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Il rugby “degli altri”: Connacht, la cenerentola diventata principessa

Creato il 17 dicembre 2013 da Soloteo1980 @soloteo1980

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Nel 2009 collaboravo con un settimanale italiano di settore e, pur seguendo da vicino le sorti del Rugby Viadana, mi sono occupato anche di quello che stava succedendo nell’allora Magners League, ancora a dieci squadre e senza le italiane.

In quell’anno, in Irlanda, c’era una delle “Four proud Provinces” che rendeva il rugby in verde un po’ meno “proud” delle altre, nonostante svolgesse (e lo svolge tuttora) il ruolo di “accademia professionistica” per le altre sorelle maggiori. Con questo ruolo, nel 2001, la IRFU ha iscritto Connacht alla Celtic League, nonostante la Province, fondata nel 1885, avesse un passato importante, la prima irlandese a vincere in Francia ed Inghilterra. Nel 2003, la federazione irlandese aveva già pensato di chiudere Connacht, salvo poi rimangiarsi l’idea (anche dopo una clamorosa protesta davanti agli uffici della IRFU, in Lansdowne Road a Dublino).

Connacht è la Provincia con ‘capitale’ Galway, la splendida cittadina che sorge sulla costa ovest dell’Isola, gioca allo “Sportsground” e, nei risultati, è da sempre l’ultima in graduatoria. Il problema principale di Connacht, e un po’ di tutto il resto della Repubblica che non sia Dublino, è sostanzialmente economico, ancora prima che tecnico. A Galway si vive di turismo ma non si riesce, senza grandi sponsor (e soprattutto banche) alle spalle a costruire una squadra competitiva nel rugby dell’era moderna, quello dei ‘pro’.  Poi, se a questo aggiungiamo che i talenti nati o scoperti dai Galwegians vengono sistematicamente firmati dalle altre tre e ogni anno devi andare a scoprire nuovi giovani, il lavoro diventa davvero difficile.

Nel 2009, come si diceva, si era riproposta l’ipotesi, sostanzialmente, di chiudere la Province. Basta Connacht, un territorio che non riesce a produrre sponsor e che, soprattuto, continua ad ottenere risultati troppo scadenti. Per fortuna, quell’ipotesi è stata presto abbandonata e, soprattutto, i risultati in campo hanno cominciato a dare ragione ai verdi dell’ovest.

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Sì, perché nonostante anche il primo anno di Pro12 Connacht abbia faticato moltissimo, la vera svolta delle Aquile è arrivata nel 2011/12, con la prima partecipazione in assoluto in Heineken Cup. Grazie, ironia della sorte, alla vittoria in finale di Leinster, nella rimonta clamorosa del Millennium Stadium contro i Northampton Saints.

Quando si dice che “per migliorare bisogna sempre misurarsi coi migliori”, in Connacht si ha l’esempio pratico di questo adagio. Perse malamente le prime cinque gare dell’avventura europea, recuperando un solo punto di bonus difensivo contro Gloucester (ma costringendo il Kingsholm a soffrire fino alla fine, con i Cherry and Whites che si sono imposti 23-19 con una meta di Jonny May, trasformata da Burns, al 75′), Connacht riesce, nella sesta giornata, a battere gli Harlequins 9-8. L’Europa ovale si accorge di questa squadra, che è stata capace di sconfiggere i londinesi, eliminandoli dalla Heineken Cup.

Nella stagione successiva, pur continuando a soffrire in Celtic League, l’arrivo di Dan Parks in mediana ha dato quel mix di qualità ed esperienza al gruppo in verde tanto aspettato, e di cui le Aquile avevano disperato bisogno se volevano continuare sulla buona strada. In Europa, esordio con vittoria contro le Zebre, sconfitta in casa contro i Quins ma, nel secondo match casalingo, trionfo contro Biarritz, con i Baschi battuti 22-14 davanti a quasi 8500 spettatori. Una meta del tongano Vainikolo e il piede di Parks, con lo scozzese capace di marcare 17 punti (1 tr, 3 cp e addirittura 2 drop goals) hanno regalato a Connacht un altro scalpo prestigioso. Il girone si è chiuso con due sconfitte, in Francia e ancora allo Stoop, ma la vittoria contro le Zebre ha permesso agli irlandesi di centrare un insperato 50% di vittorie, in un girone comunque difficile.

Quest’anno, a Galway, le cose sono ulteriormente cambiate. La scelta di Pat Lam, ex flanker neozelandese con un passato come assistant coach di Sir Ian McGeechan ai tempi in cui era head coach della Scozia, come capo allenatore ha sorpreso un po’ tutti in estate. Connacht sta facendo sul serio, si diceva, e in effetti i risultati, ancora una volta, hanno dato loro ragione.

L’arrivo della promessa Craig Ronaldson, fresco vincitore della AIL con il Lansdowne RFC di Dublino in cui ha messo in mostra le sue doti all’apertura, la conferma del talentuoso estremo Robbie Henshaw, prodotto del vivaio, sono due esempi positivi per evidenziare che la Provincia sta andando sulla strada giusta.

La vittoria contro le Zebre non è più una notizia, ma l’affermazione all’Ernest Wallon di Tolosa, contro una delle più nobili rappresentanti del rugby dell’emisfero nord, lo è eccome. Perché Connacht non ha solo vinto, in Francia. Non ha solo battuto Toulouse, la grande, una delle città a più alto tasso di rugby che farebbe invidia anche a molti posti all’interno delle Home Nations. Ha giocato alla pari, davanti a 16742 spettatori competenti, in un clima difficile e contro una squadra che, dopo le ultime due difficili stagioni europee, era lanciata verso la vittoria della sua pool, avendo battuto i Saracens nello scontro di Wembley di un paio di mesi fa. La vittoria di Connacht, arrivata nell’ultimo match della terza giornata, giocato domenica pomeriggio, aveva anche permesso all’Irlanda di centrare un clamoroso poker in Heineken Cup, con successi clamorosi come il trionfo di Leinster a Northampton, la facile affermazione di Ulster sul Benetton Treviso (lasciato a zero a Belfast) e il secco 36-8 inflitto a Perpignan tra le mura amiche del Thomond Park di Limerick.

Certo, l’ultimo fine settimana ha visto gioire solo Munster e Ulster nel ritorno del back-to-back, con le Aquile schiantate allo Sportsground (sold out in prevendita) dall’orgoglio ferito di Tolosa e i Saints che hanno sconfitto uno spento Leinster nel big match dell’Aviva Stadium.

Ma il risultato storico di Connacht è un altro. Certo, le condizioni economiche in cui versa non solo l’Irlanda, ma il mondo intero, lasciano comunque spazio a qualche pensiero, come, per esempio, quello che Limerick e Cork non possono più permettersi lo stesso numero di club in AIL, perché il lavoro manca e i giocatori non professionistici si spostano a Dublino per cercarlo, lasciando le squadre locali senza risorse. E le squadre della capitale, come il Lansdowne RFC citato prima, che possono infine prosperare, dopo anni vissuti all’ombra dello Shannon o del Cork Co.

Ma, finalmente, i ragazzi cresciuti nell’Irlanda dell’Ovest hanno un punto di riferimento, da ora in poi potranno sperare di diventare rugbisti professionisti senza bisogno di lasciare la città dove sono nati, senza dover per forza spostarsi a Dublino o ai rivali di Munster.

Se sarà vera gloria lo diranno i posteri; se il Pro12 esisterà ancora il prossimo anno, quale sarà il format delle coppe europee, lo dirà chi governa il rugby.
Connacht, al momento, può solo andare avanti così, finalmente parte delle “Four Proud Provinces”, felice ed orgogliosa di contribuire anche con le vittorie al miglioramento del rugby irlandese.


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