Questo filone, iniziato con Ossessione di Visconti (il noir americano e il neorealismo italiano hanno viaggiato in parallelo e si sono anche influenzati a vicenda), continuato con il Germi di Gioventù perduta e di La città si difende e, per fare un altro esempio, con Fuga in Francia di Mario Soldati, purtroppo ebbe vita molto breve e ad oggi resta per lo più poco indagato... nonché di difficile reperibilità.
Questo Il rossetto, ambientato in una Roma semi-periferica, racconta dell'omicidio di una ragazza che faceva "la vita", delle indagini che ne seguono, dei vari sospettati (e di uno in particolare) e di una ragazzina che sa tutto.
Sulla narrative si sente molto la mano pesante dell'epoca in cui è stato realizzato, un'epoca ormai remota dove un semplice rossetto può arrivare a determinare il giudizio sulla moralità di una ragazzina dodicenne e sognatrice. Ma quello che oggi sarebbe potuto essere un limite, dopo 50 anni, ci dà una visione molto interessante di quella che era la percezione sociale, dei costumi e delle interazioni dell'epoca. Dal punto di vista filmico la vicenda risulta da sola anch'essa di certo interesse, il dubbio sull'innocenza o la colpevolezza del protagonista pervade fino alla fine e mantiene viva l'attenzione, il debuttante Damiani già dimostra una buona tecnica e il buon Pietro Germi, qui in veste di solo attore, può rispolverare l'Ingravallo del suo Un maledetto imbroglio per interpretare il commissario.
Non saprei dire quanto il tempo abbia portato benevolenza verso i film del passato ma posso dire che a me mi è piaciuto assai!
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