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"Il sangue delle donne uccise nella rivolta è ancora fresco e già ci stanno tradendo"

Da Vi
Nella frase di Nawal El Sadaawi (tratta da un articolo pubblicato da The New Yorker)è tragicamente riassunto quanto sta avvenendo in Egitto. Le donne, dall'inizio in prima fila nella rivoluzione, vedono disattese in maniera brutale quelle che erano state le loro rivendicazioni, ovvero uguaglianza dei sessi, ruolo non subordinato della donna nella vita politica e civile, una legislazione e una costituzione che garantiscano libertà e diritti per tutte/i le/i cittadini, senza differenza di sesso, origini, credo religioso. Durante la manifestazione in piazza Tahrir dell'altro ieri, otto marzo, organizzata, come vi avevamo segnalato, da attiviste e attivisti per denunciare il rischio che il nuovo assetto politico-militare si traducesse in un rafforzamento del dominio patriarcale, vi è stata una contro-manifestazione di un nutrito drappello di uomini. Questi hanno attaccato le/i manifestanti, strappato manifesti e striscioni, malmenato e molestato alcune donne e urlato slogan quali "La rivoluzione non sarà laica!", Non ci sarà mai in Egitto un presidente donna!" e "Rientrate a casa a far da mangiare!", oltre al classico "Qualunque cosa accada continueremo a scoparvi". Forse non si poteva immaginare una tale violenza, fisica e verbale, ma segnali preoccupanti erano stati colti da tempo, come è emerso anche nei collegamenti in diretta con alcune attiviste egiziane dal Cairo come anche da alcuni interventi in sala durante la giornata No Hagra! No tirannia!. In particolare Francesca Biancani ha sottolineato come dagli emendamenti proposti dalla nuova coalizione costituitasi in Egitto dopo la rivoluzione (e rinviamo al sito - in inglese/arabo dell'Egyptian Center of Women's Rights), emerge una forte esclusione sia delle donne come dei/delle "non-egiziani" e dei/delle non eteresessuali. Il nuovo presidente infatti, dovrà essere " nato da due genitori egiziani e non potrà sposare che una donna egiziana".

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