Il Santo laico sul portale destro del Duomo di Fidenza

Creato il 08 marzo 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

A tutti insegna la dottrina cristiana nelle case, nei laboratori, in strada.
Non in chiesa, però: è un semplice laico, e pure analfabeta.
In chiesa prega e basta.

Può essere una chiave utile per la comprensione ideologica del  nostro Duomo questo Santo laico che sovrasta una delle due porte laterali ed è collocato in posizione superiore rispetto al rilievo dell'Arciprete di Borgo san Donnino che è posto al centro del timpano dello stesso portale? 
Senz'altro è un segno forte al quale la nostra tradizionale vitalità nel campo del volontariato potrebbe trovare un riferimento ancor oggi.  Lui, il santo laico, è Raimondo Zanfogni detto Palmerio od anche, come scolpito, "Raimundinus vilis", leggendo quel vilis nel senso di umile. Piacentino, artigiano, grande viaggiatore sulle vie dei pellegrini Raimondo formò una famiglia, ebbe moglie e figli, fondò case per i nullatenenti ed ospedali, intervenne con intento pacificatore nelle lotte tra la sua città, Piacenza, e Cremona.
In calce la sua biografia e la scheda artistico-storica del  Museo del Duomo


Biografia di S. Raimondo Zanfogni detto Palmerio
Nacque a Piacenza nel 1140. A 15 anni partì con la madre per un pellegrinaggio in Terra Santa, dal quale rientrò a Piacenza solo, essendo la madre morta sulla via del ritorno; a questo tempo risale il soprannome di Palmerio, poiché Raimondo giunse nella sua città con una palma in mano. Riprese il suo mestiere di ciabattino, ma la sua profonda tensione religiosa, per quanto fosse analfabeta, lo rese esperto delle cose di Dio al punto che fu ben presto conosciuto e apprezzato dai suoi concittadini, presso i quali esercitava un apostolato diretto, semplice ed efficace: nei giorni di festa si recava nelle fabbriche e impartiva agli artigiani gli insegnamenti morali e religiosi adatti alla loro condizione.
Dopo la morte della moglie e dei cinque figli, affidando il bambino che gli era rimasto ai suoceri, riprese la via del pellegrinaggio, prima a S. Giacomo di Compostella, poi a Pavia e a Roma, da dove pensava di ripartire per la Terra Santa. Ma qui ebbe come una seconda conversione, e si trovò spinto dal Signore stesso a rinunciare al suo progetto e a tornare a Piacenza per dedicarsi alle opere di misericordia. Iniziò così nel 1178 la seconda parte della sua esistenza, interamente consacrata al servizio dei poveri. Organizzò l’assistenza ai poveri, mettendo in piedi prima un’attività di pronto soccorso per passare poi ad opere stabili, come case per i nullatenenti e un ospizio per i malati.
Per sostenere le sue iniziative che richiedevano continui ampliamenti, cominciò a insistere, a pregare, a chiedere a chi poteva dare, predicando contro l’avidità dei ricchi per le strade di Piacenza. Divenne ben presto il portavoce dei poveri nella città e il loro protettore ufficiale di fronte ai giudici iniqui e ai potenti. Le autorità comunali finirono per piegarsi davanti al suo prestigio e incominciarono a consultarlo in tutti gli affari concernenti i poveri.
Raimondo, non lontano dal primitivo ospizio dove accoglieva anche bambini abbandonati, fondò una sorta di “beghinaggio” per le donne senza risorse e per le prostitute pentite. Sul piano politico si oppose con la sua predicazione ai conflitti tra i partiti e rimproverò il vescovo di non condannarli. Per fermare le ostilità intervenne anche nella guerra tra Piacenza e Cremona, ma i cremonesi lo fecero prigioniero e lo gettarono in carcere, dal quale poi lo liberarono con scuse, sentendosi dire da tutti: “Avete imprigionato un santo!”.
Raimondo morì in pace il 27 luglio 1200, tra i poveri del suo ospizio. La città di Piacenza gli tributò esequie solenni e il culto nacque spontaneo intorno alla sua tomba, alimentato anche dai molti miracoli che nel corso del tempo gli sono stati attribuiti. Già nel 1212 l’ospizio da lui fondato prese il nome di Ospedale di san Raimondo. E’ dalla voce del popolo dunque che Raimondo fu proclamato santo. La Chiesa ha approvato l’Ufficio liturgico per la sua festa nel 1602.




Scheda artistica (Museo del Duomo di Fidenza)

La scultura, che costituisce l'acroterio del timpano del portale sud della facciata della Cattedrale, raffigura un personaggio a mezzo busto, visto frontalmente, vestito d'un saio con il cappuccio calato sul capo, che tiene nella mano destra un bastone (forse un bordone da pellegrino, tronco nella parte superiore) e trattiene con la sinistra un altro bastone a L che, posato alla spalla, penetra nei fori dei due manici d'un contenitore di legno a pianta ovale che gli si posa alla schiena al modo d'una gerla.

Il modello del contenitore (una sorta di mastello) era presumibilmente a doghe verticali, trattenute da cerchi di legno; due delle doghe, diametralmente opposte, superavano il bordo ed avevano due fori utilizzati come maniglie; il fondo era fisso, mentre il coperchio aveva un segmento ad arco di cerchio fissato al bordo, al quale era fissata con cerniere metalliche la parte restante apribile. Il bastone a L che infilato nei fori dei due manici era utilizzato per il trasporto, fissava anche la parte mobile del coperchio.
Nella parte frontale della base dell'acroterio è incisa a lettere capitali l'iscrizione: 
RAINVNDINVS VILIS (Raimundinus Vilis = Il povero Raimondino). .................


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