizantina [...] Ultimamente la bizantinistica ha molto riflettuto sulla Città guardata in questo senso [...] microcosmo in cui la sapienza filosofica ellenica si era saldata con la tradizione giuridca e amministrativa romana, in una formidabile alleanza che avrebbe reso Bisanzio per undici secoli la superpotenza del Mediterraneo [...] e che prolungherà l'evo antico in un'ellissi orientale destinata a ricongiungersi direttamente col Rinascimento, escludendo la nozione stessa di Medioevo." L'evo antico si "incuba" in oriente e, scavalcando il tempo e i luoghi del Medioevo, torna in Europa scappando dalle grinfie dei nuovi barbari: Manuele Crisolora, primo a tenere una cattedra di greco a Firenze, loderà l'ordine aureo di architettura e natura, che si riflette umanisticamente nell'ordine governativo e politico della città. I viaggiatori europei in quegli anni venivano a scoprire i fasti e gli splendori di quell'ordine, attratti anche, devotamente, dalle reliquie sacre. Ma quest'ordine è destinato a rompersi. Come sottolinea Th. Gautier"sempre la giovane barbarie vince sulla decrepita civiltà, e mentre il prete greco si preoccupava di friggere il suo pesce [..], Maometto II trionfante entrava a cavallo a Santa Sofia e lasciava l'impronta della sua mano insanguinata sulla parete del tempio." Dopo la conquista ottomana la città inizia a far parte di un mondo altro, incurante e prevaricante, che non lascia tracce scritte e che lentamente sommerge e distrugge la vecchia Polis (così come Roma era l'Urbs) e ne compromette la leggibilità: "Nel Cinque e Seicento, ma già a partire dalla seconda metà del XV secolo, la Polis era un relitto semiaffondato in cui si cercavano tesori, un'Atlantide sommersa di cui si possedeva la mappa." I viaggiatori che cercano di rintracciare l'antica Bisanzio compiono quasi un'autopsia su un corpo di città in corso di putrefazione. E pian piano "il kosmos urbano perfettamente leggibile, la pregnante topografia di cui Crisolora celebra la struttura, l'ordine interno inconfondibile sino alla fine dell'impero, [..] diventa, a partire dal Settecento, un inintellegibile caos."Il Settecento illuminista snobba l'epoca bizantina rubricandola assieme ad ogni altro oscurantismo religioso. Sarà poi l'Ottocento romantico e tardo-romantico, con la sua visione nazionalistica della storia, a scagliarsi contro l'impero ottomano, recuperando per contrapposizione l'epoca d'oro di Costantinopoli. E tutti gli scrittori di quel periodo, da Gautier a Chateaubriand, da Melville a De Amicis, da Byron ad H. Ch. Andersen, gireranno per la città quasi turandosi il naso dal puzzo dell'attualità turca, alla ricerca dei relitti antichi. Quasi auspicando che la cristianità potesse un giorno rimettere le mani sulla Polis e spolverarla dagli anni di sbandamento islamico, sposando supertiziosamente quella profezia dell'Oracula Leonis che prometteva il risveglio di un "fantasma Costantino" rinchiuso nelle segrete delle Sette Torri, il quale avrebbe liberato definitivamente la città; profezia di cui anche gli scaramantici turchi condividevano il timore. Il Novecento, con Karl Krumbacher, fonda la scienza bizantinistica, riporta alla luce i mosaici perduti in "un'estate di S.Martino dell'arte bizantina"; con la caduta dell'impero ottomano e la nascita della Repubblica Turca di stampo filo-occidentale, la città si lascierà alle spalle l'evo degli imperi e faticosamente imparerà a scoprire la sua personalità plurima, a rischio di schizofrenia, bilaterale. Scopre tutt'oggi, tra affanni ed entusiasmi, la sua natura di ponte, espressa letterariamente dai turchi Pamuk e Nedim Gürsel. "Il karma geopolitico di Costantinopoli è legato alla sua condizione di istmo tra civiltà. Non è solo il luogo in cui, secondo Cocteau, l'Asia "tende verso l'Europa la sua vecchia mano coperta di anelli", ma anche quello dove la storia si produce per dialettica e tesse sul suo telaio eventi e rinnovamenti proprio dall'incrocio e dalla tensione tra le civiltà dei due continenti, che qui dimostrano la loro inscindibilità, il loro continuo compenetrarsi, e come da questo derivi la loro e nostra unica civiltà e storia."

Centocinquanta scrittori, in un arco di tempo che va dal VI al XXI secolo. Dieci grandi capitoli che dividono in altrettante sezioni la Polis, concentrandosi soprattutto sui monumenti bizantini e trascurando del tutto l'architettura musulmana. Come dare conto di questa "massa" letteraria? Proviamo ad andare in ordine sparso..Fra gli scrittori che arrivano in città via mare sono diversi quelli che sfruttano la nebbia come "sipario atmosferico" per dare l'impressione teatrale dell'apparizione maestosa della città: così Thackeray, De Amicis, Melville. Il giovane Byron, accompagnato dall'erudito Hobhouse, gode fisicamente nella città, nuota nel Bosforo e canta la sensualità del luogo in slanci lirici che riecheggiano a distanza di secoli i versi di Costantino Rodio; lo stesso fa il "bizantinista in nuce" W. B. Yeats. Anche Puškin si riserva l'onere di cantare la città in versi, pur non avendola mai vista; così come Hugo che pubblica Les orientales avendo visto solo in sogno i posti di cui parla. Per Chateaubriand la città offre il punto di vista più bello dell'universo, mentre per Casanova è il suo panorama effeminato che ha ucciso l'impero romano.

La saporita concretezza quotidiana dell'epoca bizantina ci è regalata dai versi di Giovanni Tzetze o dal satirico Ptocoprodromo, mentre sapori novecenteschi sono affidati alle penne di Sitwell e Runciman Fra le fonti primarie ricorrono nomi che da soli bastano ad evocare scenari bizantini: l'imperatore e mecenate letterario Costantino VII Porfirogenito che ci racconta i riti della corte e che ordina a Costantino Rodio di comporre versi sulle meraviglie della città; Fozio è fonte imprescindibile per capire l'ideologia bizantina, mentre poco si sa dell'arabo Harun ibn Yahya condotto prigioniero a Costantinopoli; Paolo Silenziario compone versi confluiti nella famosa AntologiaPalatina, ma soprattutto è l'autore di una accuratissima Descrizione di Santa Sofia; altri nomi importanti di quell'epoca Teofane Confessore, Leone Cherosfatta, Simeone Logoteta e, ultimo storico del mondo antico, Procopio. Leggendo questo libro si tiene un segnalibro sulle note, si ritorna spesso con la mente all'Introduzione, si scorrono di volta in volta i succosi profili biografici; si scoprono figure bizzarre e interessanti come l'inglese Patrick Fermor Leigh, il viaggiatore turco Evliya Celebi, l'ambasciatore spagnolo Ruy Gonzalez de Clavijo. Si scopre che le donne hanno un particolare talento descrittivo per quel che riguarda le atmosfere della città: dall'affascinante Cristina Trivulzio di Belgioioso, alla bellissima principessa rumena Marthe Bibesco e a sua cugina-nemica Anna de Noailles, "monella bizantina" dello scrittore Maurice Barrès; dalla figlia dell'imperatore Alessio I, Anna Comnena, al talento precoce di Elizabeth Craven; dalla contessa Dash, alla crocerossina e avventuriera Marie Léra, nascosta sotto lo pseudonimo di Marc Hélys; da Georgina Max-Müller e Julia Pardoe, all'intrigantissima figura di Lady Montagu, che imparò anche il turco. L'Ottocento è in assoluto il secolo dei francesi: il già citato Barrès, la spia Pierre Benoit, il viaggiatore Boucher de Perthes, Chateaubriand, Choiseul-Gouffier, Maxime du Camp, Flaubert, Gautier, Gobineau, Hugo, Lamartine, Pierre Loti che si stabilisce in città e che è oggi nome di un suo quartiere, Xavier Marmier, Felix Maynard, Nerval, Pouqueville. Prodromo fondamentale di questo interesse francese fu il dettagliatissimo Pierre Gilles del quindicesimo secolo, mentre appendici novecentesche sono Régnier, l'architetto Le Corbusier, Gide e Cocteau, che chiede scusa per i danni commessi dai crociati quando conquistarono la città otto secoli prima. Fra i nostri compatrioti non ancora citati val la pena ricordare Corrado Alvaro, che lavorò come corrispondente; il vicentino Giovan Maria Angiolello, che dopo una sconfitta militare fu fatto prigioniero, imparò il turco e divenne uomo di fiducia del sultano; il 'risorgimentale' Antonio Baratta e i 'rinascimentali' Bonsignore Bonsignori e Cristoforo Buondelmonti; ci sono L'autunno a Costantinopoli di Antonio Borgese e le annotazioni dello storico dell'arte Cesare Brandi; l'abate gaudente e illuminista Giambattista Casti, il viaggiatore Pietro della Valle, lo storico Guglielmo di Tiro, il diplomatico Liutprando da Cremona, il religioso Marco Mandalà, poi Domenico Sestini e Giovanni Zonara.

Basta così. Sarebbe noioso e inutile enumerare tutti i nomi. Per dare il senso della ricchezza di questa antologia, basti dire che quelli citati sono una minoranza! Si viaggia fra epoche, culture e letterature diverse, tenendo Costantinopoli come centro. Scoprendo palmo a palmo la città, dalla magico-mistica Santa Sofia al quartiere "europeo" delle ambasciate e dei caffès, si scoprono anche nuove figure di viaggiatori, intellettuali, sognatori, che per quella città sono passati. Una splendida antologia sulla città, ma allo stesso tempo una splendida e curatissima antologia sulla letteratura di viaggio in ogni epoca. E la ricchezza e mescolanza degli scrittori campionati restituisce quella che è forse l'immagine simbolo del mondo bizantino: il mosaico. "nella silloge, nel mosaico letterario sta il senso bizantino di questo libro. Sottoponiamo questo mosaico a tutti coloro che amano viaggiare nello spazio e nel tempo, in moto o immobili, convinti, con Kavafis, che l'esplorazione di qualunque città sia sempre e comunque esplorazione di se stessi, ma che ciò sia particolarmente vero per questa, che è la Città delle città." Silvia Ronchey.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE: Il Romanzo di Costantinopoli. Guida letteraria alla Roma d'Oriente, Einaudi, 2010., pp.958, 28 euro.
Silvia Ronchey è storica e bizantinista versatile e dalla bibliografia di passo in passo sempre più interessante: http://it.wikipedia.org/wiki/Silvia_Ronchey
Tommaso Braccini ha al suo attivo più di una pubblicazione ed è stato valente e prezioso collaboratore della Ronchey per questo libro.


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