Secondo gli esperti “le lingue sono minacciate in particolare da forze esterne quali il dominio militare, economico, religioso, culturale e da forze interne quali l’atteggiamento negativo di una popolazione nei confronti della propria lingua”. Non solo. Oggi le migrazioni in crescita e la rapida urbanizzazione ‘viaggiano’ con la perdita dei tradizionali modi di vivere e con una forte pressione a favore dell’utilizzo di una lingua dominante, che è necessaria (magari per ragioni economiche) o percepita come tale”. Ecco perchè secondo l’Unesco “è fondamentale che tutte le comunità linguistiche si attivino per preservare e diffondere il proprio retroterra linguistico. Non si tratta, infatti, di un processo nè inevitabile nè irreversibile: politiche linguistiche ben pianificate e via via implementate possono dare man forte a quanto già stanno facendo le comunità per mantenere e rivitalizzare le proprie lingue madri trasmettendole alle giovani generazioni.
L’obiettivo specifico del programma Unesco a tutela delle lingue in pericolo è quello di sostenere le comunità, gli esperti, i governi attraverso la produzione e la diffusione di materiale didattico di promozione e valutazione sulle tendenze linguistiche in atto.Guardando solo alle lingue parlate in Italia quelle attualmente a rischio sono oltre 30: sardo campidanés, cimbriano, corso, emiliano, faetar, francoprovenzal, friulano, galo-siciliano, sardo galurés, gardiol, griko calabrés, griko salentino, ladino, ligur, sardo, logudorés, lombardo, mócheno, croata molise, piamontés, resiano, romaní, sasarés, siciliano, napolitano-calabrés, töitschu, veneciano, yiddish, alemánico, alguerés, provenzal alpino, arberés, bavaro. Guardando a ritroso è impossibile fare il conto delle lingue già scomparse nella storia dell’umanità. Alcuni linguisti hanno calcolato in 75 il numero delle lingue estinte in Europa e in Asia Minore. Negli Stati Uniti, invece, sono 115 lingue sono scomparse negli ultimi cinque secoli su 280 utilizzate all’epoca di Cristoforo Colombo.(Adnk)