Il senso del Destino presso il mondo classico e la moderna coscienza storica

Creato il 15 ottobre 2014 da Thoth @thoth14

“(…)Ti chiedo, ritieni possibile che cinquant’anni fa i persiani o i macedoni, quando anche un dio avesse loro predetto il futuro, avrebbero mai creduto che nel tempo in cui viviamo perfino il nome dei persiani sarebbe stato del tutto cancellato – dei persiani, che erano signori di quasi tutto il mondo – e che i macedoni, il cui nome era prima quasi sconosciuto, sarebbero ora divenuti i padroni di tutto? Ma questo destino, che non scende mai a patti con la vita, che sempre annulla i nostri calcoli con nuovi colpi, che è solito dimostrare la sua potenza distruggendo le nostre speranze, anche ora questo destino, pur dando ai macedoni tutta la ricchezza della Persia, non di meno ha fatto manifesto a tutti gli uomini di aver dato loro queste benedizioni solo fin quando si deciderà a distribuire diversamente.”

Demetrio, SUL DESTINO

Questo brano tratto dall’opera SUL DESTINO dell’autore greco-antico Demetrio fu ripreso da Polibio, famoso storico romano del periodo della repubblica, per mettere in rilievo la profeticità delle parole e rimarcare il senso del Destino presso il mondo classico.

Infatti, nello stesso senso Polibio, emigrato greco e amico di Scipione Emiliano, il distruttore di Cartagine, riporta il pianto e le parole di quest’ultimo dopo la distruzione di Cartagine: lo stesso destino, che la potenza di Roma aveva in quel momento preparato alla potente città di Cartagine, il nemico per eccellenza, un giorno, forse lontano forse vicino, avrebbe colpito anche Roma, come già un giorno aveva colpito Troia e molte altre potenti e fiorenti città del passato.

Polibio riflette molto sul comportamento del conquistatore e dice che, in fondo, è difficile trovare un’espressione, un comportamento, un modo di reagire e di pensare che sia più profondo e politico insieme, e cioè che nell’istante del più grande trionfo pensare al possibile rovescio del Destino è degno solo di un uomo davvero speciale la cui sensibilità e cultura non hanno impedito, malgrado la guerra, di continuare ad essere umano vedendo appunto, nel nemico distrutto, la stessa umanità e dignità del vincitore.

Allora, a questo punto, chiediamoci pure: come si potrebbe e chi potrebbe non riconoscere la superiorità lampante di questa saggezza e grandezza sovrastoriche di fronte alle illusioni deleterie della moderna coscienza storica? Si può difficilmente immaginare un moderno uomo di Stato, conquistatore e distruttore, che dopo la vittoriosa conclusione della Seconda Guerra Mondiale, come Scipione Emiliano dopo la distruzione di Cartagine, abbia detto: lo stesso Destino che ora abbiamo procurato a Berlino e alla Germania colpirà, un giorno, Mosca, Londra, Parigi e Washington!

No di sicuro, perchè la moderna coscienza storica non sa pensare più, ormai da tempo, i legami del futuro con il passato in quanto non vuole ammettere più che tutte le cose terrene sorgono e tramontano, ciò che per il mondo classico era del tutto normale anche per gli imperatori, i re e quanti detenevano una qualsiasi forma di potere.

Oggi poi è del tutto impensabile per ogni potenza o leader di turno ebbro di vittoria e sporco di sangue.

Il Destino dei popoli, delle potenze, delle civiltà è sempre quello ma è mutato il modo di pensare, la percezione delle cose, l’umanitas dell’uomo, la sua sensibilità e manca lo stimolo della cultura nelle grandi decisioni e nei grandi momenti storici. Si è, perciò, immersi nella barbarie o si va verso la barbarie? Per quel che riguarda il progresso tecnico no, per quel che riguarda l’uomo, nudo e crudo, forse sì.

Francesca  Rita  Rombolà

P. S. – Un affettuoso augurio a te che compi gli anni e ami il mondo classico e la sua cultura.


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