Ho letto da poco il tuo romanzo “Il lamento di Euridice” e mi è piaciuto moltissimo. Scrivere, insomma, ti riesce davvero bene! Quando hai iniziato a passare sulla carta le idee che frullano nella tua testa? E perché? C’è stato un motivo scatenante che ti ha spinta in questa direzione? Apprezzo molto il fatto che tu abbia letto il mio romanzo. Se devo essere sincera ho iniziato molto presto, fin da piccola, a scrivere. Inizialmente si trattava di storie brevi e anche fumetti, poi verso i 14/15 anni ho iniziato a cimentarmi nei primi romanzi. Il motivo scatenante credo sia stata la voglia costante di fuggire dalla realtà e di sognare qualcosa di diverso, qualcosa di meraviglioso che la realtà non ti offre.
Cosa ti piace di più della scrittura e cosa tenti di trasmettere ai lettori con le
Quanto è importante per te creare storie? E che rapporto hai con la scrittura? È una passione che porti avanti con serenità e diligenza oppure è un interesse incostante che si presenta quando hai bisogno di far uscire le tue emozioni e di renderle indelebili? Come definiresti la tua scrittura: pacifica o passionale? Per me creare storie è stato vitale in certi momenti della mia vita. È stata una passione sempre presente in me, ma che non si è presentata sempre. Sono stata diverso tempo ferma e poi ho ricominciato scrivendo a raffica. Sicuramente le emozioni giocano un ruolo fondamentale. Direi quindi che la mia scrittura è più che altro passionale.
Spesso, la scrittura può assumere la duplice forma di libertà assoluta e schiavitù perché ci permette di evadere dalla realtà e abbattere i confini dell’esistenza ma, nello stesso tempo, ci rende dipendenti da essa. A quale visione pensi si adatti meglio la tua esperienza di narratrice? Ad entrambe. Quando sono presa da una storia faccio veramente fatica a staccarmene finché non l’ho terminata, questo mi rende allo stesso tempo libera e schiava. Difatti in quei momenti il mondo potrebbe direttamente sparire.
L’elemento predominante nella storia di Erika e Malco è il riferimento marcato al mito meraviglioso di Orfeo ed Euridice e al loro amore impossibile e tragico. Come mai hai scelto di inserire proprio questi due sfortunati amanti nell’intreccio? E i tuoi personaggi quanto tentano di ridare vita a queste figure romantiche della mitologia greca? Come sei riuscita a sviluppare un sentimento così ossessivo come quello che unisce Erika e Malco? Il mito di Orfeo e Euridice credo sia meraviglioso e tragico. Ci può essere un amore più forte di quello di un uomo che non accetta la morte dell’amata e fa di tutto per riaverla? Ecco perché ho scelto loro, è stato un istinto. Malco e Erika, in realtà, non tentano di ricalcare i due personaggi mitologici, tranne per alcune caratteristiche di Malco. Il ragazzo, infatti, ha preso alcune peculiarità del musico greco perché ne era ossessionato fin dalla nascita ed è per questo che ad esempio suona la lira e tutti gli altri strumenti in modo divino. Erika invece è come caduta in un vortice, precipitata in un incubo che credeva impossibile. Il sentimento ossessivo tra i due è nato dalla mia volontà di rappresentare un amore diverso dal solito, in qualche modo “malato”. Da questo sono stata anche ispirata da uno dei miei romanzi preferiti, “Cime tempestose”. Non apprezzo molto gli amori dolci e mielosi, preferisco i sentimenti tormentati ed estremi.
Ti sei ispirata a qualcuno in particolare per caratterizzare i tuoi protagonisti? Per creare il personaggio di Malco hai fatto riferimento ad un tipo di tradizione romantica precisa o questo ragazzo immaginario ha preso vita in modo indipendente? E quanto di te c’è in Erika? Malco ha preso vita da solo. Pensavo ad un ragazzo un po’ fuori di testa e allo stesso tempo intrigante e lui si è mostrato così. Erika mi assomiglia per il suo carattere un po’ introverso e sgomento e anche per il gruppo di amici che si è scelta.
Tu hai scritto anche la trilogia fantasy “Cristina di Morval”, una saga ambientata in un mondo parallelo ricco di magia e popolato da creature fantastiche. Da cosa sei stata ispirata durante la stesura di questi romanzi? Perché hai scelto di ambientare la storia in una dimensione immaginaria? Ritieni sia più facile scrivere romanzi in cui i protagonisti si muovono nella nostra realtà o in cui viaggiano, invece, in un mondo nuovo e sconosciuto che ti permette di dare libero sfogo alla tua immaginazione? La mia cara Cristina. Per lei mi sono ispirata in primo luogo alla mia vita. Quando ho iniziato a scriverlo stavo per laurearmi, proprio come la protagonista, e avrei fatto volentieri le valigie per trasferirmi in un’altra dimensione. Da qui, unito al fatto che io adoro la teoria delle stringhe e dei mondi paralleli, è nata l’idea di ambientare “Cristina” in un’altra dimensione. Penso sì, che in un certo qual modo sia più facile usare questo espediente perché si possono inventare un sacco di cose e uscire da certe formalità.
Il mondo fantasy che hai descritto nei tre capitoli della serie “Cristina di Morval” rende omaggio ad una tradizione fantastica in particolare o hai cercato di discostarti dalle realtà parallele create fino ad ora? La dimensione parallela di Cristina è a sé stante. Viene descritta come un modo parallelo, una dimensione separata dalla nostra, in cui ci sono sia elementi di similitudine che di diversità con il nostro mondo. Difatti la conformazione territoriale è la stessa, ma la società è di stampo mediovalesco ed inoltre esiste la magia.
In quale delle tue protagoniste ti rispecchi di più? Ti senti più vicina ad Erika o a Cristina? Mi sento più vicina a Cristina, però in verità molte volte appartengo più alla cupezza di Erika.
Quale tra i tuoi romanzi ti è piaciuto maggiormente scrivere e a quale sei più legata? Scrivere “Il lamento di Euridice” è stato meraviglioso, ma anche scrivere Cristina I. Direi che questi sono i romanzi ai quali mi sento per adesso più legata. Difatti ne ho altri non ancora resi pubblici.
Qual è l’elemento che non deve mai mancare nelle tue storie? Per te conta di più l’intreccio romantico o quello fantasy? Sinceramente conta più l’intreccio romantico. È d’obbligo!
Finora hai scritto romanzi che rientrano nel fantasy, ma in futuro hai intenzione di rimanere all’interno di questo genere o vuoi cimentarti in narrazioni differenti? Qual è il tipo di romanzo che sogni di scrivere e qual è il genere che ti emoziona di più nella fase di creazione? Veramente non ho un romanzo che sogno di scrivere, più che altro sogno di scrivere il romanzo che mi porterà al successo. Ultimamente ho scritto un romanzo di genere narrativa generale/romance contemporaneo.
Se potessi salvare un unico personaggio creato dalla tua immaginazione, quale salveresti e perché? Salverei Cristina perché è una sorta di mio alter ego.
Quando scrivi hai delle piccole “manie” che ti permettono di concentrarti e a cui non puoi assolutamente rinunciare? C’è un tipo di musica che ascolti come sottofondo delle tue storie? No, non ho nessuna mania. A volte ascolto della musica, ad esempio per scrivere “Il lamento di Euridice” ho ascoltato di continuo le composizioni di Giovanni Allevi.
Hai all’attivo quattro pubblicazioni, una con la casa editrice Ute Libri e tre con la piattaforma di self publishing Amazon. Anche se sei giovane, quindi, hai già esperienza nel campo dell’editoria. In questo momento, come vedi le due strade? Quale metodo di pubblicazione offre più opportunità agli autori secondo te e quale ti ha dato maggiore soddisfazione? In poche parole: quando termini un romanzo e decidi di pubblicarlo, preferisci metterti alla ricerca di un editore o intraprendere direttamente un percorso di autopubblicazione? Sarò sincera: sono più soddisfatta dell’autopubblicazione. Le mie esperienze mi hanno, infatti, portato a determinare che, a meno che non pubblichi con una big, è molto meglio autopubblicarsi. Difatti così puoi decidere il prezzo e ti rendi conto subito delle vendite.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai romanzi in cantiere? “Il lamento di Euridice” presenta un finale enigmatico e misterioso, possiamo aspettarci un seguito? Puoi darci qualche anticipazione o qualche piccola informazione sulla trama in anteprima? Come ho già scritto, ho ultimato due storie molto differenti. Per quanto riguarda il seguito de “Il lamento” posso dirti che è già scritto e aspetta di essere pubblicato. Posso anticiparti che Erika proverà del senso di colpa per quello che è successo a Daniel e qualcuno (o qualcosa) tenterà di approfittarsene.
Cara Luana, io ti ringrazio per essere stata mia ospite e per aver risposto pazientemente a tutte le mie curiosità. Ti faccio i miei complimenti e ti auguro di realizzare tutti i sogni che custodisci nel cassetto. Grazie per averci fatto compagnia! Vuoi salutare i lettori e le lettrici indicando gli ingredienti principali che potranno trovare nei tuoi romanzi qualora decideranno di leggerli e cosa devono aspettarsi dai tuoi personaggi? Grazie a te! Mi ha fatto davvero piacere rispondere alle tue domande. I lettori troveranno certamente amore, fantasia e umorismo. E una dose di follia in alcuni personaggi :-)
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Come sempre, ringrazio tutti coloro che si sono fermati a leggere il post e spero che vi abbia fatto piacere scoprire qualche curiosità in più su questa giovane autrice italiana. Ringrazio ancora Luana Semprini per aver dedicato un po' del suo tempo alle mie domande e per la pazienza. Sapete che sono ritardataria, no? Ecco, ho fatto aspettare Luana un bel po' prima di inviarle le domande, quindi mi scuso ancora con lei e la ringrazio per la disponibilità. Un saluto affettuoso a tutti! :-)
Monia Iori
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