Il Salto

Creato il 26 marzo 2012 da Elgraeco @HellGraeco

Sembra che ogni spunto sia buono per discutere. Oggi due articoli, di Alex e di Gianluca, che a modo loro fanno un terzetto col mio dell’altro ieri.
Fanno riflettere, perché in questo periodo sono stanco, cerco nuove forme espressive che non siano la recensioncina utile quando una lettura che duri due minuti o l’esplosione nucleare polemica e… fatico a trovarne. Perché la risposta dei lettori, a parte una lieve flessione dovuta alla primavera, non c’è stata. Nessuno che abbia l’ardire di mandare una mail o commentare per dire ciò che pensa. Sui motivi di tale timidezza, ho rinunciato a riflettere.
Solo che, dopo tre anni, avere di nuovo la sensazione di scrivere a una platea vuota, pesa.
In quest’ultimo mese ho tentato di demolire alcuni atteggiamenti che percepisco come malcostume tipico della rete: uno di questi, la necessità di diffondere i link ai miei articoli sul blog tramite i social network noti, per far sì che vengano letti.
I risultati mi soddisfano. Ho violato la mia disposizione un paio di volte a causa del malfunzionamento dei feed RSS, ma ciò nonostante, devo dire che i lettori arrivano sempre. Di questo vi ringrazio. Vuol dire che il social network (che ribadisco, mi ha consentito di conoscere persone fantastiche) non è tutto, e che il blog esiste indipendentemente da esso.
Ma ecco, la questione dei blog, di come impostarne uno, e l’altra sulla memoria (corta) di internet arrivano proprio in questo momento di stanchezza, a porre dei dubbi.

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Negli ultimi mesi i social network sono diventati essenziali per il successo di un blog. E non parlo solo di diffusione ed esposizione del proprio materiale, ma dei motori di ricerca che tendono a privilegiare i link maggiormente condivisi sugli stessi. Si arriva al paradosso che non esiste più distinzione di rango, ad esempio, tra domini di terzo livello, come questo blog, ossia ospitati su altervista (o su wordpress, o su blogspot, etc…) e quelli di secondo, come sarebbe, che so, un bookandnegative.it. Questa è una cosa che dovrebbe favorirmi, se non avessi deciso di intraprendere la crociata di cui sopra. Quindi, per farla breve, non diffondendo i miei stessi link, mi sto penalizzando. Ma al tempo stesso, tutti i siti ospitati, hanno le stesse possibilità di esposizione di quelli su domini autonomi: viva la democrazia. E non sono sarcastico.
Sto combattendo una guerra di principi che mi porterà alla distruzione: grazie gugle.
Del resto, si sa, i principi non hanno mai nutrito nessuno, se non le menti, ingannandole.
Che fare, quindi?
Mediterò sulla decisione da prendere. Perché non mi va di sparire, questo no.
E soprattutto, non mi va di essere dimenticato perché internet ha la memoria corta.
Nei giorni scorsi, quelli in cui sono stato assente per vacanza, il blog ha avuto un drastico calo degli accessi, una roba così netta che non potevo credere ai miei occhi: le visite sono passate da una media di 800 al giorno ad appena 200, in appena 24 ore.

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A conferma, se ce ne fosse bisogno, della teoria di Gianluca Santini, che poi è anche quella di Alex e di molti altri: ciò che davvero importa al lettore medio di internet è la novità. Gli articoli letti vengono dimenticati alla velocità della luce, come anche i blog e, quel che è peggio, i blogger.
In pratica, se non dovessi aggiornare per un mese o giù di lì, tutto ciò che ho scritto in questi tre anni andrebbe perso come lacrime nella pioggia.
Anche perché, a metter su un blog di cinema e a sparare recensioni ogni santo giorno, credetemi, non ci vuole un cazzo. E non parliamo di accuratezza di contenuti, perché al lettore medio, arrivo a dire, non importa un accidente. Se gli importasse si esprimerebbe, al contrario.
Inutile dire che trovo tale prospettiva irritante. Sapere che, ci sia o meno, che scriva o meno, non fa alcuna differenza, è agghiacciante.
Certo, ci sono sempre quei 200 affezionati. E come posso non ringraziarli, a questo punto?

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Discorso diverso, invece, quando si tratta di eBook. Io non credo, al contrario di Alex o Gianluca, che il lettore dimentichi tanto presto le storie che legge. Non come succede agli articoli. E che, invece, resti legato a intrecci e personaggi, alle sensazioni, alla bellezza di questo o quel racconto.
Impossibile dimenticare una storia che ci ha appassionato.
Certo, si legge sempre meno e per paradosso, con l’avvento del digitale, l’offerta di titoli s’è decuplicata. Questo può costituire un deterrente, ma il fascino della narrazione, se ben fatta, ritengo sia intatto.
C’è più fretta, più selezione, il lettore è più scazzato e manca d’affezione. I social network creano il contatto costante e chiunque può andare a dire la sua all’autore, riempiendolo d’insulti. Ma anche no, si creano belle conoscenze, amicizie, legami.
In sostanza, internet, e il suo popolo, sono afflitti da malcostume.
Per questo, la domanda che mi pongo è: perché favorire tale malcostume assecondandolo?

Non vi leggono se non diffondete i link sui social network? Non diffondeteli. Se davvero sono interessati a ciò che scrivete, vi troveranno comunque.

I vostri eBook durano lo spazio di una soffiata di naso, e dopo ne pretendono subito un altro? Scrivetene di meno. Non perderete certo lettori per questo motivo.

Il vostro blog è in calo perché avete deciso di scrivere di ciò che vi piace e non di ciò che piace ai lettori? Fregatevene, anche perché, così facendo, non diverrete schiavi delle statistiche, e i vostri lettori saranno e resteranno quelli che davvero ci tengono al vostro lavoro. Uno non dovrebbe desiderare altro.

Il lettore medio non si ricorda ciò che avete scritto il giorno prima? E chi li vuole, lettori così?

Combattete, perdio. Fate il salto. Non resta altro scopo, sennò, in quest’inferno di passione gratuita che sono i blog.


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