A Parigi uno sconsiderato ha lanciato un paio di bombe molotov dentro l’ambasciata del Rwanda, bruciandola completamente. Credete che i giornali abbiano dato notizia dell’evento? Nemmeno per sogno, ne ha parlato soltanto il nostro The New Times. D’accordo, il Rwanda non è gli Stati Uniti, ma non è una buona ragione perché la nostra ambasciata venga bruciata nel silenzio generale, visto che tutti sono pronti a saltarci in testa quando credono che violiamo i diritti umani. In seguito a questo attentato (che per fortuna, bisogna dirlo, non ha fatto vittime perché era notte e gli impiegati dormivano a casa loro), la nostra ministra degli Esteri Louise Mushikiwabo ha detto che noi rwandesi dobbiamo fare molta attenzione quando passeggiamo a Parigi e a Bruxelles. Significa che queste città non sono sicure? Sembra di sì, perché la ministra c’informa che il bieco lanciatore di molotov è un Congolese arrabbiato perché, secondo lui, il Rwanda ha sostenuto Kabila nelle recenti elezioni presidenziali dell’ex Zaire. Così sembra che molti Congolesi all’estero siano pronti a prenderselacon i Rwandesi per vendicarsi dell’elezione di Kabila, come se non bastassero i genocidari in esilio che si vendicano dei Tutsi, magari spingendoli sulle rotaie quando arriva il métro. Sembra che a Bruxelles sia una pratica corrente e poi dicono ai poliziotti con l’aria più innocente del mondo: “Eh? Ma io non c’entro, mi hanno spinto…”
Secondo la convenzione di Vienna del 1961 sulle Relazioni Diplomatiche, nell’articolo 22 si stipula che “lo Stato di accoglienzaha il dovere di fare i passi necessari per proteggere l’ambasciata contro ogni intrusione o danno e di impedire ogni disturbo o lesione alla sua dignità.” Così possiamo legittimamente chiederci: come mai un tizio con 2 bombe molotov si è potuto avvicinare all’ambasciata rwandese e tirarle nel salotto? Volete dire che Parigi non è sicura? L’ambasciata francese in Rwanda è sorvegliata da militari in assetto di guerra pronti a sparare su chiunque voglia far pagare ai francesi il loro contributo al genocidio. Non siamo vendicativi, anzi. Però vogliamo che le nostre ambasciate siano altrettanto protette all’estero.
Cari Congolesi, ormai sappiamo che dopo ogni elezione usate scannarvi a vicenda. Ma se non siete capaci di comportarvi da persone civili e darvi un presidente che non sia imposto da chi picchia più forte, fateci il santo piacere di non prendervela con noi. Non ci va di fare i capri espiatori per i vostri problemi. Se volete prendervela con qualcuno, rivolgetevi questa semplicissima domanda: come mai il 99 per cento delle vostre immense ricchezze sta nelle tasche del 3 per cento della popolazione? Al vostro posto me la prenderei con quel 3 per cento. Guardateli: sono belli, sono grassi, stanno aspettando soltanto che il popolo li tagli a fette per prendersi il maltolto e ridistribuirlo equamente. Datevi da fare.
Dragor