Il senso del dolore (ovvero: le stagioni di Ricciardi)

Creato il 24 febbraio 2012 da Povna @povna

Sicuramente questo giallo italiano con protagonista il commissario Ricciardi esce dal coro delle operazioni editoriali facili per rientrare nel solco di una scrittura più corposa, un progetto più ampio, qualcosa da dire che, dal poliziesco, prende in prestito la forma per poi parlare (anche) di altro, e altro ancora. Vengono in mente i grandi giallisti italiani delle origini (Scerbanenco, De Angelis, ma forse, in parte, persino certe note dolenti e metafisiche di Gadda e Malaparte); oppure, in anni recenti la produzione di Piazzese (limitata e cristallina) o le prime sperimentazioni di un Camilleri che poi si è perso (e da parecchio) nel labirinto degli zecchini d’oro.
Una buona scrittura, dunque, un intreccio moderatamente accattivante (anche se da un lato di una facilità sorprendente, dall’altro – nel voler seguire lo specchio del melodramma operistico, costi quel che costi – di una certa, eccessiva, macchinosità). Il romanzo, se mai, difetta un po’ nella costruzione delle persone del dramma, la maggior parte delle quali (appunto e di nuovo: come all’opera) sono dichiaratamente comparse, e proprio per questo risultano più di ingombro che di soluzione. Anche perché – ed è questo il vero limite di una narrazione ancora definitivamente acerba – la scrittura dimostra una notevole difficoltà nella gestione del punto di vista, troppo e inutilmente mobile, senza armonia né giustificazione di trama. Incerto tra l’onniscienza – che sembra negata per motivi ‘politici’, prima ancora che narratologici (un poliziesco non può essere onnisciente, per definizione): non è possibile entrare nella testa di nessuno dei personaggi di regime – e una focalizzazione privilegiata sull’ultra-vista del commissario Ricciardi, il flusso si muove tra i personaggi come a casaccio: tu sì, tu no, tu forse (ma tralasciando, in questi arbitrari giri di giostra, personaggi non del tutto secondari). E’ questa definitiva imperizia – purtroppo non lieve in un genere come il poliziesco – a determinare alla fine un giudizio incuriosito, ma ancora perplesso. Promosso, ma con juicio. Anche se sicuramente da riprovare.

ps. Ovviamente, e come sempre, siamo di nuovo, e con soddisfazione somma, al Venerdì del libro di Homemademamma.