il Salento: terra di profumi, sapori, arte e mare stupendo, con piacevole intermezzo a Pescara. Prima parte

Da Simonetta
Dopo un anno di lavoro impegnativo finalmente le agognate ferie, decise, programmate, preparate, con la solita buona compagnia ( chi segue il mio blog avrà già capito che parlo del marito Gianni, di mia sorella Lia e del di lei marito detto anche zio Mario), si sono concretizzate l' 8 luglio giorno in cui  siamo partiti alla volta della Puglia.
Tutto ha avuto inizio nel periodo  delle feste natalizie quando, quasi per caso, ho proposto di andare al mare nel Salento: la risposta è stata unanime, nessuno ha avuto dubbi, i 15 giorni sacri, dedicati al mare, li avremmo trascorsi lì. E' ormai noto a tutti quelli che mi conoscono bene che  il  mio ruolo è quello di pianificare il viaggio partendo dalla località da visitare, per poi reperire  un alloggio in posizione strategica per potere effettuare  il maggior numero possibile di escursioni, in un raggio di azione che può essere anche di parecchi km.
Nel caso delle ferie estive al mare quindi si trattava di reperire una casa in una località strategica, adatta a quattro persone adulte (anche un po' esigenti ) dove potere trascorrere momenti piacevoli e non solo come base di appoggio. Una ricerca minuziosa, che mi hanno tenuta impegnata alcuni noiosi fine settimana invernali, mi hanno permesso di optare per una villetta veramente deliziosa che, alla fine di gennaio era già prenotata.Il viaggio dalla Toscana al Salento è veramente lungo e così abbiamo pensato di spezzarlo.
Ogni altra persona  avrebbe prenotato un albergo più o meno a metà viaggio, ma considerato che noi siamo un po' particolari ed il ramo della famiglia di mio cognato è sparso ai quattro lati del globo terrestre ( ma questa è un'altra storia), cosa c'era di meglio se non approffittare della presenza contemporanea di sua sorella ( che vive in Libano) e di una nipote ( che vive negli Stati Uniti)  in ferie da un altro nipote ( che vive a Pescara), per incontrarci tutti insieme e passare una piacevole giornata, teminata con una pantagruelica cena, dove la cucina libanese si è sposata con quella greca ( per il ramo greco  della famiglia è doveroso riguardate il resoconto del viaggio a Rodi dell'estate scorsa), con finale " molto italiano"?La cena è iniziata con aperitivo a base di Arak e stuzzichini di vario tipo tra cui delle pizzette col timo chiamate  mana'isc o manaich e dei bocconcino in sboglia di carne e pinoli chiamati lahm-ajin oppure lahm bi ajin
L'arak è un liquore, prodotto principalmente in Libano, che   si ottiene a partire da succo d'uva distillato come acquavite al quale si aggiungono grani d'anice, invecchiato in giare d'argilla. Il risultato è una bevanda all'anice simile all'ouzo, al raki o al pastis. L'arak puro è prodotto con una gradazione tra 50° e 70° gradi alcolici, ma viene bevuto allungato con acqua o con ghiaccio da 3 a 5 volte, con la cui aggiunte assume il classico aspetto "lattiginoso".





Il piatto forte, ma non unico, della serata è stato a base di  falàfel o  felàfel : sono queste  polpette di ceci con cipolla, prezzemolo e aglio tritati e   l'aggiunta di cumino, coriandolo macinato, pepe, fritti in abbondante olio e serviti col pane arabo, sul quale va steso uno strato di   Tahina o barbour ( salsa a base di sesamo) e insalata orientale di pomodori e cetrioli. Il tutto deve essere mangiato, rigorosomante con le mani, dopo che è stato arrotolato su se stesso. Tale piatto è presente in tutti i paesi del bacino mediorientale: in alcuni paesi, come il Libano, i falàfel sono  a base di ceci, mentre in Egitto sono sostituiti dalle fave.



Dopo un piatto che che valeva un'intera cena, si sono succedute svariate portate dell cucina greca, anch'esse a base di carne tra cui  le polpette greche, di forma oblunghe chiamate soutzoukia oppure soutsoukakia, profunate al cumino ed altre polpettine tonde,  le keftedhakia, queste ultime aromattizzate alla menta, il tutto accompagnate da hommmos metabbal oppure babaghanouch , a base di melanzane e dal più noto yogurt tzatziki.
Questa serata, trascorsa all'insegna della buona tavola, dove la conservazione era intercalata da una grande varietà di idiome che andavano dall'ormai onnipresente inglese all'arabo, passando per il francese e l'italiano ( quest'ultimo con qualche inflessione dialettale), mi ha fatto riflettere che, quelle che noi condideriamo differenze culturali, spesso insormondabile, alla fine, se riportate all'essenza delle cose, ci fa capire, attraverso soprattutto il cibo, che in tutto il bacino del Mediterraneo la cultura e le radici sono le stesse.


In una cena con una così grande varietà di piatti non poteva certo mancare il moussaka, uno dei piatti della tradizone greca conosciuto universalemente, a base di melanzane e besciamelle.

A conclusione  di una vera e propria abbuffata il dolce non poteva essere altro che un omaggio all'Italia, in particolare al nostro sud e  tanto  per mantenerci leggeri,  è stato offerto uno "spettacolare" Babà al rum farcito di crema.

Questa serata, trascorsa all'insegna della buona tavola, dove la conservazione era intercalata da una grande varietà di idiome che andavano dall'ormai onnipresente inglese all'arabo, passando per il francese e l'italiano ( quest'ultimo con qualche inflessione dialettale), mi ha fatto riflettere che, quelle che noi condideriamo differenze culturali, spesso insormondabile, alla fine, se riportate all'essenza delle cose, ci fa capire, attraverso soprattutto il cibo, che in tutto il bacino del Mediterraneo la cultura e le radici sono le stesse.

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