Il nodo attorno a cui ruota questa storia è quello dell’esistenza della fusione fredda, reazione nucleare a bassa energia che, presentata nel 1989 da Martin Fleischmann e Stanley Pons, venne fatta a pezzi dalla comunità scientifica che sosteneva l’implausibilità del procedimento. Vai a osservare però le verifiche svolte sul lavoro dei due ricercatori dell’università di Salt Lake City e ti accorgi che il metodo scientifico non era stato proprio rispettato. Tanto che quando, anni dopo, in Italia si tenterà ancora un procedimento di fusione fredda, ecco la sorpresa: funziona.
Il romanzo, all’interno del quale sono contenute lunghe descrizioni fisiche e chimiche dei procedimenti innescati, parte e prosegue come una spy story, quale poi in realtà è. I suoi elementi comprendono scienziati avvelenati da microesposizioni radioattive che provocano altrettanto microscopici tumori, telefonate nel cuore della notte, personaggi strani che iniziano a girare intorno ai protagonisti con l’implicito scopo di intimorirli. Ma soprattutto questo libro è il racconto di una guerra sottaciuta. Anzi, di una guerra sporca, occultata all’interno di operazioni per l’”esportazione della democrazia”.
Allora come spiegare tutto questo? Lo si può fare con un’industria bellica che ha messo a punto proiettili caricati di uranio per i quali non è necessario il potere detonante della precedente generazione di bombe. Un’industria che ha fatto virtù della necessità di non spazzare via una città o un’intera area geografica, ma la avvelena a sufficienza perché non sia più possibile viverci. Insomma, distruggere ben oltre un auspicato cessate il fuoco e ben oltre la generazione in guerra. Così facendo, gli effetti sarebbero visibili solo nel lungo periodo, senza pressioni mediatiche e politiche che un conflitto più esplicito potrebbe provocare.
Il segreto delle tre pallottole di Maurizio Torrealta ed Emilio Del Giudice
Collana Verdenero Inchieste – Edizioni Legambiente, 2010
231 pagine – Isbn 9788896238431 – € 15,00
(Questo articolo è stato pubblicato sul numero di agosto 2010 del mensile La voce delle voci)