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La tradizione germanica ci ha consegnato un’idea molto suggestiva e inquietante della pianta del sambuco.In germania si chiama Holunder (simile nella fonia all’inglese “elder”) poichè sacro ad una fata del folklore tedesco, Holda o Hulda, raffiguarnte una giovane donna con la chioma dorata che abitava proprio nei sambuchi vicini a rivi, corsi d’acqua, pozze, fonti. Ma anche altri esseri fatati, come coboldi, vivevano nel midollo del sambuco.
Sembra che questo personaggio mitologico sia riconducibile alla Fraü Holle dei fratelli Grimm, e più indietro ancora, ad un non chiaramente identificato personaggio femminile della fertilità, della morte e della rinascita. Difatti Fraü Holle/Hulda/Holda è di volta in volta rappresentata come una donna molto brutta (come la Befana, simbolo dell’anno vecchio, morente), o come una giovane donna di aspetto quasi mariano, simbolo di fertilità e di godimento dei frutti del lavoro nei campi.
Quando accade questa dicotomia nelle raffigurazioni di un personaggio, si può a ben diritto pensare che l’origine sia molto antica, di sicuro pre-ellenica e di provenienza non “italica”, quasi certamente medio-orientale. Ogni folklore ha poi rivestito questo personaggio con le sembianze che gli erano più congeniali. Il fatto poi che il culto si sia sviluppato in Germania ha fatto sì che alla figura venisse associato l’enorme compagine di fate e folletti della tradizione medievale mitteleuropea.
Frau Holle in un’illustrazione di Rien Poortvliet
Riguardo ad una ricostruzione sulla mitologia di Hulda, ho trovato un bel sito, AFW blog, su cui ci sono informazioni molto interessanti che vi consiglio di leggere.
Il sambuco era sacro e non si osava sradicarlo, se si voleva raccogliere del legno si doveva chiedere in prestito e poi riportarlo, o eseguire un piccolo rito di preghiere. Questo è un punto che ritorna per numerose piante magiche.
Mi sembra importante segnalare che le virtù del sambuco venivano contate fino a sette: germogli per le nevralgie, foglie per la cute, fiori per una tisana, bacche per i polmoni, corteccia per l’intestino e gli occhi, radice per la diuresi, midollo antinfiammatorio.
Sette è un numero magico, lunare, poichè in quattro cicli di sette giorni si divide il mese lunare. Pianta lunare, pianta femminile, dunque. Forse per questo Brian Froud interpreta lo spirito del sambuco come una vecchia strega dallo sguardo malevolo.
medorra artwork
Giuseppe Pitrè diceva che bacchette di sambuco hanno il potere di uccidere i serpenti. Il sambuco era molto usato nelle cerimonie e i riti di festeggiamento di Santa Rosalia.
Da un sito specializzato su Harry Potter cito:
Sambuco:
Legno molto raro che dà bacchette potentissime, difficili da dominare e che difficilmente si legano ad un padrone se questi non è superiore a loro in quanto a magia.
Molti fabbricanti non lavorano questo legno perché è difficile venderlo poiché richiede un possessore davvero unico e speciale; quando la rara accoppiata riesce bene si è in presenza di un proprietario dal destino speciale.
Spesso chi possiede questa bacchetta è molto affine a chi ne possiede una di Sorbo.
La storia dei tre fratelli:
Uno screen grab del video, in cui la Morte dona la bacchetta di sambuco al primo fratello:
Nel calendario arboreo celtico il sambuco rappresenta il tredicesimo mese lunare, che si conclude nei giorni del solstizio d’inverno (il nostro Natale), probabilmente perchè il sambuco conserva i frutti fino all’inverno. Il numero 13 è sempre stato ambiguo, poichè simboleggia la morte ma anche la resurrezione, un rito di passaggio, di rigenerazione. Nella tradizione cristiana infatti il sambuco presiedeva ai riti di morte. Sul capo del morto veniva posta una corona di fiori, foglie, frutti, anche solo di rami di sambuco, a seconda della stagione.
In Inghilterra ha valenza negativa: bruciare sambuco significa portarsi il diavolo in casa (ecco l’avversione anglosassone per il numero 13…). Si sconsigliava di fare culle di legno di sambuco poichè gli gnomi che vi albergavano avrebbero dato fastidio al neonato.
In alcuni racconti il sambuco non è un albero in cui vive una fata, ma una fata stessa trasformata in albero.
Tornando alla germania, il flauto magico era un bastoncino di sambuco privato del midollo, che doveva essere tagliato in un luogo dove non si udisse mai il canto del gallo, poichè il suono sarebbe diventato roco.
Nell’opera di Mozart, il flauto dato a Tamino per sconfiggere la malasorte, è d’oro, non di sambuco. Ma la celeberrima aria che tutti ricordiamo si intitola Der Holle Rache, cioè “la vendetta di Holle”. Che Holle sia proprio la Regina della Notte?
In conclusione un video di Patricia Petibon, secondo me la migliore interprete della Regina della Notte.
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