Lo studio dell’ Harvard Stem Cell Institute (focalizzato sui cambiamenti muscolari), è stato pubblicato online il 2 maggio 2014 sulla rivista Science , gli altri due studi della Stanford University e della University of California a San Francisco (focalizzati sul cervello) sono stati pubblicati nella medesima giornata su Nature Medicine.I miglioramenti nei muscoli e nel cervello dei topi più anziani, si sono presentati solo dopo quattro settimane dal trattattamento e si è ottenuto un significativo aumento di cellule staminali in queste aree con conseguente riparazione di tessuto neuronale e muscolare. Si è inoltre scoperto che l'iniezione nei topi più giovani di sangue più anziano, li porta ad avere un invecchiamento precoce.
Lo studio riportato su Science mostra che dopo 4-5 settimane di parabiosis eterocronica , le cellule staminali del muscolo delle cavie più anziani avevano meno danni al DNA rispetto alle cavie di controllo, inoltre le loro cellule staminali neuronali mostravano migliore attività e una maggiore quantità di flusso sanguigno nel cervello.
Il processo è, a quanto sembra, legato a una proteina speciale che si trova in abbondanza nel sangue nel sangue, chiamata GDF11 (fattore di crescita e di differenziazione 11) che è presente ad alti livelli nel sangue dei topi giovani , ma che diminuisce con l'età .
Nel 2013 uno studio aveva già dimostrato che le iniezioni di GDF11 permettono di ringiovanire il muscolo cardiaco delle cavie più anziane e nel 2009 , un farmaco chiamato Rapamicina unito a una dieta ipocalorica, aveva dimostrato di prolungare la durata della vita dei topi di circa il 10 per cento, proprio interferendo sulla diminuzione del GDF11.
Lo studio riportato su Nature Medicine non distingue una proteina specifica, ma è stato ottenuto da iniezioni di sangue giovane intero. Gli scienziati si sono concentrati sull' ippocampo , una regione del cervello importante per la memoria e per la navigazione spaziale, in cui i neuroni si generano da cellule staminali neuronali .
Dalle prime analisi sul sangue umano si sa che i livelli di GDF11 presenti sono coerenti con ciò che si è visto nei topi - maggiore concentrazione negli individui giovani e minore in quelli anziani.
Tony Wyss Coray, autore dello studio e neuroscienziato di Stanford, dice che: "Al momento non si può guarire i pazienti che hanno, ad esempio, l'Alzheimer, però in futuro non è detto. I topi giovani usati nell'esperimento erano paragonabili a ragazzi sui vent'anni, il che vuol dire che con un ulteriore spinta nella ricerca si potrebbe arrivare anche alla cura di diverse malattie utilizzando questa tecnica".
La Alkahest, start up farmaceutica legata a Tony Wyss Coray, dopo i risultati ottenuti sulle cavie, ha intenzione di intraprendere il prima possibile studi sugli esseri umani, in particolare su pazienti affetti dal morbo di Alzheimer, le cui capacità cognitive saranno valutate prima e dopo il trattamento.
Sebbene i primi risultati sono davvero promettenti, vi sono parecchie domande che la comunità si sta ponendo:
- la tecnica può essere applicata agli esseri umani ?,- qual è il dosaggio corretto?,
- l'apporto di sangue giovane deve essere costante ?,
- ci sono conseguenze a lungo termine ?.
Probabilmente, gli scenziati avranno bisogno di ulteriori ricerche prima di tentare esperimenti umani, in quanto il processo di invecchiamento è un settore in cui la conoscenza scientifica è ancora agli arbori e perchè il funzionamento delle cellule staminali, sia nei topi che nelle persone, non è ancora esattamente chiaro.